lunedì 28 settembre 2009
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Domenica mattina bagno di folla nella capitale della Moravia
La prima volta di un Papa nell'antica diocesi di Brno
dal nostro inviato Mario Ponzi
Domenica mattina a Brno migliaia di fedeli si sono stretti attorno al Papa, cancellando in un attimo quell'atmosfera di sussiego, quasi di indifferenza, registrata nelle prime ore della visita a Praga.
Nella capitale della Moravia Benedetto XVI ha celebrato la messa in un'ampia spianata a pochi metri dalla pista d'atterraggio dell'aeroporto dove era giunto pochi momenti prima, proveniente dalla Boemia. Si sono riviste le bandiere al vento, festoni e centinaia di bandierine con i colori del Vaticano sventolare nelle mani dei fedeli. Sono comparsi persino gli striscioni. In pochi hanno rinunciato a vivere un momento storico: la prima volta di un Papa nella loro terra.
A dire il vero c'erano anche numerosi fedeli provenienti da Paesi confinanti o comunque vicini. Forse il gruppo più consistente era quello giunto dalla Slovacchia. Si sono poi viste sventolare bandiere polacche, austriache e anche tantissime tedesche. Insomma nel novero delle persone presenti questi gruppi hanno svolto un ruolo considerevole. Anche perché se è vero che nella diocesi di Brno si conta il maggior numero di cattolici del Paese, essi restano pur sempre una minoranza rispetto a quanti si dichiarano del tutto indifferenti a una qualsiasi forma di religiosità. Per un giorno dunque, grazie ai molti fedeli giunti dall'estero, hanno sperimentato la gioia di scoprirsi realmente membri di quella grande famiglia che è la Chiesa universale. La loro gioia era palpabile. Si tratta di una comunità piccola ma coraggiosa e fervorosa. Ha saputo resistere ai tentativi di annientamento perpetrati dal regime comunista ed è stata in seguito capace di ritagliarsi un ruolo di tutto rispetto in una città che, per importanza, è seconda solo a Praga, sede di prestigiose università e importante polo industriale.
Hanno accolto il Papa come portatore di speranza. "Di speranza - ci ha detto Frantisek Halas, antico ambasciatore della Repubblica Ceca presso la Santa Sede e oggi professore di storia della Chiesa all'università di Olomouc - abbiamo un grande bisogno. La visita di Benedetto XVI in questa terra morava è un'iniezione di fiducia per la nostra fede, seppure si tratti di una fede ben viva. Ce ne era bisogno perché la nostra Chiesa è circondata dall'indifferenza, dall'ignoranza, quando non dall'ostilità. Abbiamo dunque tanto bisogno di sentirci incoraggiati. Il successore di Pietro è oggi tra noi perché da Gesù ha ricevuto il mandato di confermare i suoi fratelli nella fede; ma lui è anche un grande portatore di speranza".
Alla speranza era dedicata la messa del Pontefice, concelebrata dai cardinali del Seguito: Tarcisio Bertone, segretario di Stato, e Giovanni Coppa, già nunzio apostolico nel Paese, con i porporati Miloslav Vlk, Stanislaw Dziwisz, Joachim Meisner, Christoph Schönborn, Josip Bozanic e Tomás Spidlík, nativo della diocesi di Brno. Inoltre dagli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della segreteria di Stato, anch'egli al seguito del Pontefice, e Diego Causero, nunzio apostolico a Praga; dal vescovo locale, dall'episcopato ceco e da presuli delle nazioni confinanti; da tantissimi sacerdoti, tra i quali Georg Gänswein, segretario particolare di Benedetto XVI, e Alfred Xuereb, della Segreteria particolare.
Prima di raggiungere l'altare il Papa ha benedetto una gigantesca àncora infissa nel terreno che, come l'alta croce posta accanto all'altare, resterà a memoria della storica visita. L'hanno voluta per simboleggiare la volontà di restare saldamente ancorati alla fede manifestata in questa giornata storica davanti a Benedetto XVI. Prova ulteriore sono state le cinquanta prime pietre di altrettante nuove chiese da edificare nel Paese, poste ai piedi dell'altare per farle benedire dal Pontefice. C'erano anche tre campane e tre grandi croci destinate ad altrettante chiese in via di completamento. Al momento dell'eucaristia, mentre il Papa comunicava i ministranti, il cardinale Bertone ha distribuito l'eucaristia a un centinaio di fedeli.
Conclusa la messa il Pontefice ha recitato la preghiera dell'Angelus e impartito la benedizione. Lasciando il palco ha salutato il presidente Klaus, presente al rito con la consorte.
Rientrato a Praga, nel pomeriggio Benedetto XVI ha avuto due importanti incontri. Nell'arcivescovado si è intrattenuto con i membri del Consiglio ecumenico della Repubblica Ceca. È stata per il Papa l'occasione di ricordare, oltre Jan Hus, la necessità di sanare le ferite del passato. A proposito di Hus, Benedetto XVI ha fatto riferimento all'iniziativa assunta dalla Santa Sede di organizzare un convegno proprio sul famoso predicatore e docente universitario, entrato in conflitto con la gerarchia ecclesiastica perché il suo insegnamento differiva da quello della Chiesa di Roma. La sua vicenda si concluse tragicamente nel 1415, arso sul rogo come eretico. Fatto questo che nei Paesi cechi suscitò un grande dissenso, sino a portare alla nascita del movimento ussita, diffuso ancora oggi.
"Profondo rammarico per la crudele morte di Jan Hus e per la conseguente ferita, fonte di conflitti e di divisioni, che fu in tal modo aperta nelle menti e nei cuori del popolo boemo" fu espresso da Giovanni Paolo II il 17 dicembre 1999 ricevendo a Roma i partecipanti al seminario internazionale di studi cui hanno fatto cenno sia il presidente del Consiglio ecumenico Pavel Cerny nel saluto a Benedetto XVI, sia il Pontefice stesso nella sua risposta. Tra l'altro Papa Wojtyla definì Hus una "straordinaria figura di uomo".
All'incontro in arcivescovado erano presenti anche due esponenti della comunità ebraica praghese. In proposito il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Fderico Lombardi, a chi gli chiedeva perché il Pontefice non avesse fatto cenno all'Olocausto nel corso della sua visita - a Praga gli ebrei sono oggi quattromila, contro i novantamila che c'erano prima che la follia nazista li sterminasse - ha risposto che "il Papa ha parlato tante volte, condannando ogni forma di violenza e in modo definitivo la Shoah". Il sacerdote gesuita ha anche tracciato un bilancio delle prime due giornate di Benedetto XVI in terra ceca. "Dal Papa - ha riferito - ci sono stati commenti positivi sui vari momenti trascorsi nel territorio ceco, dove non ha trovato grandi masse - tranne che alla messa di Brno - ma ha constatato con soddisfazione un'atmosfera concentrata sulla preghiera e sui contenuti".
Non meno significativo, infine, il successivo appuntamento del Pontefice con il mondo accademico nel vicino castello di Praga. L'incontro è avvenuto nel Salone di Vladislav, un luogo importante nella storia del Paese. Si tratta della sala delle famose defenestrazioni, la prima del 1419 e la seconda del 1618, ambedue segnale d'inizio di eventi tragici e drammatici, come la guerra dei trent'anni per citare il più famoso.
Il Papa, con la sua presenza, ha lasciato un motivo in più per accrescere la fama di questo salone. Resterà poi il luogo dal quale Benedetto XVI ha messo in guardia dal pericolo che corre una società libera, ma che pretende di escludere Dio dalla scena del mondo e di relegare la religione nell'ambito privato. "Oggi nel mondo - ha detto infatti - l'esercizio della ragione e la ricerca accademica sono costretti a piegarsi ai gruppi di interesse ideologici e al richiamo di obiettivi utilitaristici". Cosa potrebbe accadere, si è chiesto, se la nostra cultura dovesse costruire se stessa solo su argomenti di moda, o se in preda all'ansia della secolarizzazione dovesse allontanarsi dalle radici che le danno vita? "Le nostre società - è stata la risposta - non diventeranno più ragionevoli, o tolleranti o duttili; saranno piuttosto più fragili". È tornato a esprimere la preoccupazione che fu già di Papa Wojtyla, quella cioè di trovare la strada per superare la "frattura tra scienza e fede". Certo che una "ragione sorda al divino che relega le religioni nel regno delle subculture - ha concluso - è incapace di entrare in quel dialogo tra le culture di cui il nostro mondo ha così bisogno".
Al termine, prima di lasciare il castello per fare rientro in nunziatura, Benedetto XVI ha firmato il libro d'oro dell'Università Carlo di Praga, il più antico ateneo dell'Europa centrale che conta oggi quarantaduemila studenti iscritti.
(©L'Osservatore Romano - 28-29 settembre 2009)
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