domenica 5 luglio 2009

L'enciclica di Papa Ratzinger rompe antichi schemi (Benny Lai)


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L'enciclica di Ratzinger rompe antichi schemi

Benny Lai

Non v'è dubbio che la terza enciclica di Benedetto XVI, la "Caritas in veritate", come sarà chiamata prendendo a titolo le sue due prime parole, pur avendo carattere sociale, si distingue da quelle dei predecessori anche per un dettaglio formale.
Tutti i pontefici succedutisi lungo il secolo scorso hanno preso occasione per le loro encicliche sociali dagli anniversari del primo importante documento del genere: la famosa "Rerum novarum" di Leone XIII.
Era il 15 maggio 1891 e il documento che dava l'avvio alla dottrina sociale cristiana fu guardato in un primo tempo con una certa indifferenza da parte del mondo laico, forse anche perché il vecchio Leone XIII aveva da non molto perduto lo Stato della Chiesa e la città di Roma ed era costretto all'interno di un palazzo.
Ma anche dopo la costituzione dello Stato Città del Vaticano, quando Pio XI ritenne opportuno manifestare il pensiero della Chiesa sulla crisi finanziaria sparsa nel mondo dopo il "grande crollo" di Wall Street del 1929, prese lo spunto dal quarantesimo anniversario della "Rerum novarum" per pubblicare il suo documento chiamato appunto "Quadragesimo anno". Enciclica tutt'altro che commemorativa se è vero che i più fanno risalire proprio al milanese papa Ratti la più articolata esposizione dell'insegnamento sociale della Chiesa.
E non è davvero un caso che Pio XII, malgrado fossimo nel pieno della seconda guerra mondiale, cogliesse l'occasione dei cinquanta anni trascorsi dalla "Rerum novarum" per leggere un radiomessaggio e ampliare l'insegnamento sociale della Chiesa.
Contributi accolti da Giovanni XXIII nella sua "Mater et Magistra" del 15 maggio 1961 in cui, dopo aver ricordato i suoi predecessori e quanto avevano scritto nei settanta anni trascorsi dall'intervento leonino, ne aggiornava le indicazioni ponendo in luce i diversi nuovi aspetti della questione sociale.
Così come farà nel 1971 Paolo VI, in occasione dell'ottantesimo anniversario della Rerum, con la "Octogesima advieniens" indirizzata al cardinale Maurice Roy, presidente della Commissione "giustizia e pace" e del Consiglio dei laici. Epistola apostolica che riprende il messaggio per una giustizia sociale in risposta ai nuovi bisogni di un mondo in trasformazione, ai moderni problemi sociali, alla povertà, alla necessità per i cristiani di affrontare nuove responsabilità di fronte alle ambiguità del progresso. Un appello universale a una maggiore giustizia nella questione sociale che acquista ora dimensioni globali e che rifiuta soluzioni radicali e violente.
Né poteva sottrarsi a tale richiamo Karol Wojtyla, tanto sensibile ai problemi del mondo, che pubblicò in occasione del novantesimo anniversario della "Rerum novarum" la sua "Laborem exercens", un'attenta analisi del lavoro dell'uomo come chiave della questione sociale, alla luce delle sempre più nuove condizioni tecnologiche, economiche e politiche. E ancora, il primo maggio del 1991, l'enciclica "Centesimus annus", nel centesimo anniversario dell'enciclica di Leone XIII, per ribadire la fecondità crescente dei principi espressi dal quel grande pontefice e per proporre "l'analisi di alcuni avvenimenti della storia recente". Un'occasione per intervenire nella situazione che si era creata a seguito della caduta del comunismo. Un crollo che, però, non lo portò a esaltare il capitalismo, di cui valutava positivamente l'efficacia economica, a condizione che fosse corretto e inquadrato in un contesto giuridico a servizio della libertà e della giustizia.
Non solo. L'anno successivo papa Wojtyla costituiva una fondazione, la "Centesimus annus-pro Pontefice" allo scopo, tra l'altro di diffondere la dottrina sociale della Chiesa e promuovere la raccolta di fondi per il sostegno dell'attività della Sede Apostolica. Non a caso l'allora cosiddetto ministro del Tesoro vaticano, il cardinale Josè Castello Lara, annunziò che la fondazione aveva superato di molto i 2 miliardi di lire previsti dall'atto di nascita. E la fondazione tuttora fa parte del bilancio vaticano.
Dunque la "Caritas in veritate" a cui Ratzinger e i suoi collaboratori hanno lavorato per parecchi mesi, non trae occasione da una precisa ricorrenza ma intende, in ogni caso, portare il contributo della Chiesa, mediante proposte e sollecitazioni, alla soluzione dell'odierna crisi finanziaria ed economica. Sicché appare probabile che il documento susciterà un interesse significativo per il dibattito su "un'economia moderna rispettosa dei bisogni e dei diritti dei deboli" come egli ha anticipato giorni fa.
Benny Lai è decano dei vaticanisti. Ha da poco pubblicato, con Annamaria Scavo, Giuseppe Siri. Le sue immagini, le sue parole, De Ferrari Editore.

© Copyright Il Secolo XIX, 4 luglio 2009

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