venerdì 24 luglio 2009

Un Tremonti ottimista trova in Benedetto XVI spunti per la nuova tabula mundi (Valensise)


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Su segnalazione di Elisabetta leggiamo:

Un Tremonti ottimista trova in B-XVI spunti per la nuova tabula mundi

di Marina Valensise

Roma.
Il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, ha letto l'enciclica di Benedetto XVI e ne ha apprezzato spirito e contenuti.
L'ha detto chiaro e tondo ieri sera davanti a una gremita sala Pio X, accanto a monsignor Rino Fisichella.
Per insistere sull'importanza della Caritas in ventate, manuale e guida su cui fondare il nostro viaggio in quella terra incognita che è oggi il mondo , ha citato le tre date chiave del 1891, Rerum Novarmn di Leone XIII, del 1967, Populorum progressio di Paolo VI, e del 2009.
Negli ultimi vent'anni, ha spiegato il professore, è cambiata la struttura e la velocita del mondo come mai prima nella storia dell'umanità. Dalla caduta del Muro di Berlino al nuovo ordine fissato nel 1994 a Marrakech di una geografia piana dominata dal mercatismo, dall'ingresso dell'Asia nella Wto (Organizzazione mondiale del commercio) nel 2001 all'inizio della crisi nel 2007, il cambiamento postuLa un mutamento dei paradigmi. Se il mondo è globale, il pensiero non pu restare uguale e men che meno unico . Ecco allora il miracolo di BXVI, che percorre il pensiero biblico, ebraico, cristiano, ma insiste soprattutto sul pensiero politico in senso platonico, di tekne politike, ha detto Tremonti aprendo la memoria a un vecchio articolo del luglio 1989 in cui annunciava il passaggio dell'asse del potere dalla vecchia struttura dello stato nazione, che controlla il territorio e la ricchezza prodotta entro i confini nazionali, esercitando il monopolio attraverso la moneta, le tasse, la giustizia, alla nuova struttura dinamica dominata dalla macchina simbolica del computer, che sposta assegni, crea ricchezza virtuale producendola aL di fuori dei confini nazionali e moltiplicandola neLle forme internazionali della finanza. Si è avverata così la profezia di egel, ha detto Tremonti davanti a un pubblico di cardinali, politici, grandi boiardi e intenditori: I biglietti alati voleranno pi in alto di quanto la fantasia umana possa im maginare e anche quella di Marx. All'antica dipendenza nazionale si sostituisce l'interdipendenza globale , La globalizzazione, dunque, pone il problema civile, politico e morale di una nuova tabula mundi , un'esperienza, questa, già iscritta nella storia della chiesa, visto che la caduta dell'impero romano spinse Sant'Akgostino e Giovanni Crisostomo a ripensare iil mondo in modo nuovo. Da qui l'importanna dell'enciclica di B-XVI fondata su due basi,, la carità e la verità, tomisticamente intesa come adaequatio rei et intellectus, ma estesa oltre l'economia all'esistanza stessa e alla politica. Ci sono due ordinate in questa enciclica , ha detto Tremonti: La poliarchia della societa, cioè l'idea che non esista pi un centro unico di riferimento, perché lo stato-nazione ha perso quotedi potere verso il basso, verso l'alto e pure a lato , passandolo a enti, corpi e istituzioni non previste dalla gerarchia giacobina, come dimostra per esempio la libertà dei cittadini di destinare quote di imposte in una logica di sussidiarietà. E la centraltà della persona umana nelle dinamiche sociali con l'insistenza sui valori, che non sono solo mobiliari, ma spirituali, e sull'interesse non è solo il tasso di sconto, ma quello generale della comunità . Ora le possibilità di applicare questi insegnamenti sono molto elevate, ha spiegato Tremonti. Animato da uno spirito di pace molto costruttivo, il mondo d'oggi ha dato corso a un tentativo di costruire il governo globale. Gli squilibri degli ultimi vent'anni in altri tempi avrebbero portato a guerre, a rischio di incidenti incrementati da tensioni migratorie assai elevate. Invece il G20 e il GB indicano un principio di governo poliarchico, in cui concorrono governi e istutuzioni, Anzi, se un rischio c'è, pu essere attenuato rinunciando al vecchio sogno progressista dell'autosufficienza e impegnandosi per il bene comune .

© Copyright Il Foglio, 23 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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