domenica 26 aprile 2009

Il Papa: nella crisi seguire l'esempio dei Santi della solidarietà (Izzo)


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Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

PAPA: NELLA CRISI SEGUIRE ESEMPIO DEI SANTI DELLA SOLIDARIETA'

(AGI) - CdV, 26 apr.

(di Salvatore Izzo)

"Attuale resta il suo esempio anche oggi, in un'epoca di grave crisi economica".
Benedetto XVI ha presentato cosi' alla grande folla riunita oggi in piazza San Pietro per le canonizzioni, la figura del sacerdote bresciano Arcangelo Tadini, "uomo tutto di Dio, pronto in ogni circostanza a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo, che era allo stesso tempo disponibile a cogliere le urgenze del momento e a trovarvi rimedio".
"Assunse per questo - ha ricordato il Papa - non poche iniziative concrete e coraggiose, come l'organizzazione della Societa' Operaia Cattolica di Mutuo Soccorso, la costruzione della filanda e del convitto per le operaie e la fondazione, nel 1900, della "Congregazione delle Suore Operaie della Santa Casa di Nazareth", allo scopo di evangelizzare il mondo del lavoro attraverso la condivisione della fatica, sull'esempio della Santa Famiglia di Nazareth".
Con la sua "profetica intuizione carismatica", secondo il Papa don Tadini "ci ricorda che solo coltivando un costante e profondo rapporto con il Signore, specialmente nel Sacramento dell’Eucaristia, possiamo poi essere in grado di recare il fermento del Vangelo nelle varie attivita' lavorative e in ogni ambito della nostra societa'".
Un testimone della solidarieta' e' stato anche l'abate Bernardo Tolomei, "iniziatore di un singolare movimento monastico benedettino, nel quale spicca l'amore per la preghiera e per il lavoro manuale". "In occasione della grande peste del 1348, Tolomei - ha ricordato il Pontefice - lascio' la solitudine di Monte Oliveto per recarsi nel monastero di S. Benedetto a Porta Tufi, in Siena, ad assistere i suoi monaci colpiti dal male, e mori' egli stesso vittima del morbo come autentico martire della carita'. Dall'esempio di questo Santo viene a noi l'invito a tradurre la nostra fede in una vita dedicata a Dio nella preghiera e spesa al servizio del prossimo sotto la spinta di una carita' pronta anche al sacrificio supremo".
"Testimone dell'amore divino" tra i piu' poveri e' stata poi santa Caterina Volpicelli, che, ha detto Papa Ratzinger, "si sforzo' di essere di Cristo, per portare a Cristo quanti ebbe ad incontrare nella Napoli di fine Ottocento, in un tempo di crisi spirituale e sociale". "Per essere autentiche educatrici della fede, desiderose di trasmettere alle nuove generazioni i valori della cultura cristiana, e' indispensabile - ha affermato il Pontefice citando la nuova santa - liberare Dio dalle prigioni in cui lo hanno confinato gli uomini.
Solo infatti nel Cuore di Cristo l'umanita' puo' trovare la sua 'stabile dimora". "Santa Caterina - ha aggiunto - mostra alle sue figlie spirituali e a tutti noi, il cammino esigente di una conversione che cambi in radice il cuore, e si traduca in azioni coerenti con il Vangelo.
E' possibile cosi' porre le basi per costruire una societa' aperta alla giustizia e alla solidarieta', superando quello squilibrio economico e culturale che continua a sussistere in gran parte del nostro pianeta". Dell'altra fondatrice divenuta oggi santa, Gertrude Comensoli, il Pontefice ha tenuto a sottolineare invece l'obbedienza a Papa Leone XIII, che alla fine dell'800 le aveva chiesto di "tradurre la carita' contemplata' nel Cristo eucaristico, in 'carita' vissuta' nel dedicarsi al prossimo bisognoso. In una societa' smarrita e spesso ferita, come e' la nostra, ad una gioventu', come quella dei nostri tempi, in cerca di valori e di un senso da dare al proprio esistere, santa Gertrude - ha rilevato - indica come saldo punto di riferimento il Dio che nell'Eucaristia si e' fatto nostro compagno di viaggio.
Ci ricorda che l'adorazione deve prevalere sopra tutte le opere di carita' perche' e' dall'amore per Cristo morto e risorto, realmente presente nel Sacramento eucaristico, che scaturisce quella carita' evangelica che ci spinge a considerare fratelli tutti gli uomini". Il medesimo messaggio arriva anche dal nuovo santo portoghese, Alvares Pereira, fattosi religioso carmelitano dopo aver conquistato nel 14esimo secolo l'indipendenza del Portogallo al comando dell'esercito di Joao I.
Molte nazioni europee annoverano tra i santi piu' venerati un eroe nazionale o un sovrano e da oggi questo privilegio tocca anche al Portogallo: Alvares Pereira e' considerato il fondatore della Real Casa di Braganza, che regno' anche sul Brasile. Nato a Cernache do Bonjardim, nei pressi di Lisbona, il 24 giugno 1360 da don Alvaro Goncalves de Pereira, il quale ricopriva il ruolo di grande maestro di uno dei rami dell'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni in Gerusalemme. All'eta' di tredici anni si trasferi' alla corte del re Ferdinando del Portogallo per avviarsi alla carriera militare. Sin da piccolo aveva apprezzato le leggende di re Artu' e come Galahad desiderava restare celibe e porsi al servizio del proprio sovrano.
Sposo' a diciassette anni, Leonora de Alvim, da cui ebbe tre figli. Ne rimase vedovo nel 1387. Appena ventitreenne fu designato quale generale al comando delle forze armate portoghesi e l'investitura avvenne per mano del grande maestro dei Cavalieri di Aviz, che dopo due anni acese al trono con il nome di Giovanni I. Godendo di universale rispetto, accompagno' alla vittoria i suoi uomini nella battaglia di Atoleiros combattuta contro l'esercito della Pastiglia.
In tal modo il Portogallo ottenne definitivamente l'indipendenza dagli altri regni della penisola iberica. Nel 1422 avvenne quel grande colpo di scena che lascio' stupita l'intera corte: Nuno fondo' un nuovo convento carmelitano a Lisbona e vi si ritiro' per il resto dei suoi giorni come fratello laico, assumendo il nome di Nuno de Santa Maria. Il condottiero invincibile delle armate militari nella guerra d'indipendenza, le cui gesta vennero cantate da L. Camoes nei Lusiadas diventa un semplice converso e prende il nome di fra Nuno di Santa Maria. Il primo aprile 1431, domenica di Pasqua, mentre era intento a leggere la Passione secondo Giovanni ed aveva appena letto il passo 'Ecco tua madre!', spiro' avendo dato a tutti durante la sua vita un esempio di preghiera, penitenza, amore verso i poveri e devozione filiale alla Madonna. Tutta la corte intervenne alle solenni esequie ed alla sepoltura nel convento carmelitano di Lisbona di colui che gia' era acclamato dal popolo santo ed eroe nazionale.
Inoltre, poiche' sua figlia Beatrice era andata in sposa al duca di Braganca Alfonso, figlio primogenito del re Joao I, e' uno dei capostipiti di questo casato che regno' sul Portogallo sino al 1910 con Emanuele II. Il suo culto fu approvato da Papa Benedetto XV che decise di riconoscergli il titolo di 'beato' il 23 gennaio 1918. Pio XII volle poi di riavviare la causa di canonizzazione il 28 maggio 1941 e domani sara' finalmente proclamato santo da Papa Ratzinger grazie a un avvenuto miracolo che risale al 2003.

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1 commento:

Scenron ha detto...

http://www.corriere.it/cultura/09_aprile_26/calabro_a912b176-3269-11de-becc-00144f02aabc.shtml

=D