lunedì 12 ottobre 2009

Benedetto XVI: il dono della santità chiede di vivere controcorrente secondo il Vangelo (Radio Vaticana)


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Il Papa: "Gesù invita i suoi discepoli al dono totale della loro vita, senza calcolo e tornaconto umano, con una fiducia senza riserve in Dio. I santi accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo" (Omelia)

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Festa oggi nella Chiesa universale arricchita di cinque nuovi santi, proclamati da Benedetto XVI: il dono della santità chiede di vivere controcorrente secondo il Vangelo

Giornata di festa oggi per la Chiesa universale arricchita di cinque nuovi santi, proclamati stamane dal Papa, che ha presieduto nella Basilica di San Pietro, affollata di pellegrini di tutto il mondo, la solenne Messa per la canonizzazione dei beati Sigismondo Felice Feliński, Francesco Coll y Guitart, Damiano de Veuster, Rafael Arnáiz Barón, Giovanna Maria Della Croce. Chi accetta “il dono della santità” - ha sottolineato il Papa - sceglie di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo. All’Angelus Benedetto XVI ha pregato perché il mondo non assista più alla tragedia di un attacco nucleare. Il servizio di Roberta Gisotti.

‘Vieni e seguimi!’ è l’invito di Gesù. “Ecco la vocazione cristiana - ha spiegato Benedetto XVI - che scaturisce da una proposta di amore del Signore, e che può realizzarsi solo grazie a una nostra risposta di amore”.

“I santi accolgono quest'invito esigente, e si mettono con umile docilità alla sequela di Cristo crocifisso e risorto. La loro perfezione, nella logica della fede talora umanamente incomprensibile, consiste nel non mettere più al centro se stessi, ma nello scegliere di andare controcorrente vivendo secondo il Vangelo”.

E, così hanno fatto i cinque santi proclamati oggi. Sigismondo Felice Feliński, arcivescovo di Varsavia, fondatore della Congregazione delle Francescane della Famiglia di Maria, “testimone della fede e della carità pastorale – ha ricordato il Santo Padre – in tempi molto difficili per la nazione e la Chiesa in Polonia”, esiliato nel 1863 dopo l’annessione russa, per vent’anni in Siberia, “senza poter fare più ritorno nella sua diocesi”. Incrollabile la sua fiducia nella Divina Provvidenza, sempre invocando Dio di proteggerci non dalle tribolazioni e preoccupazioni di questo mondo ma di moltiplicare l’amore dei nostri cuori.

“Dziś jego ufne i pełne miłości oddanie Bogu...

Oggi il suo donarsi a Dio e agli uomini, pieno di fiducia e di amore, - ha sottolineato il Papa - diventa un fulgido esempio per tutta la Chiesa.”

Così anche il sacerdote spagnolo Francesco Coll Y Guitart, fondatore nel 1856 della Congregazione delle Suore Domenicane dell’Annunciazione della Beata Maria Vergine, “per dare ai bambini e ai giovani un’educazione integrale”, patì anch’egli le leggi antiecclesiastiche dell’epoca nel suo Paese che lo costrinsero a lasciare il convento, pure restando fedele ai suoi voti per tutta la vita.

“Su pasión fue predicar, en gran parte de manera itinerante...

La sua passione – ha rammentato il Papa - fu predicare, in gran parte in modo itinerante e seguendo la forma della ‘missione popolare’, con il fine di annunciare e ravvivare nel popolo e nei cittadini della Catalogna la Parola di Dio, aiutando cosi la gente all’incontro profundo con Lui”.

Missionario belga tra gli esclusi nelle isole Hawaii, fu invece Damiano de Veuster, religioso della Congregazione dei sacri Cuori di Gesù e Maria, vissuto anch’egli nella seconda metà dell’Ottocento.

“Non senza paura e ripugnanza, - ha detto Benedetto XVI - fece la scelta di andare nell’Isola di Molokai al servizio dei lebbrosi che si trovavano là, abbandonati da tutti; così si espose alla malattia della quale essi soffrivano. Con loro si sentì a casa”.

"Il nous invite à ouvrir les yeux sur les lèpres …

Egli ci invita ad aprire gli occhi sulle lebbre che sfigurano l’umanità dei nostri fratelli, e ci chiedono ancora oggi più che la nostra generosità, la carità della nostra presenza servile.”
Particolare attrattiva per “i giovani che non si accontentano con poco, quando aspirano alla piena verità e alla più indicibile allegria, che si raggiunge con l’amore di Dio, riveste la figura di Fratel Rafael Arnáiz Barón, oblato dell’Ordine cistercense, vissuto nel secolo scorso. Giovane esuberante e intelligente, di famiglia benestante, che scelse la vita monastica lottando contro il diabete fino alla morte a soli 27 anni.

“Vida de amor... He aquí la única razón de vivir…

Una vita di amore… è l’unica ragione di vivere”, diceva Fratel Rafael, e insistendo “Dall’amore di Dio tutto deriva”.
Ultima dei cinque beati canonizzati, Giovanna Maria Della Croce, nata nel 1792 nella Bretagna francese, fondatrice delle Piccole Sorelle dei Poveri, dedicate al servizio delle persone anziane più povere.

“Son charisme est toujours d’actualité, alors que tant de personnes âgées souffrent…

Il suo carisma - ha detto Benedetto XVI - è tutt’oggi d’attualità, allorchè tante persone anziane soffrono di molteolici povertà e di solitudine, a volte perfino abbandonati dalle loro famiglie".

Infine l’auspicio di Benedetto XVI che gli esempi luminosi di questi cinque santi possano guidare la nostra esistenza, perché diventi « un cantico di lode all’amore di Dio ».

Al termine della celebreazione eucaristica, prima della recita dell’Angelus, il Papa si è rivolto alle migliaia di fedeli nella piazza, ha ricordato la prossima Giornata mondiale del rifiuto della miseria, ed ha salutato in particolare il gruppo di sopravvissuti all’attacco nucleare di Hiroshima e Nagasaki.

"I pray that the world may never again …

Prego – ha detto - che il mondo mai più possa essere testimone di tale massiva distruzione di innocenti vite umane".
"La Vergine Maria - ha concluso Benedetto XVI - è la stella che orienta ogni itinerario di santità".

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