lunedì 16 marzo 2009

L’Anno Sacerdotale, opportunità per valorizzare la missione del sacerdote nella Chiesa e nella società. La riflessione di don Alberto Pacini (R.V.)


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L’Anno Sacerdotale, opportunità per valorizzare la missione del sacerdote nella Chiesa e nella società. La riflessione di don Alberto Pacini

“Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”: questo il tema dello speciale Anno Sacerdotale, annunciato stamani dal Papa, in occasione del 150.mo anniversario della morte del Santo Curato d’Ars, Giovanni Maria Vianney. Sullo svolgimento di questo Anno giubilare, di cui riferisce un comunicato della Santa Sede, il servizio di Alessandro Gisotti:

Benedetto XVI aprirà l’Anno Sacerdotale presiedendo la celebrazione dei Vespri, il 19 giugno prossimo, solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù e Giornata di santificazione sacerdotale. La celebrazione avverrà alla presenza della reliquia del Curato d’Ars portata dal vescovo di Belley-Ars. Il Papa chiuderà l’Anno speciale il 19 giugno del 2010, prendendo parte a un “Incontro Mondiale Sacerdotale” in Piazza San Pietro.

Durante questo Anno giubilare, Benedetto XVI proclamerà San Giovanni Maria Vianney “Patrono di tutti i sacerdoti del mondo”. Sarà inoltre pubblicato il “Direttorio per i Confessori e Direttori Spirituali” insieme ad una raccolta di testi del Pontefice sui temi essenziali della vita e della missione sacerdotale nell’epoca attuale.

La Congregazione per il Clero, d’intesa con gli Ordinari diocesani e i Superiori degli Istituti religiosi, informa la nota, “si preoccuperà di promuovere e coordinare le varie iniziative spirituali e pastorali che saranno poste in essere per far percepire sempre più l’importanza del ruolo e della missione del sacerdote nella Chiesa e nella società contemporanea, come pure la necessità di potenziare la formazione permanente dei sacerdoti legandola a quella dei seminaristi”. Sui frutti che questo Anno giubilare potrà offrire alla Chiesa, abbiamo raccolto la riflessione di don Alberto Pacini, rettore della Chiesa romana di Sant'Anastasia al Palatino: R. – E’ una grande occasione per rimettere nello sguardo dei fedeli, dei credenti, dei cristiani, ma anche dei non cristiani, che cos’è realmente la figura del sacerdote. Il sacerdote è uomo di Dio, uomo che sta nel mezzo, fra Dio e gli uomini; è il mediatore della grazia salvifica di Dio. E' uomo dell’Eucaristia, perché certamente il sacerdozio, come è stato con molta chiarezza ribadito anche dagli ultimi documenti magisteriali, esiste in ordine all’Eucaristia, per perpetuare la presenza di Cristo. Il sacerdote è anche uomo della misericordia, quindi accoglie con amore i credenti e li porta a consegnarsi nelle braccia di Dio. Poi, anche in un tempo come questo, che è un tempo di secolarismo, è un’occasione per riscoprire e rifocalizzare l’attenzione anche di noi sacerdoti su quella che è la nostra chiamata e la nostra missione, perché potrebbe esserci anche un certo sbandamento e una certa perdita della identità, che invece è bene che noi recuperiamo in pieno.

D. – "Non esperti di economia e politica, ma specialisti nel promuovere l’incontro dell’uomo con Dio", così ha detto Benedetto XVI dovrebbero essere i sacerdoti di oggi…

R. – Purtroppo, forse, un po’ sulla scia di quelli che sono stati gli effetti collaterali della riforma del Concilio e poi anche della crisi sessantottina e degli anni ’70, ci si è spinti molto sul sociale. Oggi, dobbiamo invece ritornare più allo spirito.

E vorrei echeggiare quelle parole che il Papa Giovanni Paolo II scriveva nella "Novo Millennium Ineunte": nonostante il diffuso secolarismo, siamo di fronte ad una richiesta da parte del mondo di un ritorno alla spiritualità. Noi, che siamo gli uomini dello spirito, dobbiamo offrire queste opportunità alla gente, perché la gente si orienti davvero alla dimensione dello spirito. Non dobbiamo noi sacerdoti trovarci un passo indietro, ma dovremmo essere profeticamente avanti in questa dimensione.

D. – Benedetto XVI ha invitato i sacerdoti più volte ad essere accessibili nelle parrocchie e nei confessionali. Può raccontarci la sua esperienza di vita quotidiana di sacerdote?

R. – Sono felicissimo di dirlo: faccio il sacerdote! Faccio il sacerdote perché annuncio il Vangelo, faccio il sacerdote perché celebro i Sacramenti e aiuto la gente a tornare alla preghiera. Certamente la gente richiede molto la dimensione dell’ascolto e anche quando si trova cuore a cuore con Dio, di fronte all’Eucaristia, nell’Adorazione, si riavvicina alla pratica sacramentale e chiede la Confessione. E certamente, il sacerdote, che si rende disponibile a questo, fa una grande opera, perché accoglie i peccatori che sono riportati da Dio stesso alla vita sacramentale e riorienta una vita di fede, riorienta alle priorità dello spirito.

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