martedì 21 luglio 2009

I ragazzi di Romano Canavese al Papa: «Le nostre mani per te» (Scavo)


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l’abbraccio

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NELLO SCAVO

«Le nostre mani per te» .
Lo striscione è ancora lì, messo apposta dai ragazzi di Romano Canavese per­ché Benedetto XVI, reduce dal­l’infortunio alla mano destra, sa­pesse di «non essere da solo – per dirla con il 17enne Edoardo Pesce – nel raccogliere il gregge che a vol­te appare smarrito».
Se non fosse che è luglio, si direb­be che a Romano Canavese è lunedì di Pasquetta. E non solo per l’at­mosfera di giubilo che si respira tra i vicoli. I festoni penzolano ancora dai palazzotti che trasudano storia. I bambini corrono tra le strade di pietra antica come a cercare ancora Benedetto XVI. Il giorno dopo re­stano le immagini del Papa che non si cura della fasciatura rigida e del dolore per abbracciare idealmente con tutte e due le mani i fedeli ve­nuti a pregare con lui. « Un mes­saggio concreto, di grande speran­za e di alto profilo spirituale», os­serva don Roberto Farinella, diret­tore del settimanale diocesano di I­vrea Il Risveglio Popolare.
«Speriamo che adesso si riesca a riallacciare i fili della collaborazio­ne e della solidarietà, sia all’inter­no della comunità sia verso i co­siddetti 'cristiani della soglia' che aspettano un invito, una chiamata, per rientrare nel gregge», auspica Paolo De Stalis, presidente del Con­siglio pastorale parrocchiale.
«La Provvidenza – ha detto il Papa – aiuta sempre chi opera il bene e si impegna per la giustizia; aiuta quanti non pensano solo a sé, ma anche a chi sta peggio di loro». Pa­role «ancora una volta arrivate pun­tuali e concrete», osserva don Fari­nella.
Sale e lievito di cui la comunità a­veva bisogno.
«È strano – ammette Edoardo – passare oggi nei luoghi che viviamo e frequentiamo da sempre e scoprire che ci sembrano diversi » . La piazza, la strada che porta al bar, alla bottega di alimen­tari e poi verso la campagna. « In questi luoghi c’è stato il Papa – si ri­pete il ragazzo – e non sono più gli stessi, la città non è la stessa, e in fondo anche noi non possiamo re­stare quelli di sempre».
Sentimenti abbracciati da molti. «La presenza di Papa Benedetto è stata il segno di un legame profon­do che lo unisce al Canavese e al Piemonte – ha detto il presidente del Consiglio regionale del Pie­monte, Davide Gariglio –, terre ric­che di grandi esperienze di fede, luoghi che videro nascere e cresce­re la magnifica opera di don Gio­vanni Bosco, fondatore dei Salesia­ni ». Ci sono doni che si ricevono e ba­sta. Altri bisogna guadagnarseli. «La grazia che ha fatto il Pontefice ai fe­deli di Romano – annota ancora De Stalis – non dovrà andare persa; è un regalo che sicuramente molte comunità vicine e più lontane ci in­vidiano e per questo dovremo di­mostrare di meritarlo, rinnovando il nostro impegno a servire il Van­gelo ». La migliore risposta, questa, ai maligni che invano hanno ten­tato di rovinare la festa sostenendo «che i soldi spesi per questo even­to – racconta il presidente del Con­siglio pastorale – potevano essere risparmiati: anche questa è un’opi­nione che il cittadino ha il diritto di esprimere».
Il parroco, il polacco don Jacek Pe­leszyk, ci ride su e guarda avanti. A­desso sa di poter contare su molte forze. « Il gregge – dice – deve di­mostrarsi accogliente: è un percor­so difficile ma possibile, ora che ab­biamo toccato da vicino la forza del successore di Pietro».

© Copyright Avvenire, 21 luglio 2009

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