giovedì 23 aprile 2009

Il Papa indossa la kefiah. E' il simbolo palestinese. Tra due settimane il viaggio in Terra Santa (Galeazzi)


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"Anselmo sa che a Pietro e ai suoi successori (e non ad altri) Gesù ha detto: “Conferma i tuoi fratelli” (Lc 22,32); sa che a Pietro e ai suoi successori (e non ai vari opinionisti nella “sacra doctrina”, per quanto dotti e geniali) Gesù ha promesso: “Tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli” (Mt 16,19); sa che a Pietro e ai suoi successori (e non all’una o all’altra colleganza ecclesiastica o culturale) Gesù ha dato il compito di pascere l’intero suo gregge (cf Gv 21,17)" (Monumentale omelia del card. Giacomo Biffi, Aosta, 21 aprile 2009)

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IN PIAZZA SAN PIETRO DAVANTI A 40 MILA FEDELI. GLIEL’HA REGALATA UNA RAGAZZA

Il Papa indossa la kefiah

E' il simbolo palestinese. Tra due settimane il viaggio in Terra Santa

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Il Papa indossa la kefiah di Arafat nel giorno in cui il ministro israeliano che organizza il suo arrivo in Terra Santa gli chiede di non ricevere in Vaticano il sindaco di Hamas.
A piazza San Pietro, davanti a 40 mila fedeli, Benedetto XVI si è messo sulle spalle il telo bianco e nero simbolo del patriottismo palestinese.
Ieri a fine udienza due ragazzi di Betlemme hanno regalato a Benedetto XVI la tradizionale sciarpa-copricapo: un anticipo di Terra Santa arrivato in Vaticano dalla parrocchia di «Campo dei pastori», mentre il Papa si prepara a partire, tra due settimane, per Giordania, Israele e Territori palestinesi. Agli inizi del Novecento la kefiah fu associata alla rivolta araba al punto da indurre l’esercito britannico ad imprigionare ogni palestinese che la portasse.
In seguito si determinò una distinzione in base ai colori. La kefiah bianca e nera (quella indossata ieri dal Pontefice) fu associata all’Olp di Yasser Arafat e ad Al-Fatah.
Quella bianca e verde divenne l'emblema dei fondamentalisti islamici di Hamas. Il manto bianco e rosso, invece, rappresenta da decenni il movimento d'ispirazione marxista-comunista per la liberazione della Palestina.
Ieri mattina il Pontefice ha prima stretto la mano a un ragazzo mediorientale che indossava una kefiah, quindi si è messo sul collo un’altra kefiah, dai colori bianco e nero, che una ragazza gli ha offerto srotolandola da un pacco. Dopo qualche istante il segretario personale, monsignor Georg Gaenswein, ha preso il telo dalle spalle del Papa e lo ha messo insieme agli altri doni che il Pontefice ha ricevuto dai pellegrini che celebravano il 25° anniversario della consegna della croce dell’Anno Santo ai giovani del mondo. Un'immagine insolita, quella del Papa con la kefiah, che ha fatto immediatamente il giro del mondo proprio nel giorno in cui con un’iniziativa insolita, il ministro israeliano del turismo Stas Misezhnikov (membro di «Israel Beitenu», destra radicale) ha formalmente chiesto a Benedetto XVI di astenersi dal ricevere nei prossimi giorni in Vaticano il sindaco di una cittadina araba della Galilea. Il sindaco di Sakhnin, Mazen Ghanaim, secondo il ministro dello Stato ebraico, «è un sostenitore del terrorismo e un fomentatore di conflitti, il quale agisce contro gli interessi nazionali dello Stato entro il quale egli funge da sindaco».
Parole durissime accompagnate dall’appello «a Sua Santità affinché si astenga dal riceverlo».
Il ministro è il responsabile supremo dei preparativi per la visita di Benedetto XVI in Israele il mese prossimo. La reazione del sindaco Ghanaim non si è fatta attendere. In una lettera inoltrata al premier Benyamin Netanyahu (Likud) ha espresso «sbalordimento» per l’intervento del membro del governo. «È suo dovere mettere fine ad espressioni del genere», ha aggiunto Ghanaim. «Forse Misezhnikov non ha notato che la campagna elettorale di febbraio è finita». Accennava alla propaganda elettorale di Israel Beitenu, che è stata caratterizzata da toni aspri e critici nei confronti della minoranza araba in Israele.
Vive proteste per la sortita del ministro Misezhnikov sono state espresse anche dall’organizzazione Adala che lotta per l’emancipazione della minoranza araba in Israele. Intanto il bianco e nero sulla veste papale passa alla storia.

© Copyright La Stampa, 23 aprile 2009 consultabile online anche qui.

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