lunedì 7 settembre 2009

Bagnoregio: il testo del bellissimo saluto del vescovo al Santo Padre


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Premessa alla lettura dei giornali di oggi

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Un Papa poco indulgente. Il Pontefice distingue il peccato dal peccatore, ma sa che il primo non si dà senza il secondo (Ippolito...da leggere!)

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A VITERBO E BAGNOREGIO (6 SETTEMBRE 2009): LO SPECIALE DEL BLOG

DISCORSI ED OMELIE DEL SANTO PADRE A VITERBO E BAGNOREGIO

VISITA DEL SANTO PADRE BENEDETTO XVI A BAGNOREGIO

Saluto del Vescovo Mons. Lorenzo Chiarinelli

Beatissimo Padre,

oggi, qui, in questa piazza, che felicemente si intitola a Sant’Agostino, c’è il cuore di Bagnoregio: quello antico che da lassù, da quel “nido d’aquila” che è Civita, è stato testimone delle prime parole del “puerulus” Bonaventura; e quello nuovo che in giorni solenni ama raccogliersi in questa piazza intorno al monumento del figlio più celebre, San Bonaventura; c’è il cuore – antico e nuovo- che in questo momento, con la presenza amata della Santità Vostra, avverte di vivere il più esaltante momento della sua storia. Tutti noi, allora, abbiamo una sola parola da gridare: Grazie!
Ma proprio l’unicità del momento – che si fa attesa commossa della Sua alta Parola- mi consente almeno una memoria e una speranza.
La memoria.
A Parigi nel 1243 un giovane (26 anni) di Bagnoregio, nel convento di s. Germain, indossava il saio di Francesco d’Assisi: alla sequela di una rinnovata vita evangelica. Scrisse, infatti: “Confesso dinanzi a Dio che a farmi amare questa vita fu la scoperta che essa corrispondeva all’inizio e alla professione della Chiesa” (Epistula de tribus quaestionibus, 13). Ma proprio in quel momento affermava di “avere ben vivo nella memoria” il fatto che sua madre (Legenda Maior, VII, 8) “quand’ero ancora fanciullino fece voto per me a san Francesco e fui restituito alla vita”. E fu questo l’ inizio di così straordinaria avventura.

Nel 1953 –a 710 anni di distanza- a Monaco-Frisinga un giovane teologo, anche lui ventiseienne, con deciso slancio intellettuale e con gli strumenti affinati dalla ricerca scientifica, incontra in forma sistematica il dottore serafico di Bagnoregio.

“Con grande gioia –ha scritto l’allora candidato alla libera docenza J. Ratzinger- mi misi diligentemente al lavoro. Anche se avevo già qualche conoscenza di Bonaventura e avevo già letto alcuni dei suoi scritti più brevi, nel prosieguo del lavoro mi si dischiudevano nuovi mondi” (J. Ratzinger, La mia vita, san Paolo, p. 70).

Oggi quel giovane teologo è il Santo Padre Benedetto XVI ed è qui ad incontrare “la vita di Bonaventura da Bagnoregio” e a farci partecipi della gioia di quel primo incontro, come a toccare le radici che hanno sostenuto Bonaventura “nei grandi offici” e dalle quali è germogliato un messaggio di filosofo, di teologo, di francescano, antico e sempre nuovo; messaggio di sapienza, concentrato su Cristo, centro e cuore dell’universo; senso e compimento della storia.

La speranza. Dante Alighieri, nel XII canto del Paradiso, introduce il parlare di Bonaventura con questa suggestiva espressione:
“L’amor che mi fa bella mi tragge a ragionar…” (XII, 31-32).
Padre Santo, quell’amore, che è lo Spirito Santo, come ha resa e rende “bella” la Chiesa per l’annuncio del Vangelo, ha reso e rende “bello” il Successore di Pietro, nella sua missione magisteriale, per unire insieme amore e bellezza; carità e verità; fede e ragione; ricerca e rivelazione; storia ed escatologica. Ne sgorga “annuncio” luminoso e caldo; un “ragionare” che è ricerca, proposta, dialogo, allargamento degli spazi della razionalità e apertura alla trascendenza. Prende volto una “testimonianza” coerente, frutto della sapienza in grado di discernere il “posporre” e l’ “anteporre”, lungo “l’itinerario” esplorato dal dottore di Bagnoregio, fino all’approdo dove è il trionfo della verità e della carità.
Padre Santo, benedica, dunque, Bagnoregio. Benedica gli “Egidio” e i “Silvestro” che si scalzano ancora oggi dietro allo Sposo “sì la sposa piace” per abbracciare quella “forma vitae” della radicalità evangelica, oltre l’ovvio e lo scontato.
Benedica i teologi nel prezioso servizio dell’intelletto che cerca la fede e della fede amica dell’intelligenza.
Benedica i cercatori della verità come scoperta affascinante del volto del Dio vivente.
San Bonaventura morì in Concilio, a Lione, nel 1274, ricomponendo l’unità tra i cristiani: ci aiuti a vivere la comunione; ad essere chiesa del sì; a fare del territorio il campo della fraternità vera.
E noi qui intendiamo far nostra la convinzione e l’auspicio che la Santità Vostra formulava nel capitolo II della sua tesi dottorale dove ha scritto: « Per san Bonaventura è certo che nel Santo che recò le stigmate di Cristo e con ciò “il sigillo del Dio vivente” (Ap 7,2) ha brillato, piena di speranza, l’alba di un’età nuova in cui non accadrà più che “popolo si levi contro popolo” (Is 2,4) ma di cui si potrà dire: “E allora sarà la pace” » (testo, p. 135-136).

Padre Santo, e così sia!

3 commenti:

laura ha detto...

Bravissimo!!!!!!!!!!!!
Un vescovo in comunione con Pietro

sam ha detto...

Non abbiamo sempre stimato il comportamento e l'immagine dei vescovi in questi giorni e proprio per questo qui si impone un "urra!" e un grazie sonoro per questo Vescovo, Mons. Chiarinelli, che anche nel cognome, oltre che nel parlare, ha un'impronta luminosa.

AB ha detto...

Chiarinelli e' un ottimo vescovo. Si e' formato nella FUCI postconciliare e si vede!