martedì 29 settembre 2009

L'omaggio di Praga al «professor» Ratzinger (Geninazzi)


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L’omaggio al «professor» Ratzinger

Nell’«agenda» di domenica scorsa l’incontro con i rettori, i docenti e gli studenti universitari.

Un ambiente che fu tra i promotori della «rivoluzione di velluto»

DAL NOSTRO INVIATO A PRAGA

Luigi Geninazzi

Un lungo corteo di accademici con le toghe scarlatte or­nate d’ermellino apre la strada al «professore» Jo­seph Ratzinger.
Si presen­ta così Benedetto XVI alla platea di trecento rettori, docenti e studenti in rap­presentanza del mondo u­niversitario e intellettuale della Repubblica Ceca.
Il Papa li ha incontrati do­menica pomeriggio nel salone Vladislav all’interno del Castello, un luogo sim­bolo della storia boema.
Qui infatti, nel 1618, av­venne la famosa « defene­strazione » di tre esponen­ti cattolici che diede il via alla guerra dei Trent’anni. E qui si ritrovarono nel 1990 i rettori liberamente eletti della Cecoslovacchia pochi mesi dopo la cadu­ta del regime comunista. Fu dalle università, dagli ambienti accademici e dai circoli culturali e artistici che partì la « rivoluzione di velluto» .
Lo ricorda Bene­detto XVI rendendo o­maggio ai protagonisti di quegli storici eventi la cui « ricerca di libertà ha con­tinuato a guidare il lavoro degli studiosi» .
Al suo ingresso viene ac­colto da un lunghissimo applauso che rimbomba sotto gli alti soffitti ad ar­cate, mentre il coro dell’U­niversità Carlo, la più an­tica dell’Europa centrale, intona un canto medieva­le.
Nel suo saluto il giova­ne rettore Vaclav Hampl fa riferimento alla lezione te­nuta dall’allora cardinale Ratzinger nel 1992 proprio all’Università Carlo sul te­ma della rilevanza pubbli­ca delle religioni.
Da qui prende spunto Benedetto XVI per riaffermare che non è assolutamente vero che « fede ed etica non ab­biano posto nell’ambito della ragione pubblica » , anche se qualcuno conti­nua a sostenerlo.
Il suo è un discorso sul ruolo degli intellettuali nella società contemporanea. Per il Pontefice « l’autonomia propria di una università trova significato nella ca­pacità di rendersi respon­sabile di fronte alla verità». Riprende così il tema del rapporto tra libertà e ve­rità che aveva già affron­tato nel primo giorno del­la visita parlando ai re­sponsabili politici e ai rap­presentanti diplomatici. Questo legame sta alla ba­se della «grande tradizione formativa, aperta al tra­scendente, che è all’origi­ne delle università in tut­ta Europa » . Una tradizio­ne, nota il Papa, che «è sta­ta sistematicamente sov­vertita, in questa terra e al­trove, dalla riduttiva ideo­logia del materialismo, dalla repressione della re­ligione e dall’oppressione dello spirito umano » .
Nel 1989 quel tentativo è definitivamente fallito. Ma se ieri era il comunismo, oggi è il relativismo che « genera un camuffamen­to dietro cui possono na­scondersi nuove minacce all’autonomia delle istitu­zioni accademiche» .
Be­nedetto XVI le denuncia col loro nome, in modo chiaro e for­te. « Se per un verso è passato il perio­do d’ingerenza de­rivante dal totalita­rismo politico, non è forse vero – si chiede – che di fre­quente oggi nel mondo l’esercizio della ragione e la ricerca accademica so­no costretti, in maniera sottile e talvolta nemme­no tanto sottile, a piegarsi alle pressioni di gruppi di interesse ideologici e al ri­chiamo di obiettivi utilita­ristici? » . È un accorato gri­do d’allarme quello lan­ciato dal Papa di fronte al­l’intellighenzia praghese, un monito che dal cuore dell’Europa si rivolge i­dealmente a tutto il conti­nente.
«Cosa potrà accadere se la nostra cultura dovesse co­struire se stessa solamen­te su argomenti alla mo­da, con scarso riferimento ad una tradizione intellet­tuale storica genuina o sulle convinzioni che ven­gono promosse facendo molto rumore o che sono fortemente finanziate? » .
L’azione di gruppi poten­ti, miranti al profitto, co­stituisce la vera minaccia all’autonomia dell’univer­sità ed alla libertà della ri­cerca.
È questa la convinzione di Benedetto XVI secondo cui, procedendo di questo passo, « le nostre società non diventeranno più ra­gionevoli o tolleranti, ma saranno più fragili e do­vranno faticare sempre di più per riconoscere quel che è vero, nobile e buo­no » . Insomma, ancora un volta, il Papa- teologo ha posto la questione crucia­le di cosa sia oggi la ragio­ne e del suo rapporto con la libertà e la verità. Alla fi­ne, sul libro d’oro degli o­spiti, scrive in latino una frase del Vangelo: « La ve­rità vi farà liberi » , in sin­tonia con il motto che ap­pare sulla bandiera in ci­ma al Castello: « la verità vince » .

© Copyright Avvenire, 29 settembre 2009

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