mercoledì 9 dicembre 2009

Lucia Annunziata commenta le parole del Papa: Il male inevitabile (La Stampa)


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Il Papa: Ogni giorno attraverso i giornali, la televisione, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili

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Il Papa: "Cari amici, che gioia immensa avere per madre Maria Immacolata! Ogni volta che sperimentiamo la nostra fragilità e la suggestione del male, possiamo rivolgerci a Lei, e il nostro cuore riceve luce e conforto...La Chiesa stessa, anche se esposta agli influssi negativi del mondo, trova sempre in Lei la stella per orientarsi e seguire la rotta indicatale da Cristo" (Angelus)

Il male inevitabile

LUCIA ANNUNZIATA

E’ il rimprovero che più spesso ci viene rivolto, la critica, o l’esortazione, che ci accompagna da sempre. «Voi giornalisti sapete solo vedere e raccontare il male». Se queste parole arrivano però da Sua Santità in persona, occorre ancora una volta - e non sarà l’ultima - spiegarsi. Forse.
Confesso, intanto, di non trovare per nulla assurda o esagerata la reazione contro il male che ogni giorno gronda su di noi dai media.
Per un giornalista, aprire gli occhi al mattino e accendere la tv, e scartare il pacco dei giornali, è il primo gesto, una preparazione rituale della professione, la nostra preghiera laica del mattino, secondo Hegel, che da anni ormai io stessa anticipo con una stretta allo stomaco. Qualcuno, nelle ore che abbiamo rubato al generoso oblio del sonno, è morto, qualcun altro ha provocato danni, qualche maggior pericolo - psicologico, politico, pratico - sta scavando nella nostra vita. La tentazione c’è, di prendere la direzione che sembra indicare il Santo Padre: richiudere gli occhi, mettere da parte giornali, tv e avviarsi a un giorno normale, in cui le cose e i rapporti - senza il rumore di fondo dei media - spiccano come gioielli nelle loro scatole di velluto. Nei rari giorni in cui i media, per feste o per scioperi, non ci sono, la vita appare più tersa, e più vivibile. Per questo, quando tanti ci dicono che il nostro mestiere sta avvelenando il mondo e che noi siamo una banda di cinici, ascolto sempre. Nel mio cuore gli do ragione.
Potremmo dunque assumere questa lezione. E potremmo limitarci a voler sapere e raccontare solo di quel che ci rasserena e di quel che ci lega agli altri uomini, piuttosto che quel che ce ne divide. Potremmo ridurre il male a una breve, accennarne e pudicamente subito ammantarlo di veli. Potremmo invocare per questa pudicizia la preservazione dell’innocenza e della fiducia negli altri. Avremmo, ripeto, ragione e, forse, vivremmo meglio.
Ma sarebbe questa una vita piena? Sarebbe questa una scelta davvero positiva? Su queste domande si inciampa.
Che il male esista non credo ci siano dubbi, neppure dal punto di vista religioso. Non è nei media, non è creato dai media, ma è nella costruzione stessa della realtà. Accantonarlo, non guardarlo negli occhi, non dargli nome e cognome, non è segno di maggiore sensibilità e civiltà. E, purtroppo, ignorarlo non ci restituisce nemmeno un nuovo senso di sicurezza.
I media non sempre hanno funzionato come oggi, con la crudeltà quasi da bisturi di penetrare le cose che oggi hanno acquisito.
Nell’Ottocento i grandi giornali del mondo anglosassone, dove di fatto i media si sono sviluppati seguendo l’onda delle espansioni imperiali, erano ispirati dal cristiano senso del pudore e dalla missione di sostenere l’orgoglio della Nazione. Fu grazie a questa ispirazione che il mondo vittoriano poté a lungo non capire i suoi crimini imperiali. Ma fu sempre grazie alla rottura di quel pudore che quello stesso mondo riuscì a capire e correggere vari errori. Fra questi, le incompetenze di generali che il 25 ottobre del 1854 ordinarono la carica di Balaclava, in Crimea. I dispacci dei comandanti britannici dal fronte, che avevano mandato al massacro inutile una forza di eccellenza, e che si volevano tenere riservati, vennero pubblicati in un’edizione straordinaria della London Gazette il 12 novembre dello stesso 1854. Avremmo potuto dunque sorvolare, o seguire differentemente l’Iraq, l’Afghanistan, i Balcani, l’Iran, o la Cina, o l’Africa?

Ma forse il Santo Padre dice altro. Parla probabilmente del modo con cui parliamo di noi, delle società in cui viviamo. Queste società democratiche, che a volte nei media appaiono troppo aperte, troppo democratiche. Indugiamo troppo sui difetti di chi ci governa, seguiamo troppo la violenza sociale, le volgarità, si dice. Al punto da finire con il non farci credere più a nulla. Ripeto, può essere. E la goduria del lerciume è sicuramente il rischio.

Ma, nella sostanza, non guardare al male significa anche dare mano libera a tutti coloro che esercitano il proprio interesse, coloro che perseguono solo la propria individualità. E cosa è meglio, per tutti noi, sapere o no come si usano i nostri soldi, che rischi corriamo, come vengono educati i nostri figli, come vengono scritte o infrante le regole?
E’ vero, fa male vivere così. Ma girare gli occhi non significa vivere meglio, ma solo diventare delle vittime inconsapevoli. La migliore regola del giornalismo, che alla fine credo vale per tutti, è che una notizia buona per uno è una cattiva per un altro.

© Copyright La Stampa, 9 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

Benedetto XVI non e' tipo dal nascondere la testa sotto la sabbia.
Non ha certo chiesto ai media di tacere il male, ma domanda una riflessione sul modo in cui si danno le notizie, su come si trattano le persone che prima vengono usate, diremmo per fare audience, e poi gettate via.
Al Papa preme il rispetto di ogni persona umana. E' su questo che i media, come tutti noi, sono chiamati a riflettere
.
R.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Alla sig.ra Annunziata forse non è chiaro che il Papa non ha detto certo di "girare gli occhi" dall'altra parte. Del resto non lo ha mai fatto e ci insegna in continuazione a tenerli bene aperti sulla realtà. Ma proprio perchè è ben attento a tutta la realtà non gli sfuggono i segni di bene che pure ci sono e che effettivamente non vengno spesso esaltati dai media.

ho letto solo stamattina il discorso integrale del Papa. Non ci sono aggettivi sufficienti per commentarlo. ma soprattutto mi ha "sorpreso" (anche se di BXVI non mi sorprende più nulla) la modernità di quello che ha detto: si è rivelato ancora una volta un Papa giovanissimo, dalle idee lucide e fresche, cristalline come la sua anima.
parlare della tenerezza nelle relazioni umane in un epoca in cui si tende sempre a prevalere sull'altro e a giudicarlo, non è solo controcorrente è RIVOLUZIONARIO e noi abbiamo tanto da imparare. Del resto, per quanto mi riguarda, la sua tenerezza nell'incontro con l'altro mi ha colpito dal primo momento. Maria pia

euge ha detto...

Condivido il tuo post Maria pia
purtroppo, molti hanno preso per loro comodo o per propria difesa le parole del Papa come quelle di una persona distante da una realtà malvagia e cruda. Niente di più falso; evidentemente non si è letto bene e con attenzione il discorso di ieri del Pontefice che da qualcuno è stato definito
" poco curiale". Non è con i discorsi curiali che si risvegliano gli animi portando i cervelli a ragionare sempre che si abbia voglia di ragionare.

gianniz ha detto...

Fingere di non saper leggere permette di poter fingere di non capire.
D'altra parte, lo sappiamo,
non c'è peggior sordo di chi non vuole sentire e non c'è peggior orbo di chi non vuole vedere.
Non deve nemmeno farsi l'esame di coscienza, l'Annunziata!
Come darle torto, in questi tempi, di clima natalizio, lei e altri compagni giornalisti tutto sommato preferiscono assomigliare alla gelatina. Sì, alla gelatina. Quella che serve a decorare il paté o a fare un aspic.
La gelatina, infatti, quando è fredda, se viene sollecitata, al massimo, trasmette un leggero brivido, tutto, solo, di superficie. Dura poco il brivido, quasi subito infatti la gelatina riprende e riconquista la sua tremolante fissità originaria.
Niente cambia, nella autoreferenzialità dei media, anche se tutto cambia intorno a loro.

Anonimo ha detto...

Si poteva rispondere il molti modi allo straordinario discorso del Papa. Lucia Annunziata, donna intelligente e ottima giormalista, ha scelto il peggiore. E fuggita di fronte alle parole di uno straordinario uomo che mette a nudo le coscienze addormentate dei più, fingendo di non capire. Peccato!
Alessia