sabato 25 aprile 2009
A colloquio con Mons. Amato in occasione della canonizzazione di quattro italiani e un portoghese (Osservatore Romano)
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A colloquio con l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in occasione della canonizzazione di quattro italiani e un portoghese
Nuovi testimoni della santità
di Nicola Gori
Don Carlo Gnocchi sarà beatificato a ottobre a Milano, mentre la causa di Giovanni Paolo II procede "abbastanza sollecitamente" su una corsia preferenziale voluta da Benedetto XVI. Sono alcune delle novità emerse dall'intervista al nostro giornale con l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, alla vigilia della prima liturgia papale di canonizzazione del 2009: quattro italiani (Arcangelo Tadini, Bernardo Tolomei, Geltrude Comensoli e Caterina Volpicelli) e un portoghese (Nuno de Santa Maria Álvares Pereira) verranno proclamati santi da Benedetto XVI domenica 26 aprile in piazza San Pietro.
Qual è la caratteristica di questi cinque nuovi santi?
Una caratteristica comune nei quattro santi italiani è quella di essere fondatori, cioè hanno dato vita a delle congregazioni religiose. Si tratta di due uomini e di due donne appartenenti a vari ceti sociali e con percorsi di vita originali. In quanto fondatori, la loro santità è anche un incentivo per la santificazione dei loro figli e figlie spirituali.
Cominciamo con il più antico in ordine cronologico: Bernardo Tolomei, fondatore della Congregazione benedettina di Santa Maria di Monte Oliveto. La sua peculiare caratteristica è la conversione alla preghiera. Era un laico nobile, vissuto tra il XIII e il XV secolo, che si ritirò in solitudine. Nonostante la scelta di vita ascetica e solitaria, non si tirò indietro davanti ai bisogni dei fratelli. Infatti, si impegnò nell'assistenza agli ammalati, tanto è vero che morì proprio dando aiuto agli appestati di Siena nel 1348. Il secondo santo è un eroe, un nobile soldato, Nuno di Santa Maria, l'unico portoghese del gruppo dei cinque. Abbandonò la vita militare e si dedicò alla preghiera e alla penitenza tra i carmelitani. Sua caratteristica è di aver vissuto la prima parte della vita in maniera avventurosa, mentre la seconda la passò in contemplazione e in preghiera. Arcangelo Tadini, invece, era un sacerdote diocesano, fondatore della Congregazione delle suore operaie della Santa Casa di Nazareth. Il nome scelto indica già il carisma particolare di questa Congregazione. Segue poi in ordine di nascita Geltrude Comensoli, fondatrice delle suore del Santissimo Sacramento, dette sacramentine: anche qui c'è la sintesi del suo carisma. Infine, abbiamo Caterina Volpicelli, fondatrice delle ancelle del Sacro Cuore. La Volpicelli è famosa a Napoli e altrove per le sue istituzioni educative. Anche lei, nobildonna, ebbe una progressiva conversione. La sua spiritualità era basata soprattutto sulla riparazione delle offese al Sacro Cuore di Gesù e fondò una congregazione che a partire dall'amore di Dio si aprisse all'apostolato a tutto campo nei confronti dei bisogni di ogni tipo.
Quale aspetto dei nuovi santi è maggiormente attuale per la Chiesa e la società?
Tutti perché la santità è sempre attuale. Il capitolo V della Lumen gentium sottolinea l'universale vocazione alla santità di tutti i battezzati. Quindi ogni santo è sempre attuale. Perché? Per due caratteristiche, per la sequela Christi nell'eroicità delle virtù della fede, speranza e carità e per l'apostolato che viene di conseguenza. L'eroicità della fede, della speranza e della carità, modelli che non tramontano mai.
Perché solo ora vengono canonizzate figure vissute tra il XIII e il XV secolo?
I ritardi sono dovuti essenzialmente a complicazioni storiche. A quel tempo vi erano continui conflitti locali, regionali, nazionali, per cui era difficile mantenere una successione nelle pratiche processuali. Prendiamo il più antico dei canonizzandi: il Tolomei. A circa tre mesi dalla morte un atto giuridico pubblico già lo chiama beato. Quindi il suo culto si diffuse subito dopo la sua morte. Le vicende storiche che sconvolsero gli Ordini religiosi e quindi anche gli olivetani dalla seconda metà del XVIII secolo al XIX, non permisero di portare a termine il processo di canonizzazione. Si dovette attendere la restaurazione della Congregazione benedettina olivetana nella seconda metà del XIX secolo per poter riavviare la causa. La stessa cosa si può dire di Nuno Álvares Pereira: subito dopo la sua morte, il re del Portogallo don Duarte e suo fratello don Pedro promossero la sua canonizzazione. Da un documento del 1437 risulta che Eugenio IV dette il suo permesso all'inizio del processo, che per cause sconosciute non giunse a conclusione. Però dalla prima metà del XVI secolo il suo culto era già diffuso. Solo nel 1894, per iniziativa dell'allora postulatore dei carmelitani, la curia diocesana di Lisbona si incaricò di avviare il processo per il riconoscimento del culto ab immemorabili, concesso nel 1918 da Benedetto XV. Dobbiamo anche ricordare che a quel tempo, non c'erano le istruzioni procedurali come le abbiamo adesso. Nel 1588 Sisto v istituì la Congregazione dei Riti che aveva competenza sulla beatificazione e canonizzazione con procedure particolari confermate da Benedetto XIV e poi precisate varie volte nel corso dello scorso secolo. Basti ricordare quelle di Giovanni Paolo II nel 1983 e quelle di due anni fa, con la pubblicazione dell'istruzione Sanctorum mater, in cui si precisa la procedura per l'indagine diocesana, che deve seguire un particolare e puntiglioso iter per poi venire trasferita a Roma.
Questo significa che le procedure del tempo erano meno rigorose?
Non dobbiamo dimenticare che la documentazione antica è molto accurata, perché allora non c'era il pienone di cause come adesso e ci sono dei miracoli ben documentati. D'altra parte, dobbiamo attenerci alla documentazione e alla scienza di quel tempo, non possiamo vedere con gli occhi e la mentalità di adesso. Per confermare quanto fossero puntuali e precise le procedure del tempo, basti ricordare come venne riconosciuto il famoso miracolo di Calanda avvenuto per intecessione della Madonna del Pilar di Saragozza. Calanda è un paese a circa 100 chilometri a sud di Saragozza. Vi abitava un giovane che, mentre lavorava, si era tranciato una gamba sotto un carretto. Non potendo più lavorare, si era ridotto a fare il mendicante con il permesso ufficiale della cattedrale di Saragozza. Per anni fece il mendicante, fino a quando un giorno rientrò a Calanda e si addormentò. Il mattino seguente sua madre lo svegliò e con meraviglia vide che la gamba troncata era integra. Venne immediatamente chiamato il vescovo, il quale convocò il notaio che prese nota di tutte le testimonianze. La documentazione relativa al miracolo fu quindi molto accurata, perché allora c'era lo spauracchio dell'Inquisizione.
Perché alcune volte la Congregazione per la Dottrina della Fede ha bloccato delle cause di canonizzazione e poi a distanza di anni ha tolto il vincolo?
La Congregazione per la Dottrina della Fede ha come compito di verificare che in un candidato alla canonizzazione non vi sia, ad esempio, falso misticismo. Nel caso venga constatato, la causa viene bloccata. A volte, a distanza di anni, vi sono supplementi di indagine che permettono di chiarire e di superare gli impedimenti che avevano portato a un determinato blocco. Quando ero segretario del dicastero si è dato il via libera ad alcuni casi. Se c'è l'obstare della Congregazione per la Dottrina della Fede non si può procedere oltre.
Mancano in questa giornata di canonizzazioni figure a noi più vicine nel tempo, perché?
Non facciamo delle programmazioni. Dipende dalle situazioni che hanno permesso a queste cause di maturare. Le anticipo che a ottobre avremo a Milano la beatificazione di don Gnocchi, un nostro contemporaneo. Vorrei far notare inoltre anche un fattore che per secoli ha ritardato la beatificazione dei candidati. Prima vi erano cinquanta anni di attesa dalla morte della persona in odore di santità per poter dare avvio alla causa, ora sono stati ridotti a cinque. Vi sono molte cause di contemporanei che aspettano la conclusione, ma proprio perché sono di contemporanei usiamo un'accuratezza procedurale maggiore, perché non possiamo esasperare le situazioni. Il Papa poi può concedere la deroga all'attesa dei cinque anni dalla morte del candidato per avviare il processo, come ha fatto Benedetto XVI nei confronti di quella di Giovanni Paolo II. Di fatto ha messo la sua procedura su una corsia preferenziale, sgombra. In questa corsia però bisogna seguire varie tappe dell'iter. Credo comunque che si arriverà a conclusione abbastanza sollecitamente. Ci sono allo studio anche dei presunti miracoli attribuiti al servo di Dio, ma prima si deve concludere l'iter per la dichiarazione dell'eroicità delle virtù.
Quanto incide il problema economico?
Il problema non è a livello economico, perché se ci sono difficoltà in tal senso noi veniamo incontro. Il problema è che c'è bisogno di raccogliere la documentazione e senza l'intervento della diocesi e della parrocchia è molto difficile. La comunità ecclesiale dovrebbe comunque farsi carico di portare avanti l'iter processuale anche di candidati laici. Non credo sia questione di mancanza di fondi. Il problema è che molte volte, mentre per un fondatore ci sono i figli spirituali che si interessano di portare avanti la causa di canonizzazione, per i laici spesso manca questa sollecitudine.
Le nuove istruzioni della Sanctorum mater possono facilitare una maggiore attenzione alla santità laicale?
Di per sé la nuova istruzione Sanctorum mater tratta della procedura del processo diocesano. Ovviamente, l'attenzione al laicato, il discernimento e la valutazione della santità laicale spettano soprattutto ai vescovi e ai parroci.
Quanto influisce la fama di santità?
Molto. La fama di santità è importante. Ci sono delle figure esemplari che vengono subito notate dal popolo, dai fedeli, dai parroci. Anche i vescovi propongono delle figure molte belle. Spesso ci sono cause che non vanno avanti perché manca il miracolo. Per questo, vorrei invitare a pregare e a invocare i candidati morti in concetto di santità, affinché intercedano a nostro favore. Questa nostra richiesta è molto importante.
(©L'Osservatore Romano - 26 aprile 2009)
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1 commento:
http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=18287
:-)
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