martedì 29 settembre 2009

Giovanni Maria Vian: "Il Papa Kafka e le lingue" (Osservatore Romano)


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Il Papa Kafka e le lingue

Una visita non soltanto segnata da evidente successo, ma che avrà effetti duraturi.
Così il presidente ceco Václav Klaus ha riassunto il viaggio di Benedetto XVI nel suo Paese.
Con un riconoscimento importante da parte di un esponente politico non cattolico che nei confronti del Papa e delle sue parole ha saputo dimostrare un rispetto e un'attenzione davvero ammirevoli.
In qualche modo rappresentativi dell'atteggiamento diffuso nella Repubblica Ceca grazie anche a un'ampia copertura dei media, altrove meno sensibili al significato vero dell'itinerario papale.
Non bisogna infatti dimenticare che il viaggio del successore di Pietro - dopo i tre nelle stesse terre di Giovanni Paolo ii - ha voluto anticipare il ventesimo anniversario della fine del comunismo europeo, che nell'allora Cecoslovacchia prese il nome di "rivoluzione di velluto". Un avvenimento che, dopo i decenni plumbei dei regimi totalitari atei, ha coinvolto buona parte dell'Europa centrale e orientale, cambiando il volto del continente.
Al rivolgimento pacifico che pose fine a un'epoca di oppressione, frutto di una resistenza comune di laici e cattolici, ha fatto seguito una situazione nuova, dove il materialismo ateo ha lasciato il posto a quello pratico. E se la dittatura era fondata sulla menzogna - secondo le parole di Václav Havel citate da Benedetto XVI - oggi la libertà ha bisogno di essere costruita sulla verità, alla cui ricerca sono chiamati tutti senza distinzione e avendo di mira il bene comune.
Per questo i discorsi del Papa hanno insistito ripetutamente sulla verità e per questo hanno trovato ascolto le sue parole appassionate e impegnative, anche in un ambiente dichiaratamente agnostico come quello dell'università di Praga, dove l'intervento dell'antico "professore, attento al diritto della libertà accademica e alla responsabilità per l'uso autentico della ragione", è stato accolto con un applauso lunghissimo che ha lasciato stupefatti.
Benedetto XVI ha onorato la storia del Paese e dei suoi martiri - dal duca Venceslao alle vittime del comunismo - ed esaltato le tradizioni culturali delle terre boeme e morave, ascoltando il Te Deum di Antonín Dvorák e scegliendo una bellissima frase attribuita a Kafka per congedarsi dalla Repubblica Ceca: "Chi mantiene la capacità di vedere la bellezza non invecchia mai".
E nei discorsi sapiente è stato l'uso delle lingue: dal ceco del Papa (che ha parlato soprattutto in italiano e inglese), al tedesco scelto dallo studente per l'indirizzo rivolto durante l'incontro con il mondo accademico e all'italiano del presidente Klaus nel saluto finale.
Scelte che vogliono esprimere una volontà di incontro e di amicizia oggi significativa per l'intero continente europeo.
Chiamato proprio dalle sue radici cristiane - occidentali e orientali - a una responsabilità esigente nel contesto internazionale.

g. m. v.

(©L'Osservatore Romano - 30 settembre 2009)

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