giovedì 20 novembre 2008

Un libro di monsignor Leuzzi sul rapporto tra il Papa, i giovani e la modernità (Osservatore Romano)


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Un libro di monsignor Leuzzi sul rapporto tra il Papa, i giovani e la modernità

Le giornate di Sydney, san Paolo e il valore della testimonianza

Pubblichiamo un intervento di presentazione dell'ultimo libro di monsignor Lorenzo Leuzzi, direttore dell'ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma: La Pentecoste di Sydney nell'Anno Paolino. Il Papa, i giovani e la modernità (Roma, San Paolo, 2008, pagine 82, euro 8).

di Enrico dal Covolo

Leggendo questo nuovo libro di monsignor Leuzzi, ho cercato subito di cogliere il "filo rosso", che collega tra loro i discorsi del Papa a Sydney e le riflessioni che li accompagnano. Emergono in verità numerosi temi, tutti assai rilevanti. Ne elenco alcuni, senza pretendere di approfondirli.
C'è anzitutto il riferimento al "Vangelo secondo Paolo" e alla straordinaria testimonianza di vita dell'apostolo, a tal punto che monsignor Leuzzi nel secondo capitolo del libro assume l'Anno paolino come "chiave ermeneutica" della Giornata mondiale della gioventù di Sydney.
Incrociamo poi - intrecciati fra loro - i grandi temi della modernità, della sua crisi, della condizione giovanile situata in tale contesto, della conseguente "emergenza educativa" e del dialogo non più dilazionabile tra Vangelo e modernità: un dialogo che si pone senza dubbio in termini finora inediti, e che - attraverso l'opera evangelizzatrice della Chiesa - deve approdare a una nuova civiltà dell'amore.
C'è anche una commossa rivisitazione dell'imponente figura di Giovanni Paolo ii, il carismatico fondatore delle Giornate mondiali della gioventù, là dove monsignor Leuzzi, nel primo capitolo del libro, parla del "miracolo di Giovanni Paolo ii".
Ma qual è, infine, il "filo rosso" che collega fra loro questi vari temi? A me pare - come teologo - che nel suo insieme il libro segni un progresso deciso nel tentativo non facile, e ormai urgente, di declinare quella "categoria teologica" che dagli anni del Concilio fino a oggi, soprattutto grazie al magistero dei Papi - da Paolo vi fino a Benedetto XVI - si va facendo talmente decisiva, da poter rinnovare in toto il nostro modo di "fare teologia".
Tale categoria è quella della "testimonianza". È nota a tutti la celeberrima affermazione di Paolo vi, secondo la quale gli uomini di oggi - e soprattutto i giovani di oggi - non ascoltano più i dottori e i professori, o - se li ascoltano - è perché sono dei testimoni.
Questa affermazione venne sviluppata da Paolo vi soprattutto nell'Esortazione apostolica postsinodale Evangelii nuntiandi; ma pochi sanno quando il Papa la pronunciò per la prima volta.
La pronunciò sull'onda di una forte emozione. Era venuto a incontrarlo il rappresentante del Laos, un saggio monaco buddista. Egli spiegò al Papa la situazione di violente tensioni che attraversavano il suo Paese, esposto alle mire delle nazioni più potenti. "Santità - diceva - vengono i russi, e ci promettono le armi; vengono gli americani, e ci promettono le tecnologie più avanzate; vengono i tedeschi, e ci promettono i soldi. Ma se voi, santità" - concluse il monaco, scuotendo la sua bella testa rasata - "se voi ci mandaste un Francesco d'Assisi, noi ci convertiremmo tutti".
A dire del fedele segretario, monsignor Pasquale Macchi, Paolo vi rimase talmente colpito da questa confessione, che - uscendo dall'udienza - mormorò tra sé e sé: "L'uomo d'oggi non sa che farsene dei dottori e dei professori; ascolta piuttosto i testimoni!".
Ebbene, il tema della Giornata mondiale della gioventù di Sydney è siglato da una solenne consegna di Gesù: "Eritis mihi testes... Voi, miei discepoli, sarete per me i testimoni!".
È il testamento del Maestro, prima di salire al cielo: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi", leggiamo nel primo capitolo degli Atti degli Apostoli, "e mi sarete testimoni... fino agli estremi confini della terra" (Atti degli apostoli, 1, 8).
"Questa sera" - ha detto il Papa durante la Veglia nell'ippodromo di Randwick - "questa sera fissiamo la nostra attenzione sul "come" diventare testimoni". E ha aggiunto una domanda decisiva: "Qual è la nostra risposta, come testimoni cristiani, a un mondo diviso e frammentato?".
Una prima risposta a questa domanda cruciale la incontriamo nel nostro volume fin dalla sua prefazione, firmata da Giuseppe Dalla Torre. Si tratta in effetti di una risposta - osserva l'illustre prefatore - che anima tutta la catechesi del Papa in Australia: una catechesi incentrata sull'azione dello Spirito Santo "che è Signore e dà la vita". "La scelta potrebbe apparire strana all'osservatore superficiale" - continua Dalla Torre. "Potrebbe quasi apparire una sorta di "digressione" dai problemi del momento che assillano la società come pure la Chiesa. E invece l'insegnamento di Benedetto XVI è tutt'altro che teorico e disincarnato, non è una fuga dalle attese delle più giovani generazioni in un mondo disincantato e, talora, disperato" (p. 6).
Di fatto, quella del Papa a Sydney è un'ampia e articolata "catechesi sulla testimonianza", che coinvolge la fede e la ragione, all'insegna di un umanesimo integrale.
"Lasciate che i doni dello Spirito vi plasmino" - raccomanda infatti Benedetto XVI ai giovani. "Come la Chiesa compie lo stesso viaggio con l'intera umanità, così anche voi siete chiamati a esercitare i doni dello Spirito tra gli alti e i bassi della vita quotidiana. Fate sì che la vostra fede maturi attraverso i vostri studi, il lavoro, lo sport, la musica, l'arte (...) Accogliendo la potenza dello Spirito Santo, anche voi potete trasformare le vostre famiglie, le comunità, le nazioni. Liberate questi doni! Fate sì che sapienza, intelletto, fortezza, scienza e pietà siano i segni della vostra grandezza!" (p. 74).
Ecco dunque "come" si diventa testimoni del Signore nel mondo d'oggi! Si tratta in definitiva - commenta da parte sua monsignor Leuzzi - di capire e di vivere che "dalla Pentecoste ha preso origine non un'esperienza religiosa o sociale, sia pure di alto valore morale e umanitario, ma una nuova realtà storica, che è la Chiesa, la cui anima è lo Spirito Santo, e in cui l'uomo può scoprire e realizzare la sua più alta vocazione, quella di costruttore della civiltà dell'amore" (p. 18).
"Di questo" - cioè, in ultima analisi, della mia Persona, che è il Vangelo - "di questo voi sarete per me i testimoni!", continua a ripetere il Signore Gesù ai giovani del terzo millennio.
Declinare il tema della testimonianza, riannodandolo allo Spirito Santo, ai suoi doni, alla vita della Chiesa e del mondo, è stato il grande messaggio del Papa ai giovani di Sydney. Fra l'altro - come già accennavo - è proprio questa la via, forse la più importante, per sottrarre la riflessione teologica di oggi - spesso ripetitiva, astratta e ripiegata su se stessa - alla crisi che sembra avvolgerla, ricollocandola in un dialogo fecondo con i teologi per eccellenza, che sono i santi, i testimoni privilegiati della nostra fede: siano essi santi canonizzati - e a questo riguardo il Papa propone l'esempio dei beati australiani Mary MacKillop e Peter To Rot - o siano anche i santi non canonizzati, e a questo proposito il Papa richiama più volte la testimonianza dei nostri primi maestri nella fede, i nostri genitori e i nostri nonni.
Dobbiamo essere grati al Papa Benedetto, anzitutto, ma anche a monsignor Leuzzi, per averci incoraggiati in questo itinerario affascinante, che invita a declinare teologicamente - oltre che esistenzialmente - le "categorie" della testimonianza e della santità.

(©L'Osservatore Romano - 20 novembre 2008)

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