lunedì 28 settembre 2009
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“Il Vangelo non è un’ideologia”
In 150 mila nel Paese più ateo «Senza Dio il progresso è ambiguo e la storia è assurda come dimostra il comunismo»
GIACOMO GALEAZZI
INVIATO A PRAGA
«Senza Dio il progresso è ambiguo e la storia è assurda». Nel Paese più ateo d’Europa, per «costruire un’umanità nuova», Benedetto XVI esorta i 150 mila fedeli riuniti in Moravia a «mantenersi fedeli a un’eredità che rischia di andare perduta».
E avverte: «Tanta povertà nasce dall'isolamento, dal non essere amati, dal rifiuto di Dio, dalla tragica chiusura dell'uomo che pensa di bastare a se stesso o di essere insignificante e passeggero».
Il nostro mondo è «alienato quando si affida a progetti solo umani», mentre è «Cristo l’unica speranza certa». Escludendo Dio «dall’orizzonte delle scelte e delle azioni», gli uomini precipitano nelle «assurdità della storia», come dimostra «l’esperienza del comunismo». E' difficile costruire una società ispirata ai valori (cioè «bene, giustizia, fraternità») perché «l'essere umano è libero e la sua libertà permane fragile».
Dalla Vergine di Turany, la statua portata a Brno nel IX secolo dagli apostoli Cirillo e Metodio, Benedetto XVI passa nel pomeriggio al Castello di Praga, dove lancia un duro monito contro le lobby ideologiche ed economiche che impediscono una formazione integrale dei giovani e una ricerca culturale impostata sulla verità.
Ieri era il comunismo, oggi l’idolatria del business a minacciare la società ceca e l'intera Europa, quindi la mancanza di fede deforma il progresso economico e scientifico.
Poche ore dopo la messa di popolo in Moravia, il Papa parla a 300 accademici in toga nera e feluca in uno dei saloni più importanti della storia: qui, nel 1618, avvenne la famosa "defenestrazione" di tre maggiorenti cattolici che diede il via alla "guerra dei 30 anni" in Europa.
Sotto le alte volte, Ratzinger ricorda il suo passato di docente e il «diritto della libertà accademica», ma adesso si esprime da Papa «come voce autorevole per la riflessione etica dell'umanità», rivendica alla Chiesa «l'ambito della ragione pubblica», respinge dagli atenei gli «obiettivi utilitaristici di breve termine o solo pragmatici», stigmatizza una «cultura fondata su argomenti alla moda, senza riferimento alla genuina tradizione intellettuale».
Poi nell'incontro ecumenico con le altre chiese cristiane (presenti due rappresentanti della comunità ebraica), Benedetto XVI rievoca le «ferite delle divisioni del passato», tra cattolici e protestanti e si richiama a Yan Hus, eroe nazionale boemo, il monaco del Quattrocento che, un secolo prima di Lutero, si scagliò contro il mercato delle indulgenze e le ricchezze della Chiesa.
Fu arso vivo sul rogo per le sue eresie dal Concilio di Costanza del 1435 e Ratzinger ha citato il convegno vaticano da cui uscì 10 anni fa il "mea culpa" della Chiesa («profondo rammarico per la crudele morte inflitta a Yan Hus»).
E ha sollecitato iniziative ecumeniche «non solo per proseguire il cammino dell'unità dei cristiani, ma per il bene dell'intera società europea». «Il Vangelo non è un’ideologia - ha detto -.
Piuttosto, esso trascende le vicissitudini di questo mondo e getta nuova luce sulla dignità della persona umana in ogni epoca». Sabato, sulla facciata del ministero dell'Educazione, era stato esposto uno striscione, in ceco e latino, con la scritta "Benedetto XVI, riabilita Yan Hus". Un messaggio che il Papa ha letto uscendo dal santuario mariano in cui ha raccolto lo sfogo del cardinale Miloslav Vlk.
«Durante i vent'anni passati a Praga non sono riuscito a raggiungere quasi niente al livello ecclesiastico e politico», lamenta l'arcivescovo facendo riferimento al rinvio dell'approvazione della legge sulle restituzioni ecclesiastiche, alla disputa sulla proprietà della Cattedrale San Vito che rimane proprietà dello Stato e al mancato Concordato tra la Repubblica ceca e la Santa Sede. «Questi sono i debiti che lascio al mio successore - spiega il porporato, il cui mandato si concluderà a dicembre -. Da parte della Chiesa ceca la volontà c'era, ma mancava la volontà dalla parte dei politici».
© Copyright La Stampa, 28 settembre 2009 consultabile online anche qui.
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