martedì 12 maggio 2009
Contrastanti le reazioni al discorso allo Yad Vashem: forti apprezzamenti ma anche voci di dissenso (Bernardelli)
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Contrastanti le reazioni: forti apprezzamenti ma anche voci di dissenso
DI GIORGIO BERNARDELLI
Nonostante la condanna inequivocabile dell’antisemitismo pronunciata da Benedetto XVI fin dal suo arrivo a Tel Aviv, ieri sera è stata tiepida in Israele l’accoglienza del discorso allo Yad Vashem.
Erano passati pochi minuti dalla fine dell’incontro con il Papa quando il rabbino Yisrael Lau, proprio presidente dello Yad Vashem, ha espresso un giudizio gelido ai microfoni di Channel 1, il primo canale della tv pubblica: a suo parere, mentre il resto della prima giornata di Benedetto XVI era stato molto positivo, il discorso al memoriale della Shoah è stato «deludente». «Non ho visto nelle sue parole compassione, dolore per la tragedia dei sei milioni di morti – ha dichiarato gelido –.
Non ha detto neppure la parola 'sei'. E poi non ha detto nulla sui carnefici, tedeschi o nazisti che fossero.
Ma quello che mi ha addolorato di più sono state le mancate condoglianze alla nazione ebraica, che nella Shoah ha perso un terzo dei suoi figli. Ha fatto un discorso cosmopolita».
Parole rese ancora più dure dal fatto che a pronunciarle è stato una personalità come Lau, già rabbino capo fino al 2003 e – soprattutto – lui stesso un sopravvissuto al campo di sterminio di Buchenwald.
A riequilibrare un po’ il giudizio ci ha pensato il direttore dello stesso Yad Vashem, Avner Shalev, che dal Papa ha detto di aver ascoltato «affermazioni importanti, soprattutto rispetto alla condanna di coloro che negano l’Olocausto. È stato un discorso importante e interessante, che ha ricordato a tutti la necessità di combattere la violenza, dovunque si annidi». È però soprattutto dal mondo della destra religiosa che non smettono di arrivare attacchi a Benedetto XVI: Eli Yishai, il leader dello Shas, partito di governo, ha accusato ieri sera il Papa di «aver fallito nel contrastare i vecchi e nuovi negatori della Shoah».
Parole sconcertanti, che sono purtroppo figlie dei tanti veleni circolati sulla stampa israeliana alla vigilia di questa visita. Non solo su media estremisti, come quelli vicini al mondo dei coloni: anche un grande quotidiano popolare come «Yediot Ahronot» ha indugiato in maniera subdola sugli anni giovanili in Germania di Joseph Ratzinger.
Il tutto accompagnato dall’idea (altrettanto infondata) che la Chiesa cattolica voglia togliere qualcosa agli ebrei a Gerusalemme. Contro tutto questo Peres ieri ha detto parole importanti, spiegando come il Papa sia venuto in Israele da autentico «promotore di pace». La speranza è che oggi anche i giornali aiutino i loro lettori a capire chi è davvero l’uomo che in questi giorni hanno davanti.
© Copyright Avvenire, 12 maggio 2009
Nella foto Yisrael Lau e Reuven Rivlin, che sembrano cordiali con il Papa, ma che, subito dopo la visita, lo colpiranno duramente parlando con i media.
Ricordate il rabbino invitato dal Papa al sinodo di ottobre?
Tanti sorrisi e poi, con i giornalisti, si prodigo' in una requisitoria contro Pio XII.
Se la Santa Sede avesse agito con la massima durezza diplomatica gia' allora (come il blog, modestamente, chiedeva), forse, oggi non saremmo a questo punto...
R.
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4 commenti:
può darsi, cara Raffaella.
Ma forse un somaro resta un somaro.
E Non c'è niente da fare.
aggiungo, anche se non so quanto interessi che anche questa sera il TG3 ha fatto un buon servizio (Balducci ha detto che il papa forse è criticato perchè ha ha il linguaggio tagliente della scrittura) e che l'intervista di Peres su TG2 è veramente buona.
Non perdiamo la speranza.
Il presidente Peres e' una gran brava persona.
R.
per che motivo insistere con questa gente? Sembra che la cosa unica è procurare la conversione dell'ebraico.
Légolas
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