domenica 5 luglio 2009
Benedetto XVI lancia un appello ai Grandi con una lettera a Berlusconi: «Più aiuti ai Paesi poveri» (Tornielli)
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Il Papa a Berlusconi: «Più aiuti ai Paesi poveri»
Benedetto XVI lancia un appello ai Grandi con una lettera al premier, presidente dell’imminente vertice mondiale Poi esprime il suo apprezzamento per l’impegno del governo in vista del summit e per la scelta di trasferirlo all’Aquila
di Andrea Tornielli
Roma
«Investire nell’uomo», non diminuendo ma anzi «potenziando gli aiuti allo sviluppo» dei Paesi poveri. Valutare i provvedimenti da adottare contro la crisi economica e finanziaria mondiale alla luce della loro «valenza etica». È la via indicata da Benedetto XVI nella lettera che ieri ha indirizzato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi in vista del prossimo G8. Il Papa chiede che durante i lavori del vertice che si terrà dall’8 al 10 luglio all’Aquila sia ascoltata la voce dell’Africa e dei Paesi meno avanzati.
Come già avvenuto in occasione di altri importanti appuntamenti internazionali, il Pontefice si rivolge al premier della nazione ospitante per offrire «un contributo alla riflessione sulle tematiche dell'incontro».
«Sono stato informato dai miei collaboratori circa l’impegno con cui il governo, che ella ha l’onore di presiedere – scrive Benedetto XVI a Berlusconi – si sta preparando a quest’importante appuntamento, e so quale attenzione abbia riservato alle riflessioni, che, sulle tematiche dell’imminente vertice, hanno formulato la Santa Sede, la Chiesa cattolica in Italia e il mondo cattolico in generale, nonché rappresentanti di altre religioni».
Ratzinger fa notare che il G8 si svolge praticamente in concomitanza con l’uscita dell’enciclica sociale «Caritas in veritate», che sarà resa nota martedì, vigilia del vertice, e ne anticipa alcuni contenuti, chiedendo ai capi delle nazioni di guardare alla crisi in corso e ai «cambiamenti climatici» per «“convertire” il modello di sviluppo globale, rendendolo capace di promuovere, in maniera efficace, uno sviluppo umano integrale, ispirato ai valori della solidarietà umana e della carità nella verità».
Benedetto XVI cita gli appelli del predecessore, Giovanni Paolo II, per la cancellazione del debito dei Paesi poveri e la lotta alla povertà, sottolineando come ciò possa avvenire solo con la solidarietà fattiva dei governi dei Paesi economicamente più avanzati. La crisi economica mondiale richiama i grandi del G8 a responsabilità «ancora più pressanti», dato che «è reale il rischio non solo che si spengano le speranze di uscire dalla povertà estrema, ma che anzi cadano nella miseria pure popolazioni finora beneficiarie di un minimo benessere materiale».
Il Papa chiede dunque che, al contrario di quanto sta accadendo, «l’aiuto allo sviluppo, soprattutto quello rivolto a valorizzare la risorsa umana, sia mantenuto e potenziato, non solo nonostante la crisi, ma proprio perché di essa è una delle principali vie di soluzione». Investire sulle risorse umane, garantire l’educazione di base per tutti: questo l’obiettivo che il Pontefice indica per il 2015.
«L’educazione – spiega Ratzinger – è condizione indispensabile per il funzionamento della democrazia, per la lotta contro la corruzione, per l’esercizio dei diritti politici, economici e sociali e per la ripresa effettiva di tutti gli Stati, poveri e ricchi».
Nella lettera a Berlusconi, il Pontefice ricorda che nell’affrontare la crisi è necessario salvaguardare la «valenza etica» nelle soluzioni proposte, ad esempio creando «posti di lavoro per tutti, che consentano ai lavoratori e alle lavoratrici di provvedere in maniera degna ai bisogni della famiglia, e di assolvere alla primaria responsabilità che hanno nell’educare i figli e nell’essere protagonisti nelle comunità di cui sono parte». È però necessario anche «riformare l’architettura finanziaria internazionale, evitando la speculazione creditizia e garantendo un’ampia disponibilità internazionale di credito pubblico e privato al servizio della produzione e del lavoro, specialmente nei Paesi e nelle regioni più disagiati».
Benedetto XVI ha quindi elogiato i passi che hanno fatto diventare il G8 un G20, allargandolo ad altri Paesi, sottolineando però come non ci si debba limitare soltanto ai Paesi «più importanti» o più rilevanti economicamente – e qui il riferimento implicito è a Brasile, Cina e India – ma anche a quelli più poveri: «Si ascolti pertanto la voce dell’Africa e dei Paesi meno sviluppati economicamente!». Infine, il Papa ha espresso il suo apprezzamento per la decisione del premier di trasferire il G8 all’Aquila, notando che la mobilitazione e la solidarietà per i terremotati di cui il Paese è stato testimone potrebbe rappresentare un invito per i popoli del mondo «ad affrontare uniti le attuali sfide».
© Copyright Il Giornale, 5 luglio 2009 consultabile online anche qui.
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