mercoledì 30 settembre 2009
Il Papa e quel messaggio per tutti: anche per noi. E il pensiero va a Berlusconi...(Accattoli)
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Un messaggio per tutti: anche per noi
E il pensiero va a Berlusconi...
di Luigi Accattoli
C'è oggi bisogno di persone che siano credenti e credibili, pronte a diffondere in ogni ambito della società quei principi e ideali cristiani ai quali si ispira la loro azione»: così parla il Papa da Praga e i media immediatamente riferiscono quelle parole a Berlusconi.
Bisogna dire che gli andavano giuste, ma non erano dirette a lui. La sua immagine pubblica è ormai così compromessa che più di un monito ecclesiastico finisce per cadergli addosso anche quando chi lo formula sta mirando lontano. «Il Papa si rivolge a tutti» ha precisato il padre Lombardi, portavoce vaticano, appena visto il corto circuito mediatico di ieri.
Qualcosa di simile era avvenuto la settimana scorsa con il richiamo del cardinale Angelo Bagnasco a chi “assume” un mandato politico perché lo svolga con “misura e sobrietà”. E in luglio quando il segretario della Cei Mariano Crociata aveva deplorato il “disprezzo esibito” per tutto ciò che è “pudore sobrietà e autocontrollo”.
E già in maggio, quando per primo il cardinale Bagnasco aveva detto – a commento di un fondo di Avvenire che faceva una prima predica al premier – che “il richiamo alla sobrietà e alla responsabilità per tutti è sempre molto positivo”.
Gli uomini di Chiesa – a differenza di Avvenire – evitano ogni riferimento individualizzante, ma gli uditori non hanno dubbi sul bersaglio, sia esso inteso o no dal mittente. Bagnasco e Crociata nei due casi citati avevano – eccome – l’intenzione di raggiungere “anche”quel bersaglio, mentre il Papa di certo non l’aveva ma l’effetto è stato il medesimo.
Si direbbe che ormai il volto e il nome del nostro Primo Ministro attirino – come per un effetto calamita – il biasimo anche preterintenzionale del Magistero. E così nella confusione dei media, che tutto ingrandiscono e semplificano, il rigoroso Papa Benedetto avrebbe “gioito” sabato di incontrare Berlusconi a Ciampino e gli avrebbe puntato contro il dito dalla Repubblica Ceca due giorni dopo.
Va chiarito – ovviamente – che il “biasimo” in questo caso esiste solo per effetto mediatico, mentre il gesto favorevole di sabato c’è stato davvero: era voluto e concordato e aveva precisamente il fine di recuperare al “gradimento” papale – almeno a quello diplomatico – l’immagine del nostro premier dopo la sua chiacchieratissima estate e dopo l’attacco del Giornale, di proprietà del fratello Paolo, al direttore di Avvenire, cioè al portavoce più accreditato dell’episcopato italiano. Che ieri il Papa teologo non mirasse a Berlusconi è più che evidente. Se i nostri politici hanno il discutibile costume di trattare questioni italianissime quando sono all’estero, questa non è la consuetudine dei Papi. Nelle calcolate parole di Benedetto non c’erano i termini “governanti”o “politici” – usati nei titoli da agenzia di stampa – ma solo “persone”.
Dunque egli non ha fatto nulla perché si pensasse a Berlusconi e certo si sarà meravigliato del dirottamento mediatico del suo richiamo.
È vero tuttavia che il nostro premier ha affermato più volte di ispirare la sua “azione” ai “principi cristiani”, arrivando – in campagna elettorale – a chiedere come “un cattolico” potesse votare per il Centrosinistra.
È stato dunque egli stesso ad alzare la bandiera che ora attira i moniti vaganti.
Ma sabato egli aveva segnato un punto tondo nel recupero di immagine presso Pietro che andava cercando da mesi. Grazie all’interesse – più che evidente – delle due parti e all’ottimo collante di Gianni Letta, il recupero è stato più rapido di quanto ognuno ritenesse possibile fino alla vigilia.
Domenica sei settembre Berlusconi non era potuto andare a ricevere il Papa a Viterbo perché le dimissioni di Boffo dalla direzione di Avvenire erano di appena tre giorni prima e tutta l’Italia si chiedeva quale fosse stato in quell’attacco l’interesse più o meno diretto, o comunque il guadagno o la perdita della “squadra”, o “parte”, o “famiglia”berlusconiana dalla quale l’attacco era partito. Sempre a motivo della prode impresa del direttore di ventura che è Feltri, lo stesso Letta aveva dovuto sostituire Berlusconi alla Perdonanza dell’Aquila, il 28 agosto. Quella sera nella città di Celestino V e del terremoto avrebbe dovuto esserci una cena offerta dall’arcivescovo, ospiti il premier e il suo dirimpettaio vaticano cardinale Tarcisio Bertone, ma proprio quel giorno era esplosa la mina anti-Boffo e la cena – preparata dalla diplomazia lettiana – era stata cassata.
Va dunque riconosciuta – alla distanza – la bravura di Letta, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e maggiordomo di Sua Santità, l’unico che oggi riesca a mettere insieme il diavolo e l’acqua santa.
Aiutato nell’opera dall’interesse oggettivo della Chiesa a tenere buona la maggioranza berlusconiana del nostro Parlamento, in vista delle questioni scottanti del testamento biologico, della vita nascente, della famiglia e della scuola cattolica per le quali ogni alternativa parlamentare sarebbe al momento meno favorevole.
© Copyright Liberal, 29 settembre 2009 consultabile online anche qui.
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