lunedì 9 novembre 2009

L'auspicio del Papa durante la visita pastorale a Brescia in omaggio a Paolo VI: necessario rispondere alle sfide del terzo millennio


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BRESCIA
Ha fatto fermare la papa-mobile davanti alla stele che ricorda le otto vittime della strage del 28 maggio 1974 di piazza della Loggia, dove venne fatta esplodere una bomba durante una manifestazione antifascista organizzata dai sindacati che uccise 8 persone ferendone altre 100. Benedetto XVI si è alzato per la benedizione. Un gesto che ha colpito molto la città ancora ferita per la mancanza della verità su quel fatto, nonostante tre processi e un quarto in via di celebrazione.
Un gesto significativo nella giornata del papa che, nel ricordo di Paolo VI, ha sempre sottolineato il carattere sociale del cristianesimo bresciano. Il suo primo appuntamento, infatti, è stato a Botticino nella chiesa dove sono conservate le spoglie di san Arcangelo Tadini, il prete canonizzato qualche mese fa, che alla fine dell'800 fondò la Congregazione della Suore Operaie, tutt'ora attive nel mondo del lavoro, tra gli emigranti e nelle missioni.
Nell'omelia Benedetto XVI ha ricordato le ultime parole di Paolo VI sulla chiesa povera: «Così – ha detto – deve essere la Comunità ecclesiale per riuscire a parlare all'umanità contemporanea». Il papa ha ricordato così la vedova povera del Vangelo che «ha dato più dei ricchi, i quali offrono parte del loro superfluo mentre lei ha dato tutto ciò che aveva per vivere».
E all'offertorio sono saliti sull'altare tre operai di altrettante fabbriche in crisi che rischiano di chiudere. Un'altra testimonianza della vicinanza della chiesa bresciana alle tematiche sociali e non a caso nelle scorse settimane Luciano Monari, vescovo di Brescia, si è recato nelle fabbriche presidiate dai lavoratori.
Benedetto XVI non ha neppure dimenticato l'ambiente in cui Paolo VI è cresciuto e in particolare l'educazione ricevuta dal padre, Giorgio Montini, uno dei fondatori del Partito popolare con don Sturzo, e l'impegno nella Fuci: «Non separava mai quella che in seguito definirà carità intellettuale dalla presenza sociale, dal farsi carico dei bisogni degli ultimi».
A fianco di Benedetto XVI, per rendere omaggio ad un altro papa, Paolo VI. Gianni Letta, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, ha accompagnato ieri Ratzinger durante tutta la sua visita a Brescia sulle orme di Montini. Ha viaggiato con lui in aereo e – riferiscono alcuni testimoni – ha conversato informalmente con lui di tanti temi di attualità.
Non è la prima volta che l'ambasciatore del Cavaliere in Vaticano partecipa direttamente ad una missione del pontefice in Italia o che trascorre con Benedetto XVI tempi impensabili per altre personalità dello Stato o della politica. Basti ricordare che fu lui ad accompagnare in macchina Ratzinger nella visita alle popolazioni terremotate dell'Abruzzo o che solo qualche settimana fa è stato ricevuto in un'udienza privata di circa un'ora nell'appartamento papale.
Letta è anche gentiluomo di Sua Santità, ovvero membro della ristretta famiglia pontificia. Ieri, per il viaggio a Brescia, non è stata questione solo di rappresentanza o cortesia istituzionali o occasione per chiarire questioni aperte, come magari è capitato altre volte. Vi era un motivo più personale: Letta, come ha sottolineato lui stesso ai giornalisti, conosceva ed era amico di Paolo VI. Così, con emozione, si è ritrovato nella casa natale di Montini a Concesio, dove ha visto cose a lui «familiari».
«Ricordo – ha raccontato – che una volta, sfogliando con lui un album di fotografie, avevo visto questa casa e questo studio: ed entrare per la prima volta oggi è stata una fortissima emozione»

© Copyright Gazzetta del sud, 9 novembre 2009

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