mercoledì 19 novembre 2008

Il Papa: "L’amore di Dio e del prossimo dà compimento alla Legge" (Radio Vaticana)


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L’amore di Dio e del prossimo dà compimento alla Legge: così, il Papa all’udienza generale dedicata alla dottrina della giustificazione in San Paolo

“Nell'amore di Dio e del prossimo è presente e adempiuta tutta la Legge”: è uno dei passaggi forti della catechesi di Benedetto XVI, all’udienza generale di stamani in Piazza San Pietro, dedicata alla dottrina della giustificazione in San Paolo. Per l’Apostolo delle Genti, ha sottolineato il Pontefice, la fede non è mai in contrapposizione con la carità ed è nella conformazione a Cristo che diventiamo davvero giusti. La riflessione del Papa, offerta ad oltre 20 mila pellegrini, ha preso spunto dal rapporto tra le opere e la fede nelle Lettere paoline. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Nella Lettera ai Filippesi, ha ricordato il Papa, San Paolo ci dà una testimonianza toccante del passaggio, dopo la sua Conversione, “da una giustizia fondata sulla Legge e acquisita con l’osservanza delle opere prescritte, ad una giustizia basata sulla fede in Cristo”:

“Egli aveva compreso che quanto fino ad allora gli era parso un guadagno in realtà di fronte a Dio era una perdita e aveva deciso perciò di scommettere tutta la sua esistenza su Gesù Cristo”.

Se prima del suo incontro con il Risorto, Paolo si sentiva un uomo realizzato, “irreprensibile quanto alla giustizia derivante dalla Legge”, ora l’illuminazione sulla via di Damasco cambia radicalmente la sua esistenza:

“E’ proprio per questa personale esperienza del rapporto con Gesù Cristo che Paolo colloca ormai al centro del suo Vangelo un’irriducibile opposizione tra due percorsi alternativi verso la giustizia: uno costruito sulle opere della Legge, l’altro fondato sulla grazia della fede in Cristo”.

Vengono perciò relativizzate quelle osservanze, quel complesso di comportamenti prescritti dalla Legge, cioè dalla Torah nella sua totalità, i 5 libri di Mosè:

"Essere giusto vuol semplicemente dire essere con Cristo e in Cristo. E questo basta. Non sono più necessarie altre osservanze".
Tuttavia, ha precisato il Pontefice, questa liberazione dalle osservanze rituali e cultuali non significa libertinismo, liberazione dalla morale, come qualcuno pensava nella comunità di Corinto:

"E’ ovvio che questa interpretazione è sbagliata: la libertà cristiana non è libertinismo, la liberazione della quale parla San Paolo non è liberazione dal fare il bene".

D’altro canto, ha spiegato Benedetto XVI, queste prescrizioni, dalla circoncisione alle norme sul cibo puro, esprimevano un’identità religiosa e sociale che in Israele sentivano particolarmente minacciata dalla cultura ellenistica allora dominante. Contro questa cultura, apparentemente razionale, si cercava di alzare uno scudo, un muro di difesa. Paolo stesso perseguita i cristiani perché li percepisce come una minaccia all’identità di Israele. Tutto cambia, però, con la Risurrezione di Cristo:

"Con Cristo, il Dio di Israele, l’unico vero Dio, diventava il Dio di tutti i popoli. Il muro - così dice nella Lettera agli Efesini - tra Israele e i pagani non era più necessario: è Cristo che ci protegge contro il politeismo e tutte le sue deviazioni; è Cristo che ci unisce con e nell’unico Dio; è Cristo che garantisce la nostra vera identità nella diversità delle culture".

Benedetto XVI non ha poi mancato di citare l’interpretazione di Lutero del passo della Lettera ai Romani, secondo cui il cristiano si salva per la sola fede e non per le opere che compie. Questa lettura è vera, ha spiegato il Papa, se non si mette la fede in contrapposizione con la carità, con l’amore:

"La fede è guardare Cristo, affidarsi a Cristo, attaccarsi a Cristo, conformarsi a Cristo, alla sua vita. E la forma, la vita di Cristo, è l’amore".

Credere è allora conformarsi a Cristo ed entrare nel suo amore. Per questo, ha concluso il Papa, San Paolo, nella Lettera ai Galati, nella quale ha sviluppato la sua dottrina sulla giustificazione, parla della “fede che opera per mezzo della carità”. Paolo sa che “nel duplice amore di Dio e del prossimo è presente e adempiuta tutta la Legge”.

Dopo la catechesi, il Papa ha salutato gli oltre 20 mila pellegrini radunati in Piazza San Pietro. Parlando in lingua polacca, ha rivolto un pensiero speciale all’Associazione “Rodzina Rodła” (Famiglia di Rodło), erede dell’Unione dei Polacchi nella Germania, nel periodo fra le due guerre. Il Papa ha augurato che l’attività del sodalizio “serva all’edificazione dell’unità e al consolidamento dei legami fraterni tra le nazioni”. In inglese e francese, un saluto speciale ai partecipanti al meeting della Conferenza internazionale cattolica dello Scoutismo, in corso a Roma. Quindi, in italiano, Benedetto XVI ha salutato i rappresentanti della Federazione italiana cuochi e i fedeli della diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca, convenuti in Roma per ricambiare la visita compiuta dal Papa nel Salento nel giugno scorso.

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