mercoledì 13 maggio 2009

Il Papa: «Dio, manda qui la pace» (Lorenzoni)


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Il Papa: "In un mondo tristemente lacerato da divisioni, questo sacro luogo serve da stimolo e costituisce inoltre una sfida per uomini e donne di buona volontà ad impegnarsi per superare incomprensioni e conflitti del passato e a porsi sulla via di un dialogo sincero finalizzato alla costruzione di un mondo di giustizia e di pace per le generazioni che verranno" (Discorso al Gran Mufti)

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Accoglie la richiesta del Gran Muftì di adoperarsi contro le aggressioni ai palestinesi e ribadisce: riconciliazione tra cristiani ed ebrei

«Dio, manda qui la pace»

Tra islam ed ebraismo Ratzinger a Gerusalemme in moschea e poi al Muro del pianto

Rodolfo Lorenzoni

In dialogo. Senza riluttanza, senza ambiguità. Il confronto tra Chiesa Cattolica e Islam nella visione di Benedetto XVI deve essere sincero e fruttuoso, perché conduce alla costruzione di un mondo di pace e di giustizia.
Nella Spianata delle Moschee, primo Papa cattolico della storia a visitare quella Cupola della Roccia sacra ai musulmani da dove secondo tradizione Maometto ascese al cielo, Benedetto è accolto dal Gran Muftì di Gerusalemme Mohammed Hussein, il quale gli chiede subito ed esplicitamente di «operare affinché cessi l'aggressione israeliana contro i palestinesi». Ratzinger prende la parola e spiega al mondo che là dove la diplomazia e la politica stentano ad arrivare, la forza della religione e la sapienza della spiritualità sanno invece indicare la strada. «In una terra tristemente lacerata da divisioni – dice Benedetto - questo sacro luogo costituisce una sfida ad impegnarsi per superare incomprensioni e conflitti del passato e a porsi sulla via del dialogo». Ancora una volta il filo conduttore che segna questo straordinario viaggio del Papa, la ragione più profonda del pellegrinaggio in Terra Santa, è l'invocazione all'avvicinamento tra le tre religioni monoteistiche: cristianesimo, islam ed ebraismo devono, insieme e nel nome delle comuni radici in Abramo, «giocare un ruolo attivo nell'appianare le divisioni e nel promuovere la solidarietà umana». Anche e soprattutto nelle contese che dilaniano il Medio Oriente e nel conflitto israelo-palestinese. La trama pazientemente tessuta dal Pontefice continua infatti a prendere forma nella successiva visita di ieri, compiuta al principale luogo sacro per l'ebraismo. Poco lontano dalla Spianata sorge infatti il Muro del Pianto e Benedetto, come già fece Giovanni Paolo II nel 2000, deposita la sua preghiera in una fenditura, per poi sostare in raccoglimento di fronte ai resti del secondo tempio di Salomone. Lì, in quel testo autografo deposto nel muro, Benedetto riversa solennemente le sue speranze di concordia universale e di pace per queste terre martoriate: «Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe – recita la preghiera del Papa - ascolta il grido degli afflitti, dei timorosi, dei diseredati: manda la pace sulla Terra Santa, sul Medio Oriente e su tutta la famiglia umana». Anche con gli ebrei, dunque, quella dell'amicizia è una scelta convinta, obbligata, senza ripensamenti. Benedetto lo ribadisce davanti ai due gran rabbini di Israele, il sefardita Shlomo Amar e l'ashknazita Yona Metzger: «La Chiesa Cattolica è irrevocabilmente impegnata sulla strada decisa dal Concilio Vaticano II per una autentica e durevole riconciliazione fra cristiani ed ebrei».

© Copyright Il Tempo, 13 maggio 2009 consultabile online anche qui.

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