giovedì 28 maggio 2009

La Cei: non siamo un soggetto politico e per questo non diamo patenti a nessun partito (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questa bella sintesi di Salvatore Izzo che fa un po' chiarezza sulle distorsioni mediatiche degli ultimi giorni.
R.

CEI: NON SIAMO SOGGETTO POLITICO E NON PARTEGGIAMO

(AGI) - CdV, 27 mag.

(di Salvatore Izzo)

"La Chiesa non e' un soggetto politico e per questo non da' patenti a nessun partito". Questa affermazione fatta ieri dal segretario generale della Cei, mons. Mariano Crociata, e' stata seguita oggi da un'altra precisazione per escludere qualunque giudizio negativo su candidate alle prossime euroepee. Entrambi gli interventi sono stati resi necessari dai ripetuti tentativi di arruolare la Cei in uno degli schieramenti che si fronteggiano nella campagna elettorale per le Europee attualmente in corso. Gia' nelle settimane precedenti all'Assemblea erano state lette in questo modo dichiarazioni di esponenti del modo cattolico sulla questione dell'immigrazione e in particolare sui respingimenti. Cosi' il presidente della Cei, Angelo Bagnasco, nella sua prolusione aveva dovuto ricordare che i respingimenti - verso i quali ci sono riserve per il rischio che non siano rispettati diritti fondamentali come quello alla vita e quello all'asilo politico - erano stati gia' attuati da precedenti governi oltre che da altri Paesi.
E in merito al multiculturalismo - criticato recentemente dal premier - aveva ricordato che la Chiesa non lo ritiene un modello positivo, preferendo quello dell'interculturalita' che rispetta tutte le identita' ma vuole che esse dialoghino tra di loro nel contesto storico e culturale nel quale gli immigrati si inseriscono. Chiarimenti che evidentemente non sono bastati a far capire che la Chiesa non intende schierarsi con nessuna parte politica ma a tutte rivolge i suoi richiami ed indicazioni. E allora - forse per non smentirsi - l'attenzione si e' concentrata su un altro passaggio della prolusione, quello che riguardava il contributo che la Chiesa Italiana sta cercando di dare alla crisi economica. Anche in questo caso, il presiente della Cei si era ben guardato dallo scendere nell'agone politico schierandosi con questo o quello schieramento, limitandosi a dire che la Chiesa condivide l'auspicio che la crisi si risolva in tempi rapidi che i suoi effetti drammatici si sentono in particolare sul piano occupazionale.
"Contraendosi gli ordinativi e le commesse, dalle imprese viene azionata la leva occupazionale, talora in tempi e modi alquanto sbrigativi, come si trattasse di alleggerire la nave di futile zavorra", era stata la sua denuncia. Secondo il cardinale, inoltre, oggi "a patire le maggiori ripercussioni e' la fascia dei precari" per i quali "gli ammortizzatori previsti sono davvero modesti". Affermazioni enfatizzate dai giornali al punto da costringere il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, a definire "una menzogna" l'interpretazione data da alcuni media alle frasi del card. Bagnasco sulla crisi economica presentandole come una denuncia di inadempienze del Governo, al quale semmai si intendeve rivolgere un incoraggiamento a fare ancora di piu'. Ai giornalisti, Crociata avevava anche escluso prese di posizione su vicende di gossip che riguardano personaggi politici, ricordando che la Chiesa indica dei criteri morali e poi le singole coscienze, rettamente formate, giudicano sulla propria coerenza e eventualemente su quella degli altri. E, nel contesto del tema assembleare, che e' quello dell'emergenza educativa, aveva aggiunto che gli adulti sono responsabili dell'esempio che danno ai piu' piccoli, responsabilita' che crescono se vi e' maggiore visibilita', sempre esplictamente precisando di non riferirsi a singole situazioni. Avvertenza caduta abbastanza nel vuoto.
Oggi, infatti, si e' resa necessaria una nuova precisazione non ufficiale: "parlando della bellezza come criterio che non deve essere esclusivo, mons. Diego Coletti si riferiva all'atmosfera culturale e non alle elezioni". Al presule - chiamato a illustrare ai giornalisti il tema dei lavori, cioe' l'emergenza educativa -nera stata posta una domanda sulla scelta di candidate alle elezioni in base non gia' alla competenza ma al solo aspetto estetico o alla sola notorieta' pubblica. Dopo aver aveva ben chiarito di non voler riferirsi alle attuali liste elettorali, il vescovo aveva ricordato che "la bellezza non puo' essere ridotta alle emozioni: l'importante e' non fermarsi li': l'occhio vuole la sua parte e la bellezza intesa come percezione immediata della forma e' buona cosa. Cio' che crea un guasto educativo e culturale - secondo il vescovo di Como - e' che questo sia l'elemento unico o decisivo per cui gli altri elementi diventano del tutto secondari". Questo e' diventato per alcuni media "un nuovo affondo" delal cei contro il Governo. E pensare che mons. Coletti si era preoccupato di citare in positivo sia l'attuale ministro dell'Istruzione Maria Stella Gelmini (perche' contraria ai tagli) che il suo predecessore Luigi Berlinguer (perche' firmatario di una norma sulla parita' scolastica). Ma non e' bastato a fermare il tentativo di "tirare i vescovi per la tonaca" che dura da settimane.

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