mercoledì 23 settembre 2009
Bagnasco: "La Chiesa non opererà per convertire gli ebrei" (Vecchi e La Rocca). Riflessioni...
Clicca qui per leggere l'articolo di Gian Guido Vecchi e qui per leggere quello di La Rocca.
Ho gia' detto ieri che la formulazione del comunicato della Cei pubblicato ieri pomeriggio mi pare la piu' infelice che si potesse trovare, ma non intendo tornare sul punto.
Vorrei pacatamente fare qualche riflessione.
Da cio' che scrivono i giornali (se la Cei non e' d'accordo smentisca) e dalla lettura della suddetta nota, mi pare di capire che, come cattolica, posso pregare per tutti, ma non per gli amici ebrei.
Se la Salvezza viene da Cristo e ci si salva solo in Lui, deduco che posso augurarmi che TUTTI possano salvarsi tranne alcuni.
Perche'?
Che male c'e' a pregare per gli amici ebrei a cui, fra l'altro, siamo uniti da un legame inscindibile?
Vogliamo forse evitare di adempiere ad un mandato preciso di Cristo che impone di evangelizzare i popoli?
Pregare non mi pare un insulto, anzi...
Quindi non posso, come cattolica, pregare per gli ebrei.
Posso pregare per gli amici musulmani? Per i buddisti?
Se la regola del religiosamente corretto vale per tutti, e' ovvio che io non posso permettermi di pregare per loro.
Posso pregare per i fratelli Ortodossi? Per i protestanti?
Beh, a questo punto qualcuno potrebbe dirmi di farmi gli affari miei.
Corollario numero uno: ciascuno preghi il suo Dio e pensi a se stesso evitando di impicciarsi degli affari altrui.
Individualismo allo stato puro.
Se ciascuno prega per se' e per i propri fratelli, disinteressandosi degli altri, significa che tutte le religioni portano alla salvezza.
Corollario numero due: tutte le religioni sono uguali.
Corollario numero tre: non esiste una Verita' assoluta ma tante verita' quante sono le religioni.
Relativismo allo stato puro.
E abbiamo chiuso il cerchio.
R.
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16 commenti:
Non vale la pena perdersi dietro a certe polemichette!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Voglio cercare di essere ottimista, anche se mi costa fatica. Voglio pensare che il card. Bagnasco si riferisca al proselitismo e non all'evangelizzazione.
Alessia
la libertà di pregare è vera o no.
se è vero che siamo liberi, io preghero perchè Tutti e dico tutti si convertaro alla Verità che è in Cristo.
E' tanto per esercitare la mente...mi sono sempre piaciuti sillogismi e corollari :-)
R.
Vorrei ricordare una cosa importante: NOTA DOTTRINALE SU ALCUNI ASPETTI DELL'EVANGELIZZAZIONE (http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20071203_nota-evangelizzazione_it.html#_ftnref13).
Qui c'è poco spazio; perciò invito a leggere l'intero documento.
Per ora solo una piccola cosa:
"In particolare, la verità che è in grado di illuminare il senso della propria vita e di guidarla viene raggiunta anche mediante l'abbandono fiducioso a coloro che possono garantire la certezza e l'autenticità della verità stessa: «La capacità e la scelta di affidare se stessi e la propria vita a un'altra persona costituiscono certamente uno degli atti antropologicamente più significativi ed espressivi». L'accoglienza della Rivelazione che si realizza nella fede, pur avvenendo ad un livello più profondo, rientra nella dinamica della ricerca della verità: «A Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede (cf. Rm 16, 26; 1, 5; 2 Cor 10, 5-6), con la quale l'uomo gli si abbandona tutt’intero e liberamente, prestando il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà a Dio che rivela e assentendo volontariamente alla rivelazione data da Lui». Il Concilio Vaticano II, dopo aver affermato il dovere e il diritto di ogni uomo di cercare la verità in materia religiosa, aggiunge: «La verità poi va cercata in modo rispondente alla dignità della persona umana, e alla sua natura sociale, cioè con una ricerca libera, con l'aiuto del magistero o dell'insegnamento, della comunicazione e del dialogo, con cui, allo scopo di aiutarsi vicendevolmente nella ricerca della verità, gli uni espongono agli altri la verità che hanno scoperta o che ritengono di avere scoperta». In ogni caso, la verità «non si impone che in forza della stessa verità». Perciò, sollecitare onestamente l'intelligenza e la libertà di una persona all'incontro con Cristo ed il suo Vangelo non è una indebita intromissione nei suoi confronti, bensì una legittima offerta ed un servizio che può rendere più fecondi i rapporti fra gli uomini."
Questo vale per tutti, nessuno escluso, e vale ancora di più per i "fratelli maggiori".
Mi preme aggiungere questo: (n. 9):
Lo spirito cristiano è sempre stato animato dalla passione di condurre tutta l’umanità a Cristo nella Chiesa. Infatti l'incorporazione di nuovi membri alla Chiesa non è l'estensione di un gruppo di potere, ma l'ingresso nella rete di amicizia con Cristo, che collega cielo e terra, continenti ed epoche diverse. È l'ingresso nel dono della comunione con Cristo, che è «vita nuova» animata dalla carità e dall’impegno per la giustizia. La Chiesa è strumento - «germe ed inizio»[27]- del Regno di Dio, non è un’utopia politica. É già presenza di Dio nella storia e porta in sé anche il vero futuro, quello definitivo nel quale Egli sarà «tutto in tutti» (1 Cor 15, 28); una presenza necessaria, poiché solo Dio può portare al mondo pace e giustizia autentiche. Il Regno di Dio non è — come alcuni oggi sostengono — una realtà generica che sovrasta tutte le esperienze o le tradizioni religiose, ed a cui esse dovrebbero tendere come ad un'universale ed indistinta comunione di tutti coloro che cercano Dio, ma è anzitutto una persona, che ha il volto e il nome di Gesù di Nazareth, immagine del Dio invisibile[28]. Perciò ogni libero moto del cuore umano verso Dio ed il suo Regno non può che condurre, per sua natura, a Cristo ed essere orientato all'ingresso nella sua Chiesa, che di quel Regno è segno efficace. La Chiesa è, dunque, veicolo della presenza di Dio e perciò strumento di una vera umanizzazione dell'uomo e del mondo. Il dilatarsi della Chiesa nella storia, che costituisce la finalità della missione, è un servizio alla presenza di Dio mediante il suo Regno: non si può infatti «disgiungere il Regno dalla Chiesa»"
"La luce del volto di Dio splende in tutta la sua bellezza sul volto di Gesù Cristo, «immagine del Dio invisibile» (Col 1,15), «irradiazione della sua gloria» (Eb 1,3), «pieno di grazia e di verità» (Gv 1,14): Egli è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). Per questo la risposta decisiva ad ogni interrogativo dell'uomo, in particolare ai suoi interrogativi religiosi e morali, è data da Gesù Cristo, anzi è Gesù Cristo stesso, come ricorda il Concilio Vaticano II: «In realtà, solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell'uomo. Adamo, infatti, il primo uomo, era figura di quello futuro, e cioè di Cristo Signore. Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione».
Gesù Cristo, «la luce delle genti», illumina il volto della sua Chiesa, che Egli manda in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura (cf Mc 16,15).2 Così la Chiesa, Popolo di Dio in mezzo alle nazioni, 3 mentre è attenta alle nuove sfide della storia e agli sforzi che gli uomini compiono nella ricerca del senso della vita, offre a tutti la risposta che viene dalla verità di Gesù Cristo e del suo Vangelo. È sempre viva nella Chiesa la coscienza del suo «dovere permanente di scrutare i segni dei tempi e di interpretarli alla luce del Vangelo, così che, in un modo adatto a ciascuna generazione, possa rispondere ai perenni interrogativi degli uomini sul senso della vita presente e futura e sul loro reciproco rapporto»."
(Giovanni Paolo II, Veritatis Splendor:
n.va/holy_father/john_paul_ii/encyclicals/documents/hf_jp-ii_enc_06081993_veritatis-splendor_it.html)
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17. Come infatti il Figlio è stato mandato dal Padre, così ha mandato egli stesso gli apostoli (cfr. Gv 20,21) dicendo: «Andate dunque e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo » (Mt 28,18-20). E questo solenne comando di Cristo di annunziare la verità salvifica, la Chiesa l'ha ricevuto dagli apostoli per proseguirne l'adempimento sino all'ultimo confine della terra (cfr. At 1,8). Essa fa quindi sue le parole dell'apostolo: « Guai... a me se non predicassi! » (l Cor 9,16) e continua a mandare araldi del Vangelo, fino a che le nuove Chiese siano pienamente costituite e continuino a loro volta l'opera di evangelizzazione. È spinta infatti dallo Spirito Santo a cooperare perché sia compiuto il piano di Dio, il quale ha costituito Cristo principio della salvezza per il mondo intero. Predicando il Vangelo, la Chiesa dispone coloro che l'ascoltano a credere e a professare la fede, li dispone al battesimo, li toglie dalla schiavitù dell'errore e li incorpora a Cristo per crescere in lui mediante la carità finché sia raggiunta la pienezza. Procura poi che quanto di buono si trova seminato nel cuore e nella mente degli uomini o nei riti e culture proprie dei popoli, non solo non vada perduto, ma sia purificato, elevato e perfezionato a gloria di Dio, confusione del demonio e felicità dell'uomo. Ad ogni discepolo di Cristo incombe il dovere di disseminare, per quanto gli è possibile, la fede [35]. Ma se ognuno può conferire il battesimo ai credenti, è tuttavia ufficio del sacerdote di completare l'edificazione del corpo col sacrificio eucaristico, adempiendo le parole dette da Dio per mezzo del profeta: « Da dove sorge il sole fin dove tramonta, grande è il mio Nome tra le genti e in ogni luogo si offre al mio Nome un sacrificio e un'offerta pura » [36]. Così la Chiesa unisce preghiera e lavoro, affinché il mondo intero in tutto il suo essere sia trasformato in popolo di Dio, corpo mistico di Cristo e tempio dello Spirito Santo, e in Cristo, centro di tutte le cose, sia reso ogni onore e gloria al Creatore e Padre dell'universo".
(Costituzione Dogmatica Lumen Gentium, http://www.vatican.va/archive/hist_councils/ii_vatican_council/documents/vat-ii_const_19641121_lumen-gentium_it.html)
e questo tanto per citare i testi di un Papa molto celebrato dal mondo nonché quelli del "mitico" Concilio. Non vedo molta differenza con la Dominus Iesus, ma quello, si sa, è un testo oscurantista solo perché è firmato Ratzinger...
Carissima Raffaella,
son Piero.
Sono tornato dalle ferie da pochissimi giorni.
Condivido la tua presa di posizione.
Aggiungo, però, che questo posizionamento del Card. Bagnasco mi fa riflettere sulla politica intra ecclesiastica: può non essere interessante ma serve per capire...
In ogni caso è delundente vedere come il mandato ricevuto dagli apostoli sia sottoposto alle mode politicamente corrette del momento.
Ben trovata, Raffaella!
Piero
Grazie a Seraphicus e Lapis per i testi!
Bentornato, Piero :-)
R.
Cara Raffaella anche io, nel mio piccolo, ho cercato di commentare, senza far polemiche, la frase particolare della Nota appena uscita. Se ti interessa leggilo qui. Ciao
Conversione selettiva? di Francesco Colafemmina su Fides et Forma
Alessia
Interessante è ricordare la risposta del Papa al Gran Rabbinato nella sua visita in Terra Santa:
" La fiducia è innegabilmente un elemento essenziale per un dialogo effettivo. Oggi ho l’opportunità di ripetere che la Chiesa Cattolica è irrevocabilmente impegnata sulla strada decisa dal Concilio Vaticano Secondo per una autentica e durevole riconciliazione fra Cristiani ed Ebrei. Come la Dichiarazione Nostra Aetate ha chiarito, la Chiesa continua a valorizzare il patrimonio spirituale comune a Cristiani ed Ebrei e desidera una sempre più profonda mutua comprensione e stima tanto mediante gli studi biblici e teologici quanto mediante i dialoghi fraterni. I sette incontri della Commissione Bilaterale che già hanno avuto luogo tra la Santa Sede e il Gran Rabbinato possano costituirne una prova! Vi sono così molto grato per la vostra condivisa assicurazione che l’amicizia fra la Chiesa Cattolica e il Gran Rabbinato continuerà in futuro a svilupparsi nel rispetto e nella comprensione".
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Se facciamo attenzione ai due discorsi il Gran Rabbinato poneva la questione di sudditanza agli Ebrei come ATTO DOVUTO, il Papa NO, dice chiaramente che ciò può avvenire...mediante gli studi biblici e teologici quanto mediante i dialoghi fraterni....lo studio e il dialogo vanno di pari passo, basta togliere uno dei due ingrediente e avremo la frittata...
Inoltre, che cosa è per noi il DIALOGARE se non il PORTARE IL CRISTO?
Quanto al valorizzare ciò che abbiamo in COMUNE è la verità, è quanto ha insegnato sempre la Chiesa...ciò si basa su quella fede nel Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe che entrambi condividiamo, siamo, ossia LA MEDESIMA RADICE DI QUEL PROGETTO DIVINO che per noi in Cristo ha avuto il compimento, per gli Ebrei NO...ma non possiamo usare questo "NO" per muoverci guerra...al contrario, dice il Papa, dobbiamo usare ciò che abbiamo in comune per guardarci CON FIDUCIA...ma in nessun testo il Papa ha mai detto che "non bisogna operare per convertire gli ebrei", sarebbe come NON dialogare o peggio, dialogare per parlare di cosa se non DELLA SCRITTURA?
^__^
E pure:
Ma Gesù rispose: "Non sono stato inviato che alle pecore perdute della casa di Israele" (Mt 15,24)
su Cantuale Antonianum.
Alessia
fr. A.R. ha detto...
........al momento opportuno grideremo: SANTO SUBITO!!!
Grazie^__^
http://antoniodipadova.blogspot.com/2009/09/ma-gesu-rispose-non-sono-stato-inviato.html
Il concetto di "alleanza non revocata", e' un concetto chiaro, portato avanti da Giovanni Paolo II° nei confronti del mondo ebraico.
E date certe premesse si arriva anche a certe conseguenze.. delle quali per quanto amareggiati, non dovremmo stupircene. E' anche evidente che tale affermazione di G.P. II° non e' casuale....
Non credo che Benedetto XVI abbia sconfessato tale visione delle cose.
"Incidenti" del genere sono in realta' la "normalita"'.
La nuova preghiera di Benedetto XVI sugli ebrei, nel vecchio rito, chiede per essi la luce, ma non dice piu' del loro stato di accecamento, come nel messale di Giovanni XXIII°. Probabilmete piu' chiaro.
Tale accecamento fa' riferimento alla vicenda umana di San Paolo il quale da fariseo,uccisore di cristiani, sulla Via di Damasco fu colpito da una strana cecita', che perse solo dopo il battesimo.
Lo slittamento a me pare continuo e direi inarrestabile..... e sono convinto che non dara' alcuna soddisfazione alla controparte. come poi puntualmente si e' verificato, e forse si verifichera' di nuovo.
Trovo pertanto le parole di Bagnasco, prive di vera carita' cristiana.. Ma egli non ha sicuramente originalita' in quanto ha detto.
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