sabato 28 novembre 2009

"Avvenire" chiude la polemica con "Panorama": "Humani generis unitas". Nessun mistero (Osservatore Romano)


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"Avvenire" chiude la polemica con "Panorama"

"Humani generis unitas"
Nessun mistero


di Raffaele Alessandrini

Il quotidiano "Avvenire" con un "botta e riposta" pubblicato il 26 novembre ha chiuso in modo esauriente il dibattito con il settimanale "Panorama" avviato il 12 dello stesso mese. È stato infatti ribadito, se ce ne fosse stato ancora bisogno, che la famosa "enciclica nascosta" sul razzismo progettata da Pio XI, la Humani generis unitas, è tutto tranne che un mistero. Nessuna spy story vaticana; nessun agente segreto camuffato da storico gesuita; niente di niente.
Filippo Rizzi, il redattore del quotidiano milanese autore dell'intervista allo storico gesuita Pierre Blet, di fronte alla replica ospitata su "Avvenire" del giornalista di "Panorama" Ignazio Ingrao - il quale adesso avanzava dubbi sulla ricostruzione storica di Blet dopo aver fatto balenare in precedenza l'idea (ora minimizzata) di un padre Robert Graham agente del controspionaggio - ha risposto dopo aver sottoposto allo studioso gesuita le eccezioni di Ingrao. Non contento, Rizzi è andato di nuovo alle fonti. E al nostro giornale ha letto la testimonianza di padre Blet sui testi di Graham prodotti da Ingrao.
"A mio giudizio tutto questo prova che padre Graham era venuto a conoscenza della bozza di padre La Farge", dice padre Blet. Ma la situazione dell'enciclica Humani generis unitas, è molto più complessa di quanto si creda. L'enciclica, nella sua unitarietà commissionata da Pio XI è costituita da tre bozze preparate rispettivamente da tre gesuiti: l'americano John La Farge, il tedesco Gustav Gundlach e il francese Gustave Desbouquois. Posso confermare - sottolinea Blet - che di questi testi si aveva conoscenza da tempo. Non mi stupisce che padre Graham abbia parlato con La Farge. Anzi la cosa è plausibile dal momento che quest'ultimo era stato suo direttore nella rivista statunitense "America". Padre Blet assicura peraltro che i primi ad avere notizie su queste tre bozze dell'enciclica sono stati, oltre a lui, i padri Angelo Martini e Burkhart Schneider. Per la cronaca il primo testo a essere scoperto fu quello di padre Debousquois. Dunque prima ancora di quello di padre La Farge?
Esatto. Ma su suggerimento di padre Blet, per verificare la natura delle due lettere di Graham accluse alla replica di Ingrao - ci ha detto Rizzi - mi sono recato a Roma, all'Archivum Romanum Societatis Iesu (Arsi), dove sarebbero custoditi i "bauli" - come li hanno definiti i media - del gesuita statunitense. Lì ho chiesto di poter consultare l'archivio privato di padre Graham. Si tratta però di materiale per il momento inaccessibile perché non ancora inventariato, né ordinato. Inoltre, aggiunge Rizzi, non si potrà mettere mano a quelle carte prima dell'apertura dei documenti dell'Archivio Segreto Vaticano riguardanti il pontificato di Pio XII. Il direttore dell'Arsi, il gesuita polacco Marek Inglot, mi ha infatti ricordato - prosegue Rizzi - che il fatto è stato ufficializzato in un comunicato della Compagnia di Gesù proprio nell'aprile scorso. Allora mi sono recato in via di Porta Pinciana 1, alla sede de "La Civiltà cattolica", dove per anni ha risieduto Graham. Le fotocopie presentate da Ingrao recano infatti l'intestazione della rivista. Per quanto mi è stato dato di vedere, nel fondo non ordinato dell'archivio de "La Civiltà cattolica", proprio là sono conservati gli originali delle due lettere; e si trovano in un fascicolo dell'armadio IX/c che porta il titolo "Pio XI: enciclica Humani generis unitas". "Si tratta di materiale pubblico, accessibile a tutti - sottolinea Rizzi. "Del resto buona parte del fascicolo contiene documenti a cui si riferiscono molti articoli comparsi sulla rivista dei gesuiti per lo più a firma di padre Giovanni Sale redattore storico del periodico".
A conferma delle parole di Rizzi è, del resto, proprio il primo capitolo del nuovo libro di padre Sale Le leggi razziali in Italia e il Vaticano (Milano, Jaca Book, 2009, pagine 304, euro 28) intitolato "Humani generis unitas". Da quelle pagine emergono in modo evidente la genesi e le complessità preparatorie del documento vagheggiato da Papa Ratti, progetto poi accantonato per l'avvento delle leggi razziali in Italia che suggerì alla Santa Sede un atteggiamento prudente onde non compromettere la stabilità dello stesso Concordato. Ci si può chiedere se una posizione di scontro aperto con la dittatura fascista avrebbe potuto mettere a repentaglio la stessa sovranità della Città del Vaticano che si avviava a compiere il decimo anno di vita. Gli storici potranno anche discutere sulle diverse posizioni all'interno della Chiesa circa la condanna dell'antisemitismo e la difesa universale dei diritti dell'uomo: ora chiara e senza esitazioni come in Pio XI, ora più sfumata e diplomatica come fu presso taluni ambienti curiali e dei gesuiti. È un fatto del resto che proprio grazie a quella sovranità così fragile e preziosa, frutto dei Patti Lateranensi, Pio XII qualche anno dopo, nei tempi calamitosi della guerra, e di Roma città aperta, avrebbe potuto agire e operare efficacemente in difesa dei deboli, dei perseguitati, dei senza-voce.

(©L'Osservatore Romano - 28 novembre 2009 )

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