martedì 12 maggio 2009

Il dialogo interreligioso secondo Benedetto XVI: Dialogo culturale e dialogo interreligioso (Bernardelli)


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Il dialogo interreligioso secondo Benedetto XVI

Ore 10,30: Dialogo culturale e dialogo interreligioso

Giorgio Bernardelli

Il discorso del Papa sulla Spianata delle Moschee ha detto ovviamente cose importanti al mondo musulmano. Però dovrebbero leggerlo bene anche certi esegeti di casa nostra delle parole di Benedetto XVI.
Perché il Pontefice ha spiegato a Gerusalemme anche come deve essere letta veramente la famosa frase - scritta nella prefazione del libro di Marcello Pera - secondo cui tra le religioni il dialogo può essere solo culturale.
Circola infatti una vulgata secondo cui questo significherebbe che ciò in cui credono gli altri non conta assolutamente nulla: dialoghiamo semplicemente perché siamo tutti sulla stessa barca e quindi se riusciamo ad andare d'accordo è meglio.
Ovviamente non è questo il significato vero delle parole del Papa. Del resto sarebbe alquanto bizzarro se un Pontefice che insiste così tanto sul rapporto tra fede e ragione, poi escludesse dal dominio della ragione la fede dell'altro.

È proprio l'identità religiosa dei musulmani a rendere possibile il dialogo culturale. Leggete questo passaggio del discorso di Benedetto XVI, che non ha bisogno di spiegazioni:

Poiché gli insegnamenti delle tradizioni religiose riguardano ultimamente la realtà di Dio, il significato della vita ed il destino comune dell’ umanità – vale a dire, tutto ciò che è per noi molto sacro e caro – può esserci la tentazione di impegnarsi in tale dialogo con riluttanza o ambiguità circa le sue possibilità di successo. Possiamo tuttavia cominciare col credere che l’Unico Dio è l’infinita sorgente della giustizia e della misericordia, perché in Lui entrambe esistono in perfetta unità. Coloro che confessano il suo nome hanno il compito di impegnarsi decisamente per la rettitudine pur imitando la sua clemenza, poiché ambedue gli atteggiamenti sono intrinsecamente orientati alla pacifica ed armoniosa coesistenza della famiglia umana.
Per questa ragione, è scontato che coloro che adorano l’Unico Dio manifestino essi stessi di essere fondati su ed incamminati verso l’unità dell’intera famiglia umana. In altre parole, la fedeltà all’Unico Dio, il Creatore, l’Altissimo, conduce a riconoscere che gli esseri umani sono fondamentalmente collegati l’uno all’altro, perché tutti traggono la loro propria esistenza da una sola fonte e sono indirizzati verso una meta comune. Marcati con l’indelebile immagine del divino, essi sono chiamati a giocare un ruolo attivo nell’appianare le divisioni e nel promuovere la solidarietà umana
.

E alla fine del discorso lo esplicita ancora di più con questa frase:

Mentre Musulmani e Cristiani continuano il dialogo rispettoso che già hanno iniziato, prego affinché essi possano esplorare come l’Unicità di Dio sia inestricabilmente legata all’unità della famiglia umana.

Non è un dettaglio insignificante il fatto che loro siano musulmani. E questo dice molto rispetto a un certo modo di guardare al cosiddetto «islam moderato», per cui alla fine «meno musulmani sono e più sono bravi».

P.S.: Adesso il Papa - dopo la visita al Muro Occidentale - parla al mondo ebraico. Speriamo lo ascoltino meglio di ieri. Purtroppo ci avevo preso sulle reazioni israeliane: dopo quella del rabbino Lau stamattina su Haaretz ce n'è una ancora più dura di Tom Segev (clicca qui per leggere l'articolo), che pure non è un fanatico. L'impressione è che il conflitto davvero da queste parti abbia avvelenato le menti oltre che i cuori.

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