mercoledì 7 ottobre 2009

Sulle questioni africane, stampa italiana troppo provinciale (Zenit)


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SINODO PER L'AFRICA (4-25 OTTOBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

Sulle questioni africane, stampa italiana troppo provinciale

Incontro dell'Osservatorio sul Sinodo africano promosso dalla CIMI e dall'UCSI Lazio

ROMA, mercoledì, 7 ottobre 2009 (ZENIT.org).

“È urgente combattere il provincialismo della stampa italiana nei confronti dell'Africa”. E' l'appello lanciato questo martedì dal missionario comboniano padre Alex Zanotelli, durante un incontro dell'Osservatorio sul Sinodo Africano promosso dalla CIMI, la Conferenza degli Istituti Missionari e dall'UCSI Lazio.
Parlando a Roma, presso la libreria AVE in via della Conciliazione, padre Zanotelli e padre Fernando Zolli, missionario comboniano rappresentante della CIMI hanno sottolineato l'importanza di portare fuori dalle sale vaticane le istanze e i temi del Sinodo, così che i mezzi di comunicazione possano trattare e conoscere con più attenzione i problemi dell'Africa di oggi.
Ad intervenire per primo è stato padre Rocco Puopolo, missionario saveriano di origini italiane, direttore esecutivo di Africa Faith & Justice Network, che attualmente vive negli Stati Uniti.
Tema trattato, quello della cosiddetta “giustizia ristorativa” che, secondo Puopolo, “viene solo accennato nell'Instrumentum Laboris ma va spiegato meglio perché si lega profondamente al tema sinodale della Riconciliazione, che in Africa si sta realizzando, seppur con lentezza, tra etnie diverse”.
“In Sierra Leone – ha aggiunto – si seguiva questa strada già nel 1996 e si trattava, allora come oggi, di proporre un modo diverso di fare giustizia, senza l'uso della violenza o della polizia”.
“Il problema – ha sottolineato il missionario – è che questo processo non ha visibilità in Africa, mentre sono tanti i casi in cui, in diretto contatto con il tribunale dell'AIA, i governi africani tentano di modificare le condanne di alcuni criminali di guerra a favore di un rientro in patria finalizzato al recupero della persona e alla riconciliazione popolare”.
Un progetto ampio in cui rientra anche la Chiesa e che in più lavora sul recupero dei bambini soldato, sia africani che emigrati negli Stati Uniti.
“A volte ho visto la Chiesa Cattolica negli USA – precisa Puopolo – rifiutare questi bambini, spingendoli verso altre chiese locali, quindi è opportuno lavorare sulla continuità lavorativa della Chiesa anche lontano dall'Africa”.
Al secondo ospite, suor Elisa Kidanè, Consigliera generale delle missionarie comboniane, è stato invece affidato il compito di portare la sua testimonianza come donna invitata al Sinodo in qualità di esperta.
“Siamo solo al secondo giorno di lavori – ha spiegato la Kidanè – e come esperti abbiamo il dovere di ascoltare e solo in seguito portare le nostre riflessioni”.
“Sappiamo bene che la situazione delle donne in Africa è ben diversa dalle colleghe europee ma se useremo bene le nostre armi, cioè dolcezza, fermezza e resistenza, con il tempo otterremo dei risultati”, ha poi continuato.
Suor Kidanè ha ricordato inoltre come il Sinodo dei Vescovi può essere l'occasione giusta per mettere in luce, senza sentimenti di rivalsa, la condizione di ristrettezza operativa delle donne nella Chiesa moderna, ancora infatti lontane dai luoghi dove si legifera e si decide il futuro del Continente africano.
La chiusura della giornata è stata affidata invece ad un rappresentante laico proveniente dallo Zambia, il dott. Munshya Chibilo, della comunità Papa Giovanni XXIII, presente al Sinodo in qualità di uditore, che ha affrontato la questione della violenza in Africa e dei continui conflitti bellici in atto tra le popolazioni.
“La conflittualità – ha affermato Chibilo – non è un problema, almeno fino a quando la si può controllare. Se ciò non avviene, bisogna lavorare attraverso degli step ben precisi”.
A suo avviso occorre innanzitutto “analizzare bene il problema e capire da cosa nasce lo scontro” e poi “diminuire la tensione pianificando dei progetti di riconciliazione che mirano ad anticipare le intenzioni dei gruppi che hanno creato il conflitto”.
Infine, ha sottolineato, è necessario “non sottovalutare l'apparente tranquillità ottenuta, monitorare la situazione e tenere a bada i signori della guerra”.
“In Africa le persone di diverse etnie convivono bene – ha tenuto a precisare – ma il lavaggio del cervello dei politici locali porta spesso le persone coinvolte nelle guerre a non sapere spiegare il motivo di tanto odio”.
“La Chiesa deve assumersi, come parte politicamente disinteressata, la responsabilità di partecipare attivamente al processo di pace tra i popoli africani”, ha concluso infine.

Il prossimo appuntamento dell'Osservatorio è fissato per venerdì 9 ottobre, alle ore 19, presso la Curia generalizia dei missionari della Consolata in via della Mura Aurelie n 11, a Roma.

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