giovedì 20 novembre 2008

Giulio Tremonti: «Il Papa aveva previsto la crisi» (Margiocco)


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Su segnalazione di Alessia leggiamo:

"IL PAPA AVEVA PREVISTO LA CRISI"

Da "IL SOLE 24 ORE" di giovedì 20 novembre 2008

«Il Papa aveva previsto la crisi»

di Mario Margiocco

Nella sede in Italia più appropriata, l`Aula Magna dell`Università Cattolica di Milano, il ministro dell`Economia Giulio Tremonti ha ricordato ieri la fine di un`epoca, quella del liberismo trionfante e globalizzato. La tenacia del capitalismo, che non è destinato a seguire l`oblio toccato al comunismo.
Gli inevitabili limiti che però dovrà sopportare dopo la crisi attuale. E le cause positiviste di una crisi finanziaria e più che finanziaria che ha scardinato il principio secondo il quale i mercati possono e sanno autoregolarsi con le sole leggi dell`economia e a prescindere dai principi della morale e del controllo della mano pubblica.
Il risultato - ha detto Tremonti - non sarà un ritorno all`economia sociale di mercato intesa come esperimento d`impianto socialdemocratico-cattolico nato nell`area tedesco-renana dopo la Seconda guerra mondiale, perché la storia non si ripete. Ma sarà una maggiore presenza etica nell`economia.

Come il cardinale Joseph Ratzinger, preoccupato per i rischi di un mercato impossibilitato ad autoregolarsi e destinato a implodere, aveva previsto, ha ricordato Tremonti, ritrovando il testo di una vecchia conferenza del 1985 in cui Ratzinger esponeva argomenti e usava terminologie molto attuali.

Quella del ministro dell`Economia non è stata ieri solo una prolusione all`anno accademico 2008-2009 della Cattolica. È stata anche, data la sede, più che le tesi e i temi in parte giàtoccati, una piattaforma-programmatica per una lettura comune, fra cattolici e laici, di una fase decisamente complessa per l`economia e la società. Che ha messo in profonda crisi scuole economiche affermate.
E che spinge a riflettere praticamente tutti, a tutti i livelli, poiché tutti sono toccati.
Tremonti parlava, nell`Aula Magna di Largo Gemelli, con fuori un centinaio di studenti in protesta («Tremonti, non ti vogliamo»). Il Nobel Dario Fo ha tenuto loro una sorta di prolusione alternativa e di elogio ai presidii antiriforma. Prima di Tremonti, il rettore Lorenzo Ornaghí, nel discorso inaugurale, ha invocato un ritorno dell`università, e dell`università dei cattolici italiani per quanto le è tipico, a un ruolo d`interprete dei tempi nuovi.
E il cardinale Dionigi Tettamanzi ha dedicato alcuni passaggi del suo saluto al rifiuto di una «subordinazione pragmatica e funzionale alle esigenze (importanti, ma mai primarie) della produzione e del mercato».

«Siamo dentro a una terra incognita.

Siamo in una fase di grande criticità e complessità. Non siamo - ha detto Tremonti ribadendo le caratteristiche uniche e gravi del momento - in un circolo recessivo. Ma in una discontinuità. la crisi porterà a una soluzione. Ora dobbiamo sapere di non sapere e dobbiamo diffidare di chi non aveva previsto la crisi ma che ora ci spiega come, dove e quando si è sviluppata» .
Solo sui mercati azionari mondiali la crisi ha bruciato finora 28mila miliardi di dollari circa, non molto meno della totale capitalizzazione di Borsa del 1 ° gennaio scorso. Si sta assistendo a uno sgonfiamento degli asset finanziari, cresciuti in misura impressionante nell`ultimo quarto di secolo, l`era della globalizzazione: depositi bancari, obbligazioni corporate e sovereign erano pari nel 198o a poco più di iomila miliardi di dollari, cioè il 109% del Pil mondiale, ed erano nel2oo6 pari al 346% del Pil mondiale, di poco oltre i 48mila miliardi di dollari. Per non parlare dei derivati, cresciuti in 15 anni in misura esponenziale e arrivati nel 2007 (dati Bri) a circa 596mi1a miliardi, più del triplo degli asset finanziari globali.
«L`attuale crisi economica - ha dichiarato Tremonti - è la crisi di un modello sociale che negli ultimi io-15 anni ha visto il dominio dell`ideologia della domanda dibeni di consumo, magari super- flui, meglio se comperati a debito. Questo ha configurato la nostra attuale società».
Per il ministro, che comprensibilmente ha anche ribadito tesi che formano l`ossatura del suo saggio La paura e la speranza (Mondadori, 2008), «è una crisi non solo finanziaria, è troppo riduttivo dirla finanziaria. Questa è una crisi globale la cui origine è nella globalizzazione».
Cioè in grandi spostamenti di capacità produttive e di mercati che si pensava avrebbero portato solo vantaggi senza presentare i costi - penalizzazione di intere categorie ed eccesso di finanza - che invece hanno avuto.
E sui temi economici ed etici che Tremonti ha gettato il ponte con quanto tratteggiato dal cardinale Ratzinger un quarto di secolo fa, all`inizio della grande stagione neoliberista. Per il ministro dell`Economia la «dottrina economia si è illusa di misurare tutto scientificamente portando i logaritmi al parossismo».
L`approccio positivista, antistorico, ha spezzato i legami tra morale, diritto ed economia. E il risultato è stato quanto previsto dal cardinale Ratzínger in un intervento di cui esiste solo il testo inglese, intitolato Market economy and Ethics, tenuto a Roma nel 1985, a marxismo-leninismo ancora vivo anche se moribondo quindi, in un simposio su «Chiesa ed economia nel dialogo», cosponsorizzato tra gli altri dalla Fondazione Konrad Adenauer, roccaforte della Cdu tedesca (si veda il riquadro).

Tremonti ha poi ricordato le varie fasi della crisi, quelle affrontate e quelle da affrontare. Gli aggiustamenti e gli interventi hanno finora fatto fronte alla crisi dei mutui subprime, al collasso dei mercati del credito, alla bancarotta di varie istituzioni finanziarie, al collasso delle Borse. Restano da affrontare i punti cinque, sei e sette, che stanno emergendo ed emergeranno: la crisi delle carte di credito là dove soprattutto si tratta di carte di debito; i fallimenti societari e «il mostro dei mostri, i derivati».

© Copyright Il Sole 24 Ore, 20 novembre 2008 consultabile online anche qui.

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