martedì 11 novembre 2008

Kenya, due suore rapite da banditi somali. «La loro colpa? Aiutano i bimbi malati» (Il Giornale)


Vedi anche:

Al via la Fondazione Joseph Ratzinger/Papa Benedetto XVI (Zenit)

Due suore italiane rapite in Kenya e trasferite in Somalia. Il blog si unisce alla preghiera del Santo Padre per la rapida liberazione delle religiose

Il cardinale Montezemolo risponde al rabbino Di Segni: ingenerose ed immotivate le critiche a Benedetto XVI (Galeazzi)

Anna Foa: "La notte del pogrom". Le parole forti di Benedetto XVI (Osservatore Romano)

Benedetto XVI ed Alessio II si incontreranno il prossimo anno a Baku?

Sergio Minerbi (Ex ambasciatore israeliano alla Ue): "Ratzinger ha fermato il tentativo di cristianizzazione della Shoah tentato dal suo predecessore. La difesa di Pio XII? Atto dovuto"

Il Papa: mai più gli orrori della Shoah. La voce del dolore contro la dimenticanza (Casavola)

Forum cattolico-islamico: rilievo sproporzionato a Tariq Ramadan da parte dei media (Magister)

Il Papa condanna la Shoah: "Mai più antisemitismo" (Galeazzi)

Discorso di Benedetto XVI su Pio XII: il commento di Politi

Forum cattolico-musulmano: le condizioni per costruire un alfabeto della convivenza (Paolucci)

Il Papa ricorda la notte dei cristalli (Germania, 9-10 novembre 1938): "Ancora oggi provo dolore per quanto accadde in quella tragica circostanza, la cui memoria deve servire a far sì che simili orrori non si ripetano mai più e che ci si impegni, a tutti i livelli, contro ogni forma di antisemitismo e di discriminazione" (Parole del Santo Padre alla recita dell'Angelus)

Kenya, due suore rapite da banditi somali

Due suore italiane sono state rapite da miliziani somali, in Kenya. Un sequestro mirato e ben pianificato con un’azione militare che ha messo a ferro e a fuoco El-wak, una cittadina nel Nord Est del Paese a un passo dalla frontiera con la Somalia. Le consorelle, entrambe di Cuneo, sono Maria Teresa Olivero, 61 anni, e Caterina Giraudo, 67 anni. Il blitz del rapimento è scattato poco prima della mezzanotte di domenica. Una sessantina di uomini armati si sono infiltrati in città, attaccando con granate e razzi un posto di polizia kenyota. Altri testimoni parlano di 200 assalitori. Forse un’azione diversiva, perché la banda si è diretta a colpo sicuro verso la casa del Movimento Contemplativo Missionario Padre de Foucauld, dove dormivano le religiose. «Alla mezzanotte e mezza di ieri sera (fra domenica e lunedì) - ha raccontato un’altra religiosa all’agenzia missionaria Misna - è squillato il cellulare dei confratelli a Mandera, che abitano a 200 metri dalla nostra casa. La chiamata proveniva da El-wak, dal cellulare di suor Maria Teresa, ma nessuno ha risposto. Abbiamo provato a richiamare, ma ancora non rispondeva nessuno, fino a quando un ufficiale di polizia nostro amico ci ha confermato che erano state rapite».
Fonti della polizia e amici della confraternita, spiega la suora, «hanno detto che oltre 200 uomini armati, a bordo di una ventina di macchine, hanno attaccato la cittadina nella notte e che i colpi d’arma da fuoco erano indirizzati principalmente contro la casa delle missionarie». La «battaglia» sarebbe durata mezz’ora e alla fine i sequestratori hanno portato via le due suore italiane assieme a personale somalo. Gli ostaggi sono stati caricati su tre o quattro macchine e furgoncini rubati a organizzazioni umanitarie locali. «Quegli uomini non cercavano soldi. Cercavano loro (le suore, nda)» ha dichiarato Don Pino Isoardi, responsabile del movimento contemplativo missionario ai microfoni di Radio Vaticana. Secondo il responsabile del distretto di El-wak, Ole Tuti, «i banditi hanno usato armi pesanti, piazzate sui tetti dei loro mezzi spazzando la città con i proiettili». Il convoglio dei sequestratori si è diretto verso la Somalia. Gli ostaggi sarebbero stati portati a Bar Dheera, una località della Somalia meridionale poco distante dal confine con il Kenya. «La firma è quella degli Al Shabab – spiega al Giornale una fonte del governo transitorio somalo –. Hanno bisogno di soldi e chiederanno un riscatto». Gli Shabab sono i giovani miliziani delle Corti islamiche, legati ad Al Qaida, che stanno rialzando la testa dopo essere stati spazzati via dall’attacco etiopico dello scorso anno. Proprio in questi giorni il ministro della sicurezza nazionale kenyota, George Saitoti, aveva annunciato l’aumento degli effettivi al confine fra Somalia e Kenya per evitare infiltrazioni. Nairobi sta addestrando 20mila uomini del futuro esercito nazionale somalo contro quel che resta delle Corti islamiche.
Suor Caterina Giraudo, per tutti Rinuccia, è originaria di Boves, suor Maria Teresa Olivero è di Centallo, sempre in provincia di Cuneo. Si occupano dei bambini più sfortunati a cominciare da quelli malati di epilessia. La zona, seppure in Kenya, è abitata in maggioranza da clan di musulmani somali. Alcuni in guerra fra loro per il controllo di terre e bestiame. Le autorità di Nairobi sono intervenute per disarmare le fazioni. In un primo momento si pensava che il rapimento potesse essere una reazione di qualche clan locale alla repressione, ma poi si è fatta strada l’ipotesi di bande di Al Shabab. I capi tribù locali si sono subito impegnati ad aprire una trattativa per la liberazione delle due suore, che non godono di ottima salute. Il ministero degli Esteri italiano osserverà il silenzio stampa. Dal canto suo, il presidente del Senato, Schifani ha espresso «profonda preoccupazione per il rapimento».

© Copyright Il Giornale, 11 novembre 2008 consultabile online anche qui.

«La loro colpa? Aiutano i bimbi malati»

di Redazione

«Sentinelle di Dio» in una terra di confine, lungo quella faglia tra Oriente e Occidente, che è oggi la Somalia per l’Africa; in un universo a maggioranza musulmana dove si concentrano gli appetiti energetici del mondo, ma che è percorso da fame cronica e violenze tribali. Questo sono, nella descrizione di altri missionari italiani che le conoscono, suor Maria Teresa Oliviero e suor Caterina Giraudo, rapite ieri nella loro fraternità di El-wak, in Kenya.
Le due sorelle del Movimento contemplativo missionario padre De Foucauld di Cuneo mandano avanti quello che può dirsi «un piccolo ambulatorio a gestione famigliare». Suor Elisabetta, rientrata in Italia dopo un anno e mezzo a El-wak, racconta così l’attività delle due consorelle. «Non dovete pensare né a un convento, né tanto meno ad un vero e proprio ospedale, si tratta di una presenza semplice, silenziosa, fatta di condivisione e gratuità, come nello spirito del nostro Movimento». Suor Caterina, 67enne chiamata affettuosamente Rinuccia, è una «vera e propria veterana» dell’Africa, dove vive da quasi 30 anni. «Essendo infermiera - continua la religiosa - è lei ad essere più a contatto con i malati». Soprattutto gli epilettici, che «sono numerosissimi, a causa dell’usanza dei matrimoni tra consanguinei». Prima del sequestro, insieme a suor Maria Teresa, 61 anni, si erano recate in una zona di confine, colpita da una grave siccità da alcuni mesi, per effettuare un sopralluogo.
«A El-wak – spiega suor Elisabetta – non curiamo solo disabili e ammalati, ma si fa un’opera di assistenza anche alle famiglie indigenti. Si muore letteralmente di fame lì e la gente stenta ad andare avanti. Per questo si lavora anche per aiutare, in campo professionale, uomini e donne; con piccoli progetti nell’agricoltura o nell’artigianato». Il clima che regna nell’ambulatorio gestito dalle due suore è di «fratellanza e serenità». I guardiani della struttura sono musulmani. Le donne che aiutano nella cucina e nelle pulizie? Musulmane pure loro. «Da sempre la nostra presenza è di condivisione totale con i poveri, in mezzo a loro, senza alcun fine di proselitismo; questo ci garantisce il rispetto della popolazione locale e la costruzione di un ambiente di armonia». Anche don Pino Isoardi, responsabile del Movimento, conferma che finora «le quattro fraternità (presenti in Kenya dal 1984) non hanno mai subìto episodi di violenza».
Alla casa madre di Cuneo, l’ultimo messaggio da El-wak è arrivato sabato 8 novembre. Nella e-mail le due religiose raccontano che «in questi giorni la preoccupazione principale è per la gente, a causa dei violenti scontri tra clan». Poi domenica sera, il 9 novembre, Maria Teresa e Rinuccia chiamano l’altra Fraternità di Nairobi. L’ultimo contatto prima del rapimento: «Tutto è tranquillo e non c’è nulla da temere».

© Copyright Il Giornale, 11 novembre 2008 consultabile online anche qui.

Nessun commento: