mercoledì 25 novembre 2009

Mons. Luigi Negri commenta l'incontro del Papa con gli artisti


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GLI ANNI DI BENEDETTO XVI (RAI VATICANO)

Prossimamente in libreria "Benedetto XVI oltre le mode del pensiero" di Francesco Antonio Grana. In anteprima la prefazione del card. Michele Giordano

INCONTRO DEL SANTO PADRE CON GLI ARTISTI: LO SPECIALE DEL BLOG

Su segnalazione della nostra Fabiola leggiamo:

Mons. Negri sull’incontro del Papa Benedetto XVI con gli artisti

Tutti riconoscono che nell’incontro fra il Papa e gli artisti e gli uomini di cultura è accaduto un evento di straordinaria importanza. Infatti il Papa ha saputo tessere una lezione magistrale in cui si sono sintetizzati la sua grande fede, la sua indubbia capacità teologica, la vastità della sua cultura e quel caratteristico impegno educativo che esprime in tutti i suoi interventi. Ma vorrei che ci chiedessimo tutti come può continuare questo evento, perché il Papa ha messo anche in guardia sui pericoli di una cattiva arte, di una cattiva cultura e nessuno può negare che anche molti fra quelli che ascoltavano il Santo Padre sono stati responsabili, in questi anni, della cattiva cultura, della cattiva arte, del fenomeno di espropriazione, al popolo, della sua fede e della sua tradizione.
Sono stati responsabili di quella sistematica e programmata distruzione dei valori fondamentali della vita. Da chi i nostri giovani hanno imparato, se non dalla cattiva arte e dalla cattiva cultura collegati all’impero mass- mediatico, da chi hanno imparato che il divorzio e l’aborto erano fatti fondamentali di civiltà, da chi hanno imparato che l’unica norma morale è il proprio istinto, che omosessualità ed eterosessualità sono sostanzialmente la stessa cosa, da chi hanno imparato che la demolizione dell’autorità è condizione del cammino umano. Questi sono guasti irreparabili che conviene cominciare a guardare con occhi spassionati per vedere come si possano superare.
La Chiesa tende la mano alla cultura e all’arte ma la cultura e l’arte tendono la mano alla Chiesa?
Non si può certo lasciar parlare Benedetto XVI nel modo in cui ha parlato e credere che basti dirsi contenti; saremmo nell’ambito di quell’emotivismo senza ragioni e senza verità che il Papa depreca nella Caritas in Veritate come fonte di azioni che non hanno nessuna capacità di intervento nella storia. Non noi cristiani abbiamo fatto le mostre in cui figure blasfeme sono state equiparate a fatti artistici di rilievo, in cui la blasfemia delle parole, degli scritti, degli atteggiamenti è diventata pretesa di cultura. Tutto questo deve essere rivissuto e rivisitato; è necessario che anche su tutte queste cose si faccia una purificazione della memoria. Se si deve ripartire si deve ripartire anche con la consapevolezza critica dei limiti e delle responsabilità che un certo mondo culturale ed artistico laicista si è assunto nello spingere questo popolo verso quel nichilismo gaio di cui parlava il grande Augusto Del Noce o verso quella omologazione radicale sul nulla di cui parlava, qualche anno prima della sua improvvisa e tragica morte, Pier Paolo Pasolini. Io credo questo: sono convinto che per riaprire il dialogo fra Chiesa ed arte che è stato così significativamente testimoniato ed indicato dal Magistero di Giovanni Paolo II, occorra uno scatto di novità nella coscienza e nel cuore di tanti uomini di cultura che riprendano, dignitosamente la strada della ricerca del senso della vita e capiscano che è nel dialogo libero, impegnato, spregiudicato fra le varie opzioni culturali e religiose che sta la ripresa d’importanza del fenomeno culturale e del fenomeno artistico come strumenti fondamentali di educazione. Ma forse anche il popolo cattolico, anche la cristianità italiana devono fare una purificazione della memoria; non abbiamo estromesso troppo facilmente dalla vita delle nostre comunità l’elemento culturale ed artistico consegnandolo sbrigativamente alla cultura dominante? Tutte le nostre grandi sale cinematografiche e teatrali impietosamente deserte o affittate alle istituzioni in cui passano circuiti culturali e artistici, o decisamente avversi alla posizione della Chiesa o neutrali.
Anche qui il Papa ci chiede di fare un salto, ci chiede di recuperare che l’arte e la cultura sono espressione della bellezza della fede cristiana e strumenti di educazione a questa bellezza e a questa verità. Solo a queste condizioni, questo grande evento non si concluderà semplicemente come una emozione di un momento, ma diventerà una possibilità di cammino e di comprensione comune di dialogo e di collaborazione.

Pennabilli, 22 Novembre 2009

+Luigi Negri

Vescovo di San Marino-Montefeltro

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che uno dei passaggi più belli del discorso del Santo Padre sia quello dove associa l'artista ad una funzione " quasi sacerdotale". Se l'arte, pensiamo alla musica per es. , è in grado di trasportarci e sollevarci spiritualmente il sacerdote lo fa ancora più compiutamente. In questo modo ha potuto descrivere i sacerdoti come artisti e gli artisti come sacerdoti, ma dando giustamente più importanza ai sacerdoti. Il tutto senza offendere nessuno, anzi, dai commenti si deduce che gli stessi artisti era da tempo che non venivano stimati a questo modo. Anche i sacerdoti ricevono con questo discorso un ulteriore attestato di stima e utili strumenti operativi per la loro missione evangelizzatrice. Spero a presto di poter vedere buona architettura sacra. Lo dico da architetto.

massimo ha detto...

formidabile commento,senza peli sulla lingua.