mercoledì 13 maggio 2009
La giornata di Benedetto XVI a Gerusalemme: Tra le antiche mura della città santa (Osservatore Romano)
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La giornata di Benedetto XVI a Gerusalemme
Tra le antiche mura della città santa
dal nostro inviato Gianluca Biccini
Entro le antiche mura della città santa Benedetto XVI ha vissuto martedì una mattinata in cui può essere sintetizzato tutto il senso di questo suo pellegrinaggio in Terra Santa. È entrato a piedi scalzi nella Cupola della Roccia, sacro ai musulmani; ha deposto una preghiera tra le fessure di due enormi massi del Muro occidentale venerato dagli ebrei e ha guidato il Regina caeli nel cenacolo, caro ai cattolici, perché qui Gesù istituì l'eucaristia e il sacerdozio ministeriale.
Cinque ore intensissime, come intenso è tutto questo dodicesimo viaggio internazionale di Benedetto XVI, scandite da una serie ininterrotta di appuntamenti con le principali realtà religiose della città, che in questi giorni è più blindata del solito (sarebbero operativi ottantamila tra soldati e poliziotti).
Dapprima il Papa si è recato nella spianata delle Moschee per incontrare il gran muftì di Gerusalemme, che dal luglio 2006 è lo sceicco Muhammad Ahmad Husseyn. Sunnita, è suprema autorità giuridica islamica locale.
Il Pontefice è stato accolto presso la Cupola della Roccia, chiamata anche moschea di Omar, il più antico monumento islamico in Terra Santa. Dominata dalla grande cupola d'oro, chiamata dai musulmani "Nobile Santuario", la spianata delle Moschee a Gerusalemme est è per i musulmani il sito da cui, secondo la tradizione, il profeta Maometto salì in cielo.
Al grande piazzale si accede da otto scaloni di pietra che culminano in portici, una zona tre volte sacra visto che qui i cristiani ricordano la profezia di Gesù sul tempio di Gerusalemme mentre gli ebrei la collegano alla memoria di Abramo e di Isacco e al tempio di Salomone.
Benedetto XVI ha visitato la Cupola della Roccia, dove sono in corso lavori di ristrutturazione, a piedi scalzi, in segno di rispetto per le tradizioni dell'Islam. La visita, durante la quale ha parlato a lungo con gli accompagnatori che gli illustravano il significato dei luoghi visti, ha preceduto l'incontro pubblico con gli esponenti della comunità musulmana, svoltosi nell'edificio di "Al-Kubbah Al-Nahawiyya".
Successivamente il Pontefice si è recato presso il lungo tratto originale del Muro Occidentale, che gli ebrei chiamano "Kotel", realizzato nel 20 avanti Cristo per sostenere la spianata del Tempio. Responsabile di questo luogo sacro è il rabbino Shmuel Rabinovitch, che ha accolto Benedetto XVI insieme con il ministro del turismo israeliano, Stas Misenzinkov. Nel breve saluto rivoltogli il ministro ha ricordato come nel corso degli anni "queste pietre abbiano assistito a guerre terribili" ma anche "ad una ritrovata aspirazione alla pace e all'unità più autentica fra nazioni, religioni e popoli". "La sua visita qui - ha aggiunto - ha un significato storico per ebrei e cristiani ovunque si trovino. Credo che la "notizia" della pace che lei porta convinceranno i cuori di milioni di cattolici di tutto il mondo". Gerusalemme, ha detto ancora, è una città che ha la capacità di esprimere la forza spirituale necessaria a cambiare gli eventi del mondo, ma soprattutto Gerusalemme è e deve essere la città della pace e della riconciliazione. Con la presenza del Papa proprio in questa città "abbiamo il privilegio - ha aggiunto il ministro - di veder nascere la fraternità proprio qui a Gerusalemme. E "la pace a Gerusalemme - ha concluso il rappresentante del governo israeliano - porterà la pace su tutta la terra"
È seguita la lettura di un salmo in ebraico da parte del rabbino e in latino da parte del Papa, prima che questi si accostasse alle antiche pietre del muro per deporvi, visibilmente commosso, la sua "fituch". Così infatti gli ebrei chiamano il foglio su cui scrivono preghiere e meditazioni da lasciare tra le fenditure, dinanzi alle quali pregano da oltre duemila anni.
Lasciata Gerusalemme vecchia, il Pontefice si è poi recato nel centro Hechal Shlomo, che significa "residenza di Salomone", accanto alla grande sinagoga. Ai due gran rabbini di Gerusalemme, il sefardita Shlomo Amar, di rito orientale, e l'ashkenazita Yona Metzeger, di rito occidentale, Benedetto XVI ha ripetuto che la Chiesa cattolica è irrevocabilmente impegnata sulla strada tracciata dalla Nostra aetate per la riconciliazione tra cristiani ed ebrei.
Infine la sosta al Cenacolo, conclusasi con un breve momento di adorazione nella concattedrale latina di Gerusalemme, intitolata al Santissimo Nome di Gesù.
Il suggestivo luogo dell'ultima cena, dove Cristo apparve agli apostoli dopo la risurrezione, dove discese lo spirito santo a Pentecoste, dove Mattia venne eletto tra i dodici dopo il tradimento di Giuda, e dove si tenevano le riunioni di preghiera della prima comunità cristiana, oggi non è più una chiesa. È una ex moschea di proprietà dello stato di Israele, visitabile come un museo, anche perché nella parte inferiore del fabbricato vi è una tomba venerata dagli ebrei come la sepoltura di Davide.
Dopo il saluto rivoltogli dal custode di Terra Santa, padre Pizzaballa - che ha denunciato lo stato di incuria del Cenacolo -, e il canto del veni Creator, Benedetto XVI ha pregato il Regina caeli con gli ordinari di Terra Santa, con i quali ha poi pranzato nella sede del Patriarcato latino. Nei discorsi pronunciati in occasione degli incontri con la comunità cattolica il Papa ha definito i fedeli locali "candele accese" che illuminano i luoghi santi cristiani, esortandoli a mantenere viva la loro presenza in Terra Santa e ad essere artefici di pace per l'intera regione.
(©L'Osservatore Romano - 13 maggio 2009)
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