giovedì 20 novembre 2008

Lezione del card. Bagnasco sulle grandi questioni italiane: legge sul "fine vita", secolarizzazione ed emergenza educativa (Sir)


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CHIESA E SOCIETÀ - Fiducia nel futuro

Il card. Angelo Bagnasco sulle grandi questioni italiane

"Non ho posto nessuna condizione, pongo solo la dottrina cattolica riguardo all'indisponibilità della vita".
Così il card. Angelo Bagnasco, arcivescovo di Genova e presidente della Cei, ha risposto ai giornalisti a proposito di un'eventuale legge sul "fine vita", che "sarà opera di chi ha la responsabilità di farla", ha precisato a margine dell'inaugurazione dell'anno accademico 2009-2009 dell'Università europea di Roma. Interpellato dai giornalisti in merito alle dichiarazioni di alcune suore di Genova, interpretate dai media come una sorta di "apertura" al testamento biologico, Bagnasco ha puntualizzato: "Bisogna capire cosa hanno inteso veramente. Non credo assolutamente che sia nella linea del testamento biologico, come si è trattato tempo addietro. È una linea magari diversa, su cui forse sta lavorando chi di dovere".
Quanto all'obiezione che alimentazione e idratazione siano "terapie", Bagnasco ha risposto: "Non mi pare che la comunità scientifica internazionale abbia una linea assolutamente certa e univoca a riguardo di questa, come di altre questioni. Per la dottrina cattolica, c'è un consenso univoco. Tutti noi mangiamo, senza prendere medicine: si tratta di funzioni non curative, ma vitali".
Il rettore dell’ateneo, padre Paolo Scarafoni, ha definito quello appena trascorso “l’anno del consolidamento interno e di una maggiore interazione con il mondo”. Al suo quarto anno di vita, l’Università è frequentata da 700 studenti. Tre i corsi di laurea di primo livello: scienze storiche, scienze e tecniche psicologiche, economia aziendale, cui si aggiunge un corso di laurea magistrale in giurisprudenza. Da questo anno accademico, hanno preso il via due corsi di laurea specialistica: psicologia clinica e delle comunità, e psicologia del lavoro e delle organizzazione. Di seguito, alcuni “spunti” dalla prolusione del card. Bagnasco, dal titolo: “Il futuro della Chiesa cattolica in Italia”.

Moralità sociale e legalità pubblica.

Secondo il presidente della Cei, un "versante problematico" su cui la Chiesa "sa di dover dire il suo sì agli italiani" è quello "della moralità sociale e della legalità pubblica". "Situazioni particolarmente delicate – ha detto il cardinale – si presentano in alcuni territori del Paese, quelli più interessati dalla malavita organizzata, dalla ‘ndrangheta e dalla mafia, fenomeni che da tempo tendono peraltro a ramificarsi all'estero. Non solo in tali contesti degradati, ma più in generale – ha ammonito il cardinale – il vincolo sociale appare friabile ed esige che sia continuamente ricostruito a partire dalle persuasioni di fondo delle persone". Nel Dna della Chiesa, inoltre, c'è "un'attenzione speciale per i poveri e i sofferenti e comunque per tutte quelle situazioni che reclamano il servizio della carità". Tra le "obiettive situazioni a rischio", Bagnasco ha citato quelle "che coinvolgono la famiglia, la quale stenta a trovare una propria serenità in ambito economico e per la quale si fa fatica a far emergere in ambito politico la sua ineliminabile soggettività".

In Italia la Chiesa è viva.

"La Chiesa nel nostro Paese è viva nonostante il processo di secolarizzazione l'abbia investita, senza peraltro travolgerla; anzi, essa conserva un'indubbia presenza sulla scena pubblica e allo stesso tempo è capillarmente diffusa tra la gente". È l'analisi del card. Bagnasco, che ha osservato come il cattolicesimo italiano, all'interno del "più ampio contesto europeo”, possieda "alcune caratteristiche da tenere in debito conto e soprattutto da far lievitare ulteriormente nel futuro". La prima "è senza dubbio il fatto che l'Italia rappresenta un terreno favorevole per la testimonianza cristiana", perché in essa "la Chiesa rappresenta una realtà molto viva che può dare risposte positive e convincenti agli interrogativi della gente". La seconda è che "la secolarizzazione non è stata incontrastata, anzi gli ultimi anni – ha rimarcato il cardinale citando il referendum sulla legge 40 e il Family Day – hanno fatto emergere momenti particolari in cui la Chiesa è riuscita ad aggregare intorno a cruciali questioni antropologiche dei consensi significativi, ben oltre la compagine credente". La terza, infine, è "quella di presentare un carattere non elitario, grazie ad una presenza capillare che ancora oggi è garantita dalla parrocchia e da una serie di esperienze riconducibili al territorio e ai vissuti della gente comune".

Emergenza educativa e “cultura nichilista”.

"Educare non è mai stato facile; oggi tuttavia lo è ancora di meno perché si è sedimentata l'idea che sia impossibile educare e dunque si rinuncia in partenza a questo compito". Ne è convinto il card. Bagnasco, secondo il quale "a ben guardare dietro questa sfiducia c'è in realtà una più radicale mancanza di speranza che è quella nei riguardi della vita stessa". Questo "stato d'animo rinunciatario e già dimissionario tra gli adulti" finisce "per rifluire immediatamente sui giovani", che sono "i primi bersagli della cultura nichilista". "L'esito finale di una cultura nichilista – ha ammonito il cardinale – è una sorta di anestesia degli spiriti incapaci di slanci e, quindi, inerti. In questo modo i desideri dei giovani vengono frantumati, mentre chiedono invece di essere protetti, coltivati nel loro lavoro educativo, e sospinti verso mète nobili e alte, che noi sappiamo essere a misura dei giovani". Solo l'annuncio cristiano, ha concluso Bagnasco, può essere l'antidoto al "vuoto desolante", a "progetti di decostruzione che passano per l'assunzione di droga o di alcol, per i riti dell'assordimento e dello stordimento".

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