mercoledì 9 dicembre 2009

Le parole del Papa, gli attacchi a Tettamanzi (Tornielli)

Clicca qui per leggere il commento di Andrea Tornielli.

3 commenti:

sam ha detto...

Non condivido la lettura data da Tornielli dell'intervento di Tettamanzi. E' vero che il Cardinale cita il Papa, il Crocifisso e Cristo, ma non basta qualche citazione qua e là a cambiare l'impostazione generale molto più politica che spirituale. Condivido invece assolutamente l'analisi di Amicone e riporto qui di seguito la mia personale lettura della relazione di Tettamanzi. Poi capisco che ciascuno chiaramente ha sensibilità diverse.

sam ha detto...

E' vero che del discorso di Tettamanzi viene citato più volte il Papa, ma, perdonatemi, mi sembra un uso selettivo delle frasi di Benedetto XVI, a dare maggiore autorevolezza ad alcune tesi anche condivisibili della trattazione, ma eludendo completamente il succo delle encicliche pontificie.
Il Papa, infatti, ha fatto due encicliche non sul principio di solidarietà, su cui tutto il mondo è teoricamente d’accordo, ma sulla CARITA' e la Carità=Amore=Dio è un valore tipicamente cristiano fondato nella Verità che è Cristo.
Il messaggio centrale di Benedetto XVI è che la Carità ha un solo fondamento che è Dio. L'uomo che si scopre amato da Dio è chiamato e spinto a comunicare l'Amore di Dio al prossimo, anche con le opere di misericordia materiali e spirituali. Dalla Carità discende dunque anche la solidarietà, intesa come attività solidali, che tuttavia non la esauriscono, perchè la più grande carità è testimoniare con tutta la propria vita l'Amore di Dio che viene a salvare l'uomo.
Dunque per Benedetto XVI alla radice della Carità, di cui la solidarietà cristiana è emanazione, c'è Dio e il dono d'amore che da Dio gratuitamente abbiamo ricevuto e gratuitamente siamo chiamati a donare al prossimo.
Vediamo cosa dice, invece, Tettamanzi della solidarietà: "La solidarietà è inseparabile dalla giustizia e per questo ha una destinazione propriamente sociale. Alla sua radice ci sono sempre gli altri. Sì, gli altri, perché ciascuno di noi, lungi dall’essersi costituito da sé, è in se stesso un dono, un essere che ha ricevuto molto dagli altri. .
L’ariosa verticalità di Benedetto XVI (Dio->uomo->prossimo) è qui sostituita dalla piattissima orizzontalità di Tettamanzi (uomini<->uomini).
Anche la fonte della "felicità" - che Benedetto riconduce sempre all'incontro e all'unione personale del singolo con Cristo "che è la sorgente della vera gioia" - per Tettamanzi rimane ancorata alla dimensione strettamente umana, alla "piena e autentica realizzazione di sé", seppure in taglio solidaristico, nel "dono di sé" che "scaturisce dalla ricerca del bene dell’altro". Tutto si esaurisce nel "sè" e nell'"altro". Invece per Benedetto e per i santi il dono totale di sè e la ricerca del bene dell'altro, scaturiscono da Dio e certo non da una sorta di altruismo innato dell'uomo.

sam ha detto...

A questo punto del confronto mi pare che si noti particolarmente la differenza radicale nelle due visioni antropologiche e spirituali. Scusate se per semplificare estremizzo con qualche approssimazione. Se la visione del Papa rammenta il pensiero di Sant'Agostino che, nutrendo ben poca fiducia nelle tendenze “naturali" dell'umanità dopo la caduta del peccato originale, ripone ogni fiducia nella grazia santificante di Cristo Redentore, l'altra impostazione mi pare eccheggi un po’ quelle tendenze new age che insistono molto sulla naturale bontà dell'uomo, frustrata e corrotta da errati condizionamenti ambientali esterni e contingenti.
In questa visione in cui la responsabilità sociale prevale su quella personale, il problema non è tanto la conversione e la purificazione interiore del cuore di ogni uomo attraverso la comunione con Dio, quanto cambiare l'ambiente, le condizioni, i condizionamenti e le abitudini sociali.
La trattazione di Tettamanzi scorre per pagine e pagine occupandosi dei problemi della società, dal precariato, all'accoglienza degli immigrati, all'Expò.
Dio, che nelle Encicliche del Papa è presente in ogni pagina, viene relegato all'ultimo capitolo in chiusura, citando tra l'altro un passaggio di Benedetto che stride con tutta la trattazione precedente: «Gesù Cristo non ha organizzato campagne contro la povertà, ma ha annunciato ai poveri il Vangelo, per un riscatto integrale dalla miseria morale e materiale …».
Il salto è tale da generare una sensazione di disarmonia paradossale, che induce a pensare che il discorso di prima - francamente molto più simile ad un'istruzione politica che non ad un'omelia – e il cappello finale siano stati redatti da mani diverse.
Scusate la lunghezza.