martedì 12 maggio 2009
Il rabbino Laras rilascia a Rodari un'intervista del tutto diversa da quella concessa a "Il Giornale"
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Intervista al rabbino Giuseppe Laras: “Il Papa è stato fermato da una didascalia?”
di Paolo Rodari
mag 12, 2009 il Riformista
Rabbino Giuseppe Laras, Benedetto XVI ieri pomeriggio è arrivato al memoriale dello Yad Vashem - memoriale delle vittime dell’Olocausto - ma come in passato fece Wojtyla e come di per sé fanno tutti i capi di Stato, non è entrato nel museo dove, tra le altre cose, è esposta una didascalia dedicata a Pio XII in cui Papa Pacelli viene definito responsabile del «silenzio» e dell’«assenza di linee guida» per denunciare lo stesso Olocausto. Come commenta l’arrivo del Pontefice?
È difficile parlare dell’arrivo del Pontefice allo Yad Vashem in modo del tutto favorevole. Mi rendo conto che la didascalia dedicata a Pio XII possa non piacere, ma entrare nel museo avrebbe avuto un valore simbolico enorme. Però certo, non era in programma e dunque non vi sono problemi. Dico soltanto che , in generale, una visita più approfondita avrebbe significato testimoniare con un gesto altamente simbolico un sentimento di maggiore partecipazione verso le sofferenze del popolo ebraico. E poi, in fondo non sarebbe stata una cosa così sconvolgente per il Papa: la didascalia dedicata a Pio XII è ben poca cosa rispetto all’intero museo.
Ratzinger ha un approccio diverso ai rapporti con l’ebraismo di quello che aveva Giovanni Paolo II?
Quando Ratzinger è divenuto Pontefice sono stato chiamato dalla rivista Jesus a commentare la cosa. Ho parlato di lui in termini positivi e ho espresso l’auspicio che Benedetto XVI avesse nel suo magistero un approccio rispetto alla Shoah, alle sofferenze del nostro popolo, il più possibile simile a quello del Pontefice polacco. Purtroppo debbo dire che non sempre è stato così. Certo, occorre ricordare che tra i due Pontefici vi sono differenze caratteriali non da poco. Ma io ritengo che ancora oggi sia unica l’apertura al dialogo e alla reciproca comprensione propria del pontificato wojtyliano.
Ieri però Benedetto XVI ha detto cose notevoli: ha ricordato la Shoah dicendo che non va mai negata e che un simile orrore disonora l’umanità. Poche ore prima aveva condannato ogni forma d’antisemitisimo e in Giordania ha parlato della medesima radice che accomuna i due credo.
Beninteso. Le parole che il Papa ha detto sono importanti e positive. La mia è una velata critica riferita soltanto al fatto che una visita al museo sarebbe stata molto significativa. In generale l’arrivo del Papa in Israele lo giudico positivamente.
Perché?
In passato, anche nel passato recente, ci sono state polemiche e tensioni difficili. Diciamo dei malintesi. E un arrivo di Benedetto XVI non può che aiutare a far sì che queste tensioni si sciolgano.
Tra queste tensioni brucia ancora la vicenda della revoca della scomunica al vescovo lefebvriano (negazionista sulla Shoah) Richard Williamson?
Quella vicenda per noi resta incomprensibile. Il Papa con la lettera di spiegazione della stessa revoca ha fatto molto. Anche se mi sembra che la cosa di per sé sussista ancora. A Williamson la scomunica resta revocata.
Arrivando ieri mattina a Tel Aviv il Papa ha supplicato tutti a esplorare ogni possibile via per la ricerca di una soluzione giusta al conflitto tra israeliani e palestinesi «così che ambedue i popoli possano vivere in pace in una patria che sia la loro, all’interno di confini sicuri e internazionalmente riconosciuti». Come commenta?
Un discorso dedicato alla situazione politica ce lo aspettavamo. La strada indicata dal Papa è nota. Occorre comunque che vengano anzitutto estirpati ovunque i sentimenti di anti-semitismo e anti-israelianesimo diffusi.
© Copyright Il Riformista, 12 maggio 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
Non ci si intrometta negli affari interni della Chiesa Cattolica!
La revoca della scomunica e' questione che riguarda soltanto noi e non altre fedi. Punto e stop!
Anzi, auspico che, al suo ritorno dall'impegnativo viaggio in Terra Santa, il Papa si occupi in modo specifico del reintegro completo della Fraternita' San Pio X nella Chiesa Cattolica.
Si tratta di nostri fratelli nella fede.
E' quantomento singolare che si rilascino due interviste cosi' diverse per toni e contenuti.
R.
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9 commenti:
Perchè Rodari è bravo e preparato e sa cosa domandare: così si svelano gli altarini. Saluti, Eufemia
una bella faccia da palta.
Senti qui che roba "la didascalia dedicata a Pio XII è ben poca cosa rispetto all’intero museo", capito?Il papa non si permetta di fare il difficile, cosa volete che sia una targa su cui è scritto che un suo predecessore è stato complice morale di un genocidio. Eh, perbacco non bisogna fare i difficili. Noi ebrei sì che siamo tipi che lasciamo correre: ci siamo infatti incazzati come dei puma perchè ha detto "uccisi" e non "sterminati".Laras non è nuovo a rilasciare interviste su giornali diversi con toni diversi. o chi trascrive le interviste è uno spiritoso o lo spiritoso è lui.
cara Raffaella non ci si può meravigliare. C'è chi adatta alle circostanze ed al giornale per cui rilascia interviste come fanno i camaleonti cambiando colore a seconda del posto in cui si trovano per rendersi irriconoscibili. :-) Mi auguro che queste continue intromissioni abbiano termine. Non mi risulta che il Papa si intrometta nelle varie regole della religione ebraica.
Non c'è da meravigliarsi se il Santo Padre è avversato e perseguitato.
Preghiamo per Lui!
Raffaella ti segnalo che su Sat 2000 c'è Laras e Magister e soprattutto la Caricato hanno risposto benissimo dicendo cose splendide. Specia la Caricato ha sottolineato l'enorme emozione e autentica commozione di ieri allo Yas Vashem che lì era stata capita e colta da tutti i presenti.
Scusami Sam,vedo solo ora il tuo post!
Peccato essersi persi questa chicca...
R.
Come sempre a dialogare bisogna essere in due. Consapevoli, certo, dei propri punti di forza ed dei propri eventuali punti di debolezza, ma disponibili (tutti e due) a spiegarsi (non a piegarsi) e ad ascoltarsi per comprendersi.
In due.
Ma... là dove ce n'è uno solo... come si può dialogare!
Quest'uno potrebbe, sì, guardarsi nello specchio, ma a chi e a cosa servirebbe?
I nostri "fratelli maggiori" (non vedo perchè dovrebbero sentirsi offesi dall'essere chiamati in questo modo) non hanno orecchie? hanno solo bocche?
Benedetto non può andare avanti così. Il suo essere tedesco (anche se bavarese), il suo essere nato nel '26, il suo essere stato costretto nelle forze anti-aeree costituisce un handicap insormontabile per chi coltiva odiosi pregiudizi (razziali?). Pregiudizi che non possono essere superati perchè quando le vittime diventano carnefici lo diventano nel modo più insaziabile. Non si accontentano più.
Pagine e pagine di stupendi e profondissimi scritti di una vita intera, discorsi commoventi, dichiarazioni, gesti, omaggi, preghiere ... non bastano! Ne manca sempre uno...
La mano di Papa Benedetto è tesa. Non la vogliono stringere. Amen. Si rassegni!
Adesso, però, serenamente, basta!
Caro Gianni, non posso che concordare! Parola per parola...
Diciamo che e' stata versata la classica goccia...adesso basta!
L'espressione "fratelli maggiori" e' molto suggestiva e soprattutto mediatica (come al solito!), ma in realta' gli ebrei non amano molto questa definzione perche' il fratello maggiore è colui che perde il diritto di primogenitura per indegnità.
Vi risulta che Benedetto XVI abbia mai chiamato gli ebrei fratelli maggiori?
Io non lo ricordo...
R.
Non mi risulta proprio che Ratzinger/Benedetto abbia mai definito gli ebrei "fratelli maggiori".
Non è giusto però caricare questa definizione di significati negativi. Non è così sbagliata! I fratelli maggiori sono "fratelli" nati per primi, da genitori comuni e... non è così tra ebrei e cristiani? I loro Padri sono i nostri Padri. Quando parliamo di Antico Testamento i loro Libri sono i nostri Libri (E' vero ci sono alcune differenze anche in questa materia. Non tutti i libri sono comuni, ma la stragande maggioranza lo è)
Non mi risulta che i fratelli maggiori perdano i loro diritti di primogenitura e all'eredità....
Poi, evidentemente c'è il Nuovo Testamento e Cristo che ci distanziano.
Ma se parliamo di origini, di radici e di genealogie... fratelli lo siamo davvero.
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