mercoledì 20 maggio 2009

Il Papa in Terra Santa: Alla ricerca della verità nonostante le polemiche e lo scetticismo (Turci)


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Alla ricerca della verità nonostante le polemiche e lo scetticismo

La capitale delle divisioni

di Alessandro Turci

Da Gerusalemme

Israele non è il regno ascemita.
Qui il clima aperto e accogliente che il Papa aveva trovato al di là del Giordano si è raffreddato, se non altro per via delle mille cautele diplomatiche che sono d’obbligo da queste parti. Ciò comunque non ha impedito a Bendetto XVI, atterrato a Tel Aviv l’11 maggio, di affrontare da subito anche le questioni più “calde”: dalla necessità di «combattere l’antisemitismo» all’imprescindibilità di uno Stato palestinese accanto a Israele. Poi nuovamente la Shoah, commemorata allo Yad Vashem con il presidente israeliano Shimon Peres.
«Le Scritture insegnano – ha detto il Papa – che è nostro dovere ricordare al mondo che questo Dio vive, anche se a volte troviamo difficile comprendere le sue misteriose ed imperscrutabili vie». In seguito, in una Gerusalemme desertificata dalle misure di sicurezza, il convoglio papale si è spostato all’incontro con le organizzazioni per il dialogo religioso, dove l’intervento violentemente anti-israeliano dello sceicco Taysir Tamini ha scatenato un putiferio e il rammarico degli organizzatori e della sala stampa vaticana.
Curiosa anche la prudenza adottata da gran parte della stampa internazionale nel ribattere la notizia, dovuta un po’ al fatto che le parole dello sceicco sono state pronunciate in arabo senza traduzione simultanea, un po’ forse anche alla considerazione che sarebbe stato un peccato rovinare una giornata così ricca di significati concentrando l’attenzione di tutti sull’unica nota stonata.
È una prudenza che comunque suona un po’ strana a Gerusalemme, dove la gente comune è di norma molto meno ottimista dei leader rispetto alla possibilità di una futura conciliazione tra israeliani e palestinesi. Nei bazar, sui taxi, nei ritrovi casuali, le persone qui sembrano intenzionate a non perdere nemmeno un’occasione per ricordare che è inutile sperare.
La stessa stampa israeliana, del resto, non è stata tenera con il Papa nei giorni del suo passaggio in Terra Santa. Richiamando a ogni piè sospinto “l’errore” della revoca della scomunica per i vescovi scismatici lefebvriani, tra i quali il negazionista Richard Williamson. Una cristallizzazione ideologica che fa il paio con il risentimento esibito da parte islamica ancora alle “offese” di Ratisbona 2006.

© Copyright Tempi, 19 maggio 2009

Condivido in pieno.
La revoca della scomunica e' affare interno alla Chiesa.
Forse anche la Santa Sede dovrebbe iniziare a sindacare la scelta dei rabbini?
La sensazione che rimane del pellegrinaggio del Santo Padre in Terra Santa e' il successo personale di Benedetto XVI, che ha affrontato di petto tutti i problemi scavalcando a pie' pari il politicamente corretto.
Resta, pero', anche la delusione per il comportamento di chi rimprovera al Papa un dato di fatto che nessuno potra' mai cambiare: l'essere nato in Germania.
Se non si supera questo pregiudizio difficilmente si faranno passi concreti in direzione del dialogo.

R.

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