mercoledì 30 settembre 2009

È strano, ma oggi tocca al Papa difendere la fede nella ragione...(Desiderio)


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Il Paese degli Incredibili

di Giancristiano Desiderio

[29 settembre 2009]

San Venceslao era San Venceslao e, dopo tutto, è sempre buona la massima di Cosimo il Vecchio che diceva che gli Stati non si governano con i paternostri.
Dunque, lasciamo da canto i santi visto che siamo umili peccatori e non siamo buoni a fare la morale a nessuno. Ma, con tutta sincerità, c'è qualcuno che se la sente di sostenere che Papa Ratzinger ha torto quando dice che c'è bisogno di politici «credenti e credibili»? Il pontefice, parlando a Stara Boleslav nella Repubblica Ceca, trenta chilometri da Praga, due giorni dopo aver incontrato "casualmente" in aeroporto il capo del governo italiano, Silvio Berlusconi, ha pronunciato un discorso, davanti soprattutto a migliaia di giovani, che pur utilizzando il linguaggio della tradizione religiosa ha un eminente ed esplicito significato politico: «C'è bisogno di uomini credenti e credibili, che non appaiano buoni e onesti, ma che lo siano realmente per coltivare il bene comune».
L'apparenza è una categoria fondamentale del politico. Tante volte abbiamo sentito dire che non bisogna solo essere, ma anche apparire. «Salvare le apparenze », del resto, è un modo di dire che riflette un preciso modo di essere. Tuttavia, a furia di puntare sull'immagine, la visibilità, il look, lo stile, in una sola parola, la comunicazione, ci si è persa per strada la sostanza. Il politico credibile a tutti i costi è diventato incredibile, nel senso letterale della parola: non è più credibile. La comunicazione, che come forma di retorica una volta era una parte della politica, oggi è diventata tutta la politica. Il risultato è una manipolazione dei fatti che, essendo duri a morire come ripeteva giustamente quell'autentico liberale di Karl Popper, hanno la strana abitudine di ritornare sempre a galla. Eppure, come si può non essere d'accordo con il papa quando dice, in sostanza, che un buon governante deve essere anche credente? Che cosa significa: che un cattolico è un buon politico e un non-cattolico è un cattivo politico? È strano, ma oggi tocca al Papa difendere la fede nella ragione, perché anche la ragione, vanto dell'Occidente, ha bisogno che qualcuno creda e le dimostri fede. Il politico «credente e credibile» non è il politico che in cuor suo dice «Parigi val bene una messa» e ostenta la sua esteriore adesione ai principi di santa romana chiesa, bensì è il politico che crede nel valore del suo compito istituzionale per il quale sacrifica i minori interessi di parte. In questo caso è il credo che rende credibile il politico per il quale ci sono verità e valori che non sono né strumenti retorici né strumenti di conquista del potere.
La religione, soprattutto per chi si presenta come un liberale, non è una copertura del potere ma ciò che mostra il limite stesso oltre il quale il potere diventa arbitrio e usurpazione. Ragion per cui il politico «credente e credibile » non è colui che non perde il potere - «saremo qui per sempre » diceva domenica il presidente del Consiglio in un momento non raro di onnipotenza - ma colui che non ha paura di perderlo. Qui sì che bisogna «salvare le apparenze».

© Copyright Liberal, 29 settembre 2009 consultabile online anche qui e qui.

Credenti e credibili non devono essere solo i politici, ma tutti i cristiani!
R.

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