sabato 5 settembre 2009

La visita del Papa a Viterbo e Bagnoregio: Tra memorie e futuro (Osservatore Romano)


Il programma degli incontri

Tra memorie e futuro

Inizio nel passato per la visita del Papa a Viterbo domenica mattina, 6 settembre.
Il primo omaggio della città Benedetto XVI lo riceverà infatti in piazza San Lorenzo, dinanzi allo storico Palazzo dei Papi, per lunghi anni simbolo concreto del minacciato trasferimento della sede Petrina da Roma - città per i Pontefici del tempo incerta e ostile - divenuto negli anni espressione dell'orgoglio di una città che oggi cerca di ritrovarsi.
Per i viterbesi l'incontro con Benedetto XVI sarà anche l'occasione per rivisitare la loro storia ultramillenaria, forgiata da straordinari culture, da quella etrusca, a quella romana a quella dell'era pontificia, segnata dal martirio dei primi evangelizzatori: Valentino e Ilario, Dionisio, Anselmo, Vivenzio, Flaviano, Ermete, Bernardo solo per citarne alcuni, e percorsa dalle testimonianze di numerosi santi dei quali è ancora vivo il ricordo. Su tutti quello della patrona santa Rosa, pur senza dimenticare altre grandi figure, come san Bonaventura, santa Lucia Filippini, san Crispino, santa Rosa Venerini, tanto per citarne alcuni.
Farà gli onori di casa il sindaco della "Città dei Papi", un titolo del quale i viterbesi sono fieri quanto gelosi. O almeno lo sono quei cittadini che ancora oggi non esitano a riconoscere le loro origini, radicate nei primordi dell'evangelizzazione, successiva solo a quella di Roma.
Possedimento degli Etruschi, poi inglobata nell'impero romano, questa zona dell'alto Lazio si presenta come uno dei paesaggi più pittoreschi dell'Italia. Abitata da una popolazione che riflette il retaggio delle culture che ne hanno scandito la storia, si mostra al visitatore come lo specchio delle tante contraddizioni che ne segnano i grandi passaggi epocali. Quello che sta vivendo Viterbo è, come tutto il corso della sua storia, lento ma costante. L'antica città medioevale, gelosa custode delle sue nobili origini e tradizioni, sta via via cedendo il passo alla città che guarda con preoccupazione al futuro. Il signorotto, proprietario di fruttuosi poderi, il mezzadro capace di far rifiorire terre lasciate un po' a se stesse, o il piccolo coltivatore diretto, in grado di cavar di che vivere da castagneti (i cui frutti sono la celebri castagne "marroni"), da nocchieti (famose le nocciole del sorianese), o dalla coltivazione delle note "patate a terra secca", stanno cedendo via via il posto a commercianti, a ditte, per lo più familiari, legate principalmente al settore edile, e al terziario.
L'arrivo di investitori "di fuori città" alla fine degli anni Ottanta e, non ultima l'apertura, anche se ormai datata, del grande ospedale del Buon cammino, poco fuori il borgo, hanno dato il via ad un imperioso ripopolamento. Ed è cresciuta una città nuova tutt'intorno alla città antica. Difficile capire quanto, e fino a che punto, queste due realtà riescano a riconoscersi in un'unica identità. Compassata e legata alle sue antiche origini l'una, frenetica e alla ricerca di un ruolo da coprotagonista nel futuro della regione l'altra, camminano comunque fianco a fianco per affrontare le stesse sfide. Realtà diverse quanto si vuole dunque, ma pur sempre destinate a condividere successi e crisi, gioie e dolori. Possibilmente in spirito di solidarietà e cooperazione.
Una situazione questa che non può non riflettersi nel tessuto religioso cittadino. Uniti si presenteranno al Papa a fine mattinata, sullo spiazzo di Valle Faul, alla periferia della città. Il vescovo rivolgerà a Benedetto XVI il suo e il loro saluto. Poi pregheranno insieme durante la celebrazione della messa e, al termine, reciteranno insieme a lui l'Angelus. Ci saranno i rappresentanti di tutte le diocesi che ebbero vita autonoma sino al 1986, quando cioè confluirono tutte nella nuova diocesi di Viterbo: Tuscania, Montefiascone, Acquapendente e Bagnoregio. Attualmente la diocesi conta circa 180 mila fedeli, suddivisi in 98 parrocchie diffuse in 35 comuni. 115 sono i sacerdoti diocesani; numerosi i religiosi (19 case), e le religiose (50 case). Il territorio diocesano comprende poi undici monasteri e un eremo.
L'immagine che offriranno al Papa sarà dunque quella di una comunità eterogenea, nella quale permane però una fondamentale adesione alla fede cristiana, ricca di quelle forme mutuate da una preziosa religiosità popolare. Negli ultimi decenni il mutamento sociale ha indotto anche tra i fedeli una profonda trasformazione ed oggi, come avverte il vescovo, c'è bisogno di una nuova evangelizzazione che consenta di tornare a incarnare nel vissuto quotidiano, la fede originaria.
Il Papa, concluso l'incontro, raggiungerà il santuario della Madonna della Quercia, per un breve periodo di riposo. Lungo il percorso sosterà presso il santuario di santa Rosa per un omaggio alla patrona. All'uscita ammirerà la famosa "macchina di santa Rosa", l'altissima colonna luminosa portata a spalla da cento "facchini di santa Rosa", sino al santuario la sera del 3 settembre scorso, al termine di una spettacolare processione.
Nel pomeriggio raggiungerà Bagnoregio, per la prima visita di un Papa alla caratteristica cittadina. La sosta nella concattedrale di san Nicola sarà per Benedetto XVI un momento di particolare intensità.
Si fermerà a pregare dinanzi alla reliquia di san Bonaventura, il bimbo originario di Civita di Bagnoregio, guarito da san Francesco. Si racconta anzi che il suo nome da religioso (al secolo si chiamava Giovanni Fidanza) in realtà derivasse proprio dall'esclamazione del poverello d'Assisi dinnanzi alla improvvisa guarigione: "Oh bona ventura". E fu per la Chiesa veramente una "buona ventura". Divenne francescano.
Si dedicò allo studio. La sua teologia, agostiniana di mente e di spirito, e fortemente cristocentrica, lo rese capace di capire profondamente la teologia orientale. Ma san Bonaventura era soprattutto "un uomo di azione e di governo, pratico e speculativo, ricco di equilibrato sentimento e simpaticamente umano". Vedeva un fondamentale accordo tra le arti, le scienze, la filosofia, la teologia e la storia. È stato onorato del titolo di dottore serafico perché "raramente scienza e fede s'erano viste tanto armonizzate in un uomo e soprattutto così animate dall'amore; era un grande contemplativo, un mistico". La sua opera più importante rimane Itinerario della mente in Dio. Benedetto XVI lo conosce profondamente.
Non a caso La Teologia della storia in san Bonaventura è il titolo della tesi con la quale nel 1957 il giovane teologo Josef Ratzinger otteneva, a Monaco, la libera docenza. (mario ponzi)

(©L'Osservatore Romano - 6 settembre 2009)

Nessun commento: