venerdì 21 novembre 2008
Tremonti: Papa Ratzinger ci avvertì. Il mercato non funziona senza etica (Fubini)
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La citazione
Il saggio del cardinale
«Si sta avverando la predizione secondo cui in economia il declino della disciplina basata sul convincimento religioso e l'allentamento delle leggi avrebbero portato le leggi stesse del mercato al collasso». Parole del saggio «Church and Economy in Dialogue», scritto dal cardinale Ratzinger nel 1985 e citato ieri da Tremonti.
© Copyright Corriere della sera, 20 novembre 2008
Tremonti: Papa Ratzinger ci avvertì il mercato non funziona senza etica
Il ministro: crisi come un videogame, ci sono ancora mostri come le carte di credito
All'apertura dell'anno della Cattolica: non ci saranno più valori «take away» ma basi più solide
Federico Fubini
MILANO
Come molti intellettuali che si sentono confortati dai fatti, Giulio Tremonti ama citare i suoi scritti. Anche stavolta forse la platea si aspettava un cenno alla «Paura e la Speranza», il suo ultimo libro, quando il ministro dell'Economia ha letto una «predizione» sulle derive del capitalismo e la ricerca di «un rapporto con il diritto morale».
Pochi istanti dopo, ha scoperto che l'autore era «il cardinale Joseph Ratzinger, anno 1985».
Dopo decenni in politica, Tremonti sa come tenere una sala col fiato sospeso o come far correre un brusìo di stupore. Ieri all'apertura dell'anno accademico dell'Università Cattolica a Milano, ci è riuscito due volte. In un caso proprio con quel passaggio da «Church and Economy in Dialogue», il saggio in inglese del futuro Pontefice nel quale oggi il ministro si riconosce. «Si sta avverando la predizione secondo cui in economia il declino della disciplina basata sul convincimento religioso e l'allentamento delle leggi avrebbero portato le leggi stesse del mercato al collasso — ricorda Tremonti — e all'implosione del sistema».
Per il ministro dell'Economia che nella bufera dei «subprime » parla di «Dio, patria e famiglia», non è casuale la scelta dell'autore. Non lo è neanche quella del periodo dello scritto: metà anni '80, la fase di deregolamentazione che, secondo alcuni, è alla base dei crolli di questi mesi. «L'attuale crisi economica è quella di un modello sociale che negli ultimi quindici anni ha visto il dominio dell'ideologia della domanda di beni di consumo, magari superflui, meglio se comprati a debito — accusa Tremonti —. Questo ha configurato la nostra attuale società».
Davanti al cardinale Dionigi Tettamanzi, arcivescovo di Milano, al rettore Lorenzo Ornaghi e al corpo docente della Cattolica, il ministro non smentisce il suo eclettismo. Era partito dal Papa tedesco, ora ricorda che il sistema era degenerato in «capitalismo take away dello shareholder value (valore per gli azionisti,
ndr) », che «saccheggia i valori» e genera «mostri che spuntano come in un videogame: non appena ne debelli uno, ne appare un altro». La successione è la storia di questo anno e mezzo: i mutui «subprime», poi il collasso del credito, delle banche e delle Borse, tutti «in qualche modo gestiti». Ora però Tremonti, per il secondo brusìo nell'aula magna della Cattolica, elenca i mostri che stanno per attaccare: implosione delle carte di credito, bancarotte societarie, ma soprattutto «il mostro dei derivati, follia del rischio incalcolabile, non gestibile se non con l'antica sapienza dell'anno sabbatico ».
Le tinte gotiche e postmoderne finiscono qui. Tempo di una frecciata agli economisti («di solito non ci prendono, diffidate di chi non sa di non sapere»), Tremonti si concentra sulle ricette. Non tecniche, culturali: se questa è la «crisi del positivismo», dell'«anomia dei fondi speculativi » e della «licenza dell'individuo di decidere senza tener conto della tradizione», secondo Tremonti la terapia va nel senso opposto. Lui la chiama «economia sociale di mercato». Non pensa alla riedizione di quella tedesca del dopoguerra, ma al «recupero della dimensione etica e umanistica, antiautoritaria e antidogmatica del mercato». Nel gioco delle contrapposizioni Tremonti vota «per il patrimonio contro il conto economico istantaneo e shortista», per «il solido contro il debito». Agli apocalittici che puntano sulla morte del capitalismo dopo quella del comunismo si limita a proporre, almeno nei valori, una restaurazione.
© Copyright Corriere della sera, 20 novembre 2008
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