mercoledì 22 aprile 2009

Papa Ratzinger ha scelto la via di contraddire il mondo, di rompere il cerchio magico della comunicazione (Baget Bozzo)


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Il Papa che produce conflitto

GIANNI BAGET BOZZO

Papa Benedetto entra nel quinto anno di pontificato. I tempi cambiano, anche per la Chiesa. Non sono più quelli di Giovanni Paolo II. Il Papa polacco esprimeva in sé la duplice lotta al nazismo e al comunismo, i due volti dello Stato totalitario che s’erano incrociati contro l’Occidente e contro la Chiesa, determinando una solidarietà tra Chiesa e Occidente. Essi hanno valso al papato romano un tempo di considerazione e di rispetto: da Pio XII in poi, ha conosciuto un riconoscimento che prima gli era stato negato. Oggi nel mondo occidentale si afferma un ateismo assai diverso da quello comunista che vedeva nella Chiesa un avversario religioso.
Vi è un altro ateismo che vede la Chiesa irrilevante e le sue parole non legittime nel discorso pubblico perché legate formalmente a una fede che trascende la ragione. La tecnologia crea un universo in cui la natura diviene parte degli strumenti umani e il divino un limite alla potenza della ragione.
Non essere inclusi nella comunicazione vuol dire essere esclusi dal mondo, non poter più esprimere messaggi non conformi alla logica del sistema. Non c’è l’oppressione delle persone, almeno in Occidente, ma vi è la neutralizzazione del messaggio.
La Chiesa può reagire accettando di rimanere una nicchia della società ed esprimere il suo linguaggio in modo non alternativo alle concezioni dominanti, riducendo il suo messaggio nei limiti di ciò che è comunemente accettato e da tutti riconosciuto.
Questa è la condizione della Chiesa in molti paesi occidentali.
Il Papa è un’autorità storica in Occidente, può dare l’identità alle Chiese a cui l’autorità è sottratta dalla comunicazione dominante. Ciò può risultare scomodo agli stessi credenti che preferiscono un accomodamento col mondo che li circonda e diventare anonimi nel conformismo.
Papa Ratzinger ha scelto la via di contraddire il mondo, di rompere il cerchio magico della comunicazione, di parlare un linguaggio in cui Dio sia riconosciuto come fondamento dell’uomo e l’uomo come sua immagine.
È un’estensione del sacro al corpo che il Papa esprime, dando continuità al magistero della Chiesa e accettando il conflitto con le opinioni dominanti. Costituisce così un’eccezione che costruisce le ragioni ultime di quella libertà per cui l’Occidente è nato. È l’antica lotta tra Babele e Gerusalemme. Non a caso Ratzinger ha costruito la sua storia intellettuale valorizzando la connessione tra Roma e Gerusalemme. Il Cristianesimo, per non svanire nell’irrilevanza che il nuovo ateismo imporrebbe, deve mantenere la differenza cristiana che non è la morale ma una fede.
Il Papa ha prodotto un conflitto ma era nelle cose, la Chiesa l’ha raccolto nella sfida del mondo.
La Chiesa riconosce la potenza della tecnica e la vocazione umana a possedere il mondo. Vuole solo salvare il principio che l’uomo non perda se stesso nella costruzione della sua opera e non mantenga la diversità tra il suo essere e il suo agire, tra il suo spirito e la sua azione. L’Occidente è un frutto del Cristianesimo e la società della comunicazione e della tecnologia lo è anch’essa. La Chiesa per bocca del Papa intende salvare le radici che hanno prodotto il frutto e accetta il conflitto per amore dell’uomo. Vuole che questo messaggio sia pubblico perché Dio è un fatto pubblico, non può essere cancellato né dalla storia umana né da quella dell’Occidente.
Se non producesse il conflitto non sarebbe Chiesa, il rischio è che il mondo diventi così forte da rendere impossibile il conflitto e indurre la Chiesa al silenzio.
Il papato è conscio che lo stato pubblico della Chiesa appartiene alla sua missione. Questo crea un conflitto inevitabile ma un conflitto salvifico perché pone la differenza cristiana nella totalità umana, impedisce che essa divenga totalitaria e costituisca un universo chiuso.
La ragione può essere totale, la fede cristiana non può che rompere la totalità verso l’infinito.
Il Papa fa questo e papa Ratzinger lo fa particolarmente bene.

© Copyright La Stampa, 22 aprile 2009 consultabile online anche qui.

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