martedì 8 settembre 2009

"Troppi misteri sul caso Avvenire". I dubbi di fedeli e sacerdoti (Brambilla)


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"Troppi misteri sul caso Avvenire"

I dubbi di fedeli e sacerdoti: se Boffo è innocente lo dimostri

MICHELE BRAMBILLA

MILANO

Duomo di Milano, 17,30 di sabato, messa vespertina. All’omelia il celebrante si infervora parlando del «fremito delle viscere del Signore» di cui racconta il profeta Isaia. Poi passa ad Aronne e Mosè. Non siamo proprio nella strettissima attualità. Del caso-Boffo nemmeno un cenno. Non se ne parlerà nemmeno nelle messe del giorno dopo, domenica. Non se ne parla neanche al Duomo di Monza o nelle altre chiese della Lombardia dove il cronista è entrato per curiosare. Forse siamo stati sfortunati. O forse è vero quello che ci ha detto un giovane sacerdote: «C’è un tacito ordine di scuderia: non una parola su questa storia, perlomeno durante la messa».
Però i cattolici che vanno a messa la domenica, la «pancia» della Chiesa se vogliamo chiamarla così, sono colpiti. Diciamo pure che sono sconcertati. Al di là delle prese di posizione ufficiali della Cei e della difesa senza se e senza ma del direttore «dimissionato», c’è un popolo che vuol sapere che cosa è successo davvero; se c’è stato un peccato, o magari anche solo un’incoerenza; e soprattutto vuol sapere se la Chiesa, anziché riconoscere e chiedere perdono, ha cercato di nascondere.
Lo sconcerto lo si raccoglie sul sagrato. Grazia Sala, 50 anni, insegnante, avrebbe preferito tutt’un altro comportamento: «Boffo avrebbe dovuto dimettersi quando è stato condannato. Non mi interessa se è omosessuale oppure no, non mi interessano le voci e i pettegolezzi. Dico solo che avrebbe dovuto dimettersi per non mettere in difficoltà il suo giornale e la Chiesa. E anche i vescovi, se sapevano, dovevano intervenire.
Troppo spesso danno l’impressione di coprire.
È questo, più degli errori che ogni uomo può commettere, a dare scandalo». Giuseppe Calegari è vicerettore in un’importante scuola cattolica. Si chiede: «Che cosa risponderò alle obiezioni dei miei studenti quando riporterò la posizione della Chiesa sull’omosessualità?».
Gli risponde suo fratello Fabrizio, missionario: «Ai ragazzi continueremo a spiegare cosa è giusto e cosa è sbagliato. Però faremo più fatica».
Padre Livio Fanzaga sulla pancia del mondo cattolico fa un check-up quotidiano. Radio Maria, di cui è direttore, ha due milioni di ascoltatori al giorno: le indagini di mercato confermano che vengono da ogni parte del Paese e da ogni ceto sociale. Da quando è scoppiato il caso-Boffo le mail indirizzate a Erba, nel Comasco, alla sede della radio, si sono moltiplicate. «Certamente una parte del nostro pubblico ha sposato la tesi della Cei», dice padre Livio. «Ma è una parte minoritaria. La maggioranza è disorientata e vuole sapere che cosa è successo».
Il direttore si ferma qui. Tuttavia il contenuto dell’80 per cento dei messaggi a Radio Maria è crudo ma chiaro: se Boffo è colpevole ha sbagliato due volte, prima quando ha molestato la signora e poi quando non si è dimesso dopo la sentenza; se è innocente, che cosa aspetta a rendere noti gli atti del processo; in ogni caso, come hanno fatto i vescovi a lasciare lì un direttore ricattabile.
Ci si chiede anche il perché di una difesa tanto aggressiva da sembrare un’offensiva: «Neanche quando mezza Europa ha attaccato il Papa per le frasi sui preservativi», osserva qualcuno, «la Chiesa si è schierata tanto».
C’è chi ricorda il precedente di monsignor Tommaso Stenico, trentino. Aveva un importante incarico in Vaticano.
Due anni fa La 7 gli tese una mezza trappola, lo intervistò sull’omosessualità nella Chiesa garantendogli l’anonimato e una contraffazione della voce. Ma la voce era comunque riconoscibile, e soprattutto era riconoscibile lo studio dell’imprudente monsignore, che fece outing.
La reazione vaticana fu immediata e durissima: Stenico fu licenziato in tronco, via dalla commissione in cui lavorava, via da Telepace dove predicava, via da Internet dove teneva un blog frequentatissimo. Ecco perché quando la Cei ha deciso di difendere Boffo, quasi tutti hanno pensato: saranno in grado di dimostrare che le accuse sono false. Ma poi sono arrivate le dimissioni, accettate e forse sollecitate in segreto: e allora la gente ha pensato che forse una difesa era impossibile. Hai voglia di dire che «il direttore lascia per non esporre ulteriormente il giornale» eccetera eccetera.
Per i cattolici il punto non è l’omosessualità, e neppure le molestie.
È la possibile accusa di incoerenza.
Boffo è stato in questi anni portavoce di una dura battaglia, anche impopolare, che la Chiesa ha condotto sui temi dei matrimoni gay e della famiglia, temi di cui ha parlato forse più che della povertà o dell’immigrazione.
I cattolici non si scandalizzano se qualcuno sbaglia: ma temono di essere accusati di non essere testimoni credibili.
«Nessuno», dice don Tarcisio Colombo, parroco a Castiglione Olona, nel Varesotto, «ha mai smentito l’omosessualità. Né Boffo né i vescovi. Ora, il problema non è se lui è omosessuale o no. Tra l’altro, conta come uno vive, non le proprie inclinazioni. Il problema è che Boffo ha condotto certe battaglie su questi temi dando sempre l’impressione di essere autorevole e credibile. Era una guida per molti. Ora la gente è disorientata».
«Sì, tra i fedeli c’è confusione», conferma don Franco, un prete di Novara che insegna al liceo e lavora con le società sportive. «C’è voglia di sapere se questa storia è vera oppure no. Anche se nessuno vuol cedere al teorema-ricatto secondo il quale può parlare solo chi è perfetto. E tanto meno a quello che vorrebbe tutti colpevoli e quindi tutti innocenti».
Finora l’unico, nel mondo cattolico, a parlare di questa storia senza preoccuparsi del «clericamente corretto» era stato Vittorio Messori.
Dalla sua casa di Desenzano, lago di Garda sponda bresciana, conferma che il polso del popolo cattolico è inquieto: «Dopo i miei pezzi sul Corriere della Sera», dice, «sono stato inondato da messaggi di approvazione e solidarietà. Non sono un moralista né un giustizialista, e so che un incidente come quello che è capitato a Boffo potrebbe capitare anche a me. Ma mi preoccupa l’abbandono, da parte della Chiesa, della virtù della prudenza». Che fra tutte le virtù, secondo san Tommaso d’Aquino, è la più importante.

© Copyright La Stampa, 8 settembre 2009 consultabile online anche qui.

12 commenti:

francesco ha detto...

articolo folle!
1. nelle omelie non si parla di quello che accade sui giornali (Benedetto XVI insegna)
2. mai avuto "ordini di scuderia"; nessuno mi hai mai imposto di parlare o di non parlare di qualcosa nelle omelie
3. Boffo ha difeso chiaramente la sua condotta retta e, giustamente, non ha dovuto contestare quello che è ovvio e cioè la sua condotta morale
4. il prurito di curiosità, secondo sant'Agostino è l'inizio di tutti i peccati...
5. che ci sia stata mancanza di prudenza è un'opinion - discutibilissima - di vittorio messori e non un fatto

che brutte cose che si leggono in giro!

PS... padre Livio è una bomba ad orologeria! la prudenza invita i suoi superiori a non intervenire, ma le sue esternazioni, la sua potenza economica e la sua arroganza preoccupano non pochi nella Chiesa... non mi stupirei se anche il Papa sia preoccupato...

a. ha detto...

giù le mani da padre livio!
uno dei pochi preti che abbiano il coraggio di schierarsi apertamente con il papa.
la cei non è stata prudente.
i fedeli non si fidano dei vescovi.

Matz ha detto...

Quoto francesco e i suoi cinque punti

Tra l'altro Messori (che stimo molto) dice che è indubbio che le dimissioni nascano dalla telefonata del Papa mentre Tornielli (che stimo molto) dice il contrario e il secondo sembra a me più convincente.

Se i fedeli non si fidano dei vescovi allora hanno un problema di obbedienza (ricordo che anche il Papa è, in fondo, un vescovo)

Fabiola ha detto...

Pessimo articolo.
Mi colpiscono tutti questi fedeli, confusi e disorientati, scandalizzati perché dai "pulpiti" avrebbero preteso una chiarificazione autorevole sulla pretesa "omosessualità" dell'ex-direttore di Avvenire. Gli stessi, credo di capire, che non mossero ciglio quando nelle nostre chiese (almeno nella mia diocesi) non si fece parola dell'incidente dell'ostracismo al Papa da parte dei professori della Sapienza, o si parlò solo per sottolineare "esagerazioni" difensive da parte di qualcuno. (Ruini nel caso).
Quello che mi lascia basita è che, proprio mentre la querelle sembra smorzarsi siano dei giornalisti cattolici a rilanciarla.
Quanto al criterio per cui fidarsi di un Vescovo, ce n'è uno infallibile:la sua comunione con il Sommo Pontefice. Che non è "precisamente", in fondo... uno dei tanti Vescovi...

Anonimo ha detto...

Caro Francesco, perchè tanto ostilità verso Padre Livio? Perchè il suo parlare è sì, sì e no, no?
Perchè parla di Cristo anzichè di accoglienza agli immigrati?!
Ma per cortesia! Ricordiamoci che Radio Maria non prende un solo euro dell'8 per mille ed è totalmente finanziata dai suoi ascoltatori...aggiungo che la donazione non si può nemmeno detrarre dall'ipref alla faccia del favoritismo e ciò depone ancora di più a favore di chi sostiene questa meritevole emittente CATTOLICA.

Anonimo ha detto...

Quoto a.
Giù le mani da Padre Livio :-)
Convengo che la spiegazione non debba venire dai pulpiti, ma, semmai, dalla CEI e dal diretto interessato.
In ogni caso, la richiesta di chiarezza e trasparenza da parte di fedeli e sacerdoti non deve essere interpretata tout court come curiosità malsana e neppure come condanna a priori del dott. Boffo.
L'intera vicenda avrebbe dovuto essere affrontata già nel 2004. Il non averlo fatto, l'aver scoperto che la notizia circolava in rete da parecchio tempo, ha creato comprensibile sconcerto. Ricordo che la "prudenza" invocata da Messori è una virtù teologale. Se fosse stata applicata unita alla trasparenza oggi, probabilmente, il Dott. Boffo sarebbe ancora alla guida di Avvenire.
Non definirei il Papa "semplice vescovo". Il Papa è il Vescovo di Roma. Una differenza non piccola, o sbaglio? Confesso di nutrire sconfinato affetto e fiducia nei confronti del Vescovo di Roma. Molto meno ahimè nei vescovi.
Alessia

Anonimo ha detto...

Ah, la fretta fa sbagliare. Mastodontico errore, sorry. La prudenza è virtù cardinale:-)
Alessia

Matz ha detto...

Non ho detto che il Papa è un "semplice" vescovo. Però è anche lui un vescovo. Mi sembra un po' illogico nutrire una sconfinata (e motivata) fiducia in Benedetto e un'altrettanto sconfinata e a volte non del tutto motiviata, sfiducia in TUTTI gli altri vescovi (la maggioranza dei quali - quelli che sono anche cardinali - l'ha eletto Papa, tra l'altro). Posso capire la diffidenza verso alcuni, ma verso tutti mi sembra un attegiamento eccessivo e sono sicuro che perfino Benedetto XVI non condividerebbe.

Riguardo a Boffo, i chiarimenti (quelli necessari) li ha dati. Voler sapere di più credo sia quel prurito di curiosità di cui parla francesco

Anonimo ha detto...

In realtà, a parte lo squallore dell'attacco di Feltri che pugnala alle spalle, ho avuto fin dll'inizio, dubbi e sconcerto e continuo a chiedermi perchè mai Boffo se è innocente, come spero per lui, non ha fatto nulla per palesare la verità?
Credo che le dimissioni sarebbero state opportune subito.
Concordo sul fatto che molti siano confusi e sichiedano perchè non di faccia chiarezza.

Una volta sollevato il caso, la strada migliore è quella della verità, qualunque essa sia

gianniz ha detto...

A me invece interesserebbe (ancora) sapere chi ha trasmesso quelle "carte", perchè e con quale obiettivo?
Sapendo qualcosa di più su questo terreno, forse, potremmo riuscire a leggere il resto, con più chiarezza e fiducia.

Anonimo ha detto...

Ho detto "molto meno ahime nei vescovi". Questo mi pare non escluda che io possa stimarne una parte. La parte che rispetta, non solo a parole, il Papa e segue il suo insegnamento. I card. Biffi e Caffarra, per esempio. Spero di aver compensato, in parte, l'impressione di illogicità. Alessia

euge ha detto...

Purtroppo, non si può avere fiducia in certi vescovi; come non si può avere fiducia di certi cardinali che anche se hanno contribuito all'elezione di Benedetto XVI, poi difficilmente, e proprio a denti stretti, cercano di dimostragli la loro fiducia ed obbedienza; stando così le cose, io mi fido solo di Benedetto XVI ma, non per fanatismo ma, perchè è l'unico che nella chiesa difende la Verità degli insegnamenti di Cristo, pagandone le conseguenze di persona senza preoccuparsi di essere amato ed osannato dalla stampa cosa che invece sta molto a cuore a certi vescovi e cardinali.