mercoledì 29 aprile 2009

Il Papa in Abruzzo, Don Epicoco: "Ha trasfigurato l'orrore in opportunità" (Sir)


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PAPA IN ABRUZZO: DON EPICOCO (FUCI), “HA TRASFIGURATO L’ORRORE IN OPPORTUNITÀ”

“La nostra speranza è un cantiere. Il Papa ha trasfigurato l’orrore in opportunità.
Ora non è più tempo di utopie ma di impegno”. È quanto afferma don Luigi Maria Epicoco, assistente Fuci (Federazione universitari cattolici italiani) per l’Aquila e l’Abruzzo, in una nota al SIR (testo integrale nella sezione Attualità di agensir.it) all’indomani della visita di Benedetto XVI alle zone colpite dal sisma lo scorso 6 aprile.
“Nonostante gli occhi ancora gonfi di lacrime – dice Epicoco – abbiamo sperimentato che persino i pianti possono diventare fecondi quando qualcuno ti ricorda che non tutto è perduto se rimane la voglia, la decisione, la passione di voler ricominciare. Questo ha fatto per noi il Santo Padre.
Ci ha confermati nella fede ma soprattutto nella speranza. È venuto a rialzare i muri caduti delle nostre certezze e dei nostri entusiasmi, e ci ha indicato direzioni più alte delle macerie che ci circondano”.
Benedetto XVI, aggiunge Epicoco, “è con noi. Il Papa non ha regalato scampoli di benedizioni ma ci ha offerto una paternità forte su cui poggiare progetti di ricostruzione che non possono crescere orfani di amore. Solo quando qualcuno si sente amato riesce ad osare, a rischiare, a provare vie audaci di ripresa. È questo amore che abbiamo sperimentato tutti”.
Ripercorrendo i vari momenti della visita del Papa, l’assistente Fuci sottolinea la difficoltà di “raccontare, perché la parola tradisce l’esperienza”. In questi casi, dice, “puoi solo sperare che gli altri si fidino che ciò che hai vissuto non ha la durata di un’emozione ma il respiro di una vita diversa, migliore”. Da ieri, secondo il sacerdote, “Onna non è più solo la capitale di questo terremoto ma è l’avamposto da cui proclamare che è tempo di svegliarsi dai convenevoli della tragedia e che è pronta la primavera della gente, delle istituzioni, della Chiesa e di tutti gli uomini di buona volontà”. Ed ancora: “Collemaggio non è più solo una basilica caduta ma il cantiere di una Chiesa più grande di quel recinto che non ha bisogno solo di un tetto nuovo ma di fedeli nuovi, non più sonnecchianti fra i banchi ma pronti alle porte per portare nel mondo quella buona novella del perdono che papa Celestino ha lasciato in quel luogo”. La Casa dello studente, davanti alla quale don Epicoco ha accolto il Papa insieme a 12 giovani, “non è più soltanto il teatro macabro di chi ha visto tradito il proprio futuro ed è rimasto seppellito tra quelle mura” ma – nota l’assistente Fuci – è il “promemoria per chi vorrà ricostruire, affinché l’ingegneria sia abitata non solo dai buoni calcoli ma da consapevoli coscienze che sanno riconoscere il valore della vita più grande di quello degli interessi”.

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1 commento:

dario.ganarin ha detto...

Grazie infinite: ho deciso di scrivere qs cose sul foglio domenicale che presento ai fedeli. Sono felice di appartenere a una Chiesa forte come si è visto e si sente nelle interviste della gente comune. Grazie infinite per averci fatti partecipi del vostro dolore, ma più della certezza che vi anima nel ripartire e costruire un mondo diverso e più autentico.