mercoledì 8 luglio 2009

Una Società per (N)azioni: commento alla Caritas in Veritate (Accattoli)


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Una Società per (N)azioni

di Luigi Accattoli

[08 luglio 2009]

Riformare l'Onu, rifare l'architettura economica e finanziaria internazionale, creare un'Autorità politica mondiale per il governo della globalizzazione: sono le tre proposte "politiche" dell'enciclica sociale di Papa Benedetto che lo pongono a portabandiera di quanti vorrebbero che l'umanità rinsavisca nella corsa all'autodistruzione bellica ed economica ispirata - si direbbe - allo scatenamento libertario degli egoismi individuali, nazionali e continentali.
Non è la prima volta che un Papa avanza queste proposte, che ovviamente hanno sostenitori anche più antichi fuori della Chiesa cattolica.
Ma mai un vescovo di Roma le aveva formulate con parole altrettanto impegnative e non c'è oggi alcuna autorità nel mondo che sia in grado di parlare a tutti e che avanzi un progetto di governace globale paragonabile a questo.
A qualificare la proposta papale è soprattutto il terzo dei tre punti: quello riguardante la creazione di un'Autorità politica mondiale.
Tutte le tre le proposte sono formulate - o meglio: riassunte - nel paragrafo 67 dell'enciclica, che ne conta 69: esse costituiscono dunque la sua conclusione operativa. Conviene concentrarsi su quel paragrafo per intendere il tutto.
L'urgenza di porre in essere un'Autorità politica mondiale il Papa teologo la giustifica con quattro o cinque finalità di cui l'enciclica tratta a lungo nei diversi capitoli: «Per il governo dell'economia mondiale; per risanare le economie colpite dalla crisi, per prevenire peggioramenti della stessa e conseguenti maggiori squilibri; per realizzare un opportuno disarmo integrale, la sicurezza alimentare e la pace; per garantire la salvaguardia dell'ambiente e per regolamentare i flussi migratori ». L'idea di una tale autorità risale ai tempi dell'Illuminismo e per esempio se ne possono rintracciare formulazioni suggestive - mirate soprattutto alla salvaguardia della "pace perpetua"- negli scritti politici del filosofo Immanuel Kant.
Essa trova una prima concretizzazione dopo la prima guerra mondiale nella Società delle Nazioni e una seconda - meglio rispondente alle nuove relazioni internazionali - nelle Nazioni Unite all'indomani del se- condo conflitto mondiale.
Nel magistero papale il primo accenno a un'Autorità politica mondiale - ma senza l'uso di questa espressione - si trova nell'enciclica Pacem in Terris di Giovanni XXIII (1963), dove è affermata la «necessità di poteri pubblici mondiali» per far fronte alle esigenze del «bene comune universale» che già allora veniva ad assumere, con la decolonizzazione, «dimensioni mondiali» e non più solo «na zionali». L'idea viene ripresa ma non sviluppata dalla costituzione Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II (1965), che al paragrafo 82 segnala l'esigenza di «una qualche autorità pubblica universale, da tutti riconosciuta, che goda di un potere effettivo per garantire a tutti sia la sicurezza, sia l'osservanza della giustizia, sia il rispetto dei diritti».
Come appare evidente da questi richiami il linguaggio di Papa Benedetto è più deciso e la sua proposta è più corposa. La Caritas in Veritate pubblicata ieri cita sia Giovanni XXIII sia il Vaticano II e aggiunge queste specificazioni, in risposta a chi temesse il costituirsi di una specie di dittatura mondiale: «Una simile Autorità dovrà essere regolata dal diritto, attenersi in modo coerente ai principi di sussidiarietà e di solidarietà, essere ordinata alla realizzazione del bene comune, impegnarsi nella realizzazione di un autentico sviluppo umano integrale ispirato ai valori della carità nella verità».
L'obiezione che quell'Autorità mondiale potrebbe costituire una forma di dominio e di imposizione era stata vagliata dal Messaggio per la giornata della Pace del 2003, il penultimo di Papa Wojtyla, che aveva messo in chiaro come la costituenda Autorità mondiale non dovesse essere intesa alla stregua di «un super-stato globale». L'enciclica di Benedetto precisa a questo proposito che l'autorità destinata a governare la globalizzazione «dovrà essere organizzata in modo sussidiario e poliarchico»: non dovrà intervenire - cioè - dove altre entità possono provvedere in proprio e dovrà articolarsi in più istanze a evitare tentazioni di procedere per imposizioni unilaterali.
L'enciclica ratzingeriana recepisce dunque le ragioni di chi avanza riserve, ma si diffonde soprattutto nello specificare le facoltà di cui la futura Autorità mondiale dovrà essere dotata per «far rispettare dalle parti le proprie decisioni, come pure le misure coordinate adottate nei vari fori internazionali».
Il punto dunque è questo: il Papa sollecita la creazione di un'Auto- rità mondiale per il governo della globalizzazione. Quanto dice in più rispetto ai predecessori e al Concilio gli è suggerito dalle urgenze evidenziate dalla crisi economica in atto. Come la crisi fa crescere «il ruolo dello Stato» (l'enciclica ne parla al paragrafo 41), così è necessario che in risposta a essa l'umanità faccia compiere un passo avanti decisivo alla prassi e al diritto delle relazioni internazionali (e di questo tratta al paragrafo 57). Nell'ottica papale solo una tale autorità potrà «coinvolgere i paesi emergenti e in via di sviluppo» nella gestione della crisi e potrà «disciplinare lo sfruttamento delle risorse non rinnovabili », nonché mettere in cantiere una «ridistribuzione planetaria delle risorse energetiche»: queste esigenze fatte valere a nome dei popoli poveri sono nel paragrafo 49.
Dietro all'audacia di tali affermazioni c'è la realtà di una Chiesa mondiale che ha i suoi figli più numerosi nei popoli della fame e che trova nella dottrina dell'unità della famiglia umana l'idea guida per affrontare ogni questione sociale e internazionale.
In base a quell'idea Papa Ratzinger afferma che oggi - come insegna la crisi economica che rischia di travolgerci tutti - «serve un nuovo slancio del pensiero per comprendere meglio le implicazioni del nostro essere una famiglia».
Mi paiono queste le parole più forti dell'intero documento.

© Copyright Liberal, 8 luglio 2009 consultabile online anche qui.

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