sabato 2 maggio 2009

In libreria “Elogio della coscienza” di Joseph Ratzinger. La riflessione del filosofo Vittorio Possenti (Radio Vaticana)


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Da oggi in libreria “Elogio della coscienza” di Joseph Ratzinger. La riflessione del filosofo Vittorio Possenti

E’ in libreria il volume Elogio della coscienza (Cantagalli Editore), raccolta di scritti del cardinale Joseph Ratzinger sulla verità interiore.
Nei testi contenuti nel libro - vanno dal 1990 al 2000 - il futuro Pontefice sottolinea la centralità della coscienza connessa alla verità iscritta nel cuore di ogni uomo.
D’altro canto, il Papa mette in guardia dalla coscienza soggettiva, quella falsa concezione della coscienza secondo la quale paradossalmente anche le SS, rilevava il cardinale Ratzinger, sarebbero giustificate perché agivano “con un’assoluta certezza di coscienza”. Un richiamo di grande attualità, dunque, in un tempo contraddistinto dal relativismo.
Lo sottolinea il filosofo Vittorio Possenti, intervistato da Alessandro Gisotti:

R. – L’uomo trova in se stesso una voce, qualche volta più forte, qualche volta più fioca, ma che può essere ascoltata. Questa voce dice all’uomo: “Fai il bene ed evita il male”. Così si stabilisce un’universalità di base tra tutti coloro che appartengono all’umanità. Conosciamo la debolezza dell’uomo, la debolezza anche morale del comportamento umano. Qui la teologia cristiana fa riferimento all’evento originario della caduta. Quindi, la coscienza morale è una coscienza offuscata, che ha bisogno costantemente di confrontarsi con la luce della verità. Non può essere perciò il criterio ultimo ed unico di giudizio la sola coscienza, questa deve confrontarsi con la questione della verità. Certamente, oggi, questo problema apre nuovi interrogativi, perché, in una parte consistente del pensiero della cultura contemporanea, risalta invece una posizione in cui si ritiene che la verità non possa essere raggiunta.

D. – Nella riflessione del cardinale Ratzinger ha un ruolo fondamentale il senso della colpa che - sottolinea il futuro Pontefice – se si assopisce ci rende sordi alla voce della verità e ai suoi suggerimenti interiori. Ecco, entra qui in gioco anche la buona volontà della persona...

R. – Sicuramente. Nelle questioni di natura morale, la questione del bene e del male, della colpa e della non colpa, sono fondamentali e richiamano in primo luogo l’atteggiamento esistenziale ultimo del volere di fronte al bene e al male. Quindi, la volontà gioca un ruolo maggiore rispetto al ruolo che può essere giocato dall’intelletto. Quindi, educarci ad ascoltare questa voce interiore significa purificare il desiderio ed educare la volontà, non cancellare il senso della responsabilità dell’atto morale e non cancellare il senso della colpa. Non è qualcosa che diminuisce l’uomo avere un senso retto della colpa, come qualche volta si pensa che questo senso debba essere cancellato da cure psicologiche e psicanalitiche, perché il senso di colpa quando è ben radicato e fondato non è qualcosa di patologico: significa che l’uomo ha consapevolezza della sua responsabilità morale, del principio primo di ogni esistenza etica, cioè il principio di fare il bene ed evitare il male.

D. – Come il cardinale Newman anche il cardinale Ratzinger sostiene il primato della coscienza su quello del papato: mai quest’ultimo – è la sua tesi – può essere in contrasto con la coscienza. A qualcuno può sembrare un’affermazione sorprendente, invece è assolutamente coerente con il pensiero dell’attuale Pontefice...

R. – Certamente è coerente con il pensiero di Benedetto XVI, come è coerente con l’intera tradizione della dottrina della Chiesa, dell’insegnamento della Chiesa. Il primato della coscienza rispetto alla stessa autorità del Papa, perché il Papa è servitore della legge morale, è servitore del principio “Fai il bene, evita il male”. Mi pare che Benedetto XVI l’osservi proprio nel suo scritto che il Papa è al servizio della crescita della coscienza morale, non può essere al servizio del far tacere la coscienza morale.

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