domenica 16 novembre 2008

Il Papa : «Bambini malati da accogliere con amore fin dal grembo materno» (Muolo)


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LE PAROLE DI PIETRO

Il Papa : «Bambini malati da accogliere con amore fin dal grembo materno»

DA ROMA MIMMO MUOLO

Ai bambini vanno riservate «tutte le attenzioni necessarie per il loro armonico sviluppo fisico e spirituale».
Per questo il Papa auspica che nella cura dei più piccoli non solo venga raggiunto «un giusto equilibrio tra insistenza e desistenza terapeutica», al fine di «assicurare quei trattamenti adeguati ai reali bisogni dei piccoli pazienti senza cedere alla tentazione dello sperimentalismo »; ma anche che le cure riguardino pure il periodo prenatale. «Con quanto amore – sottolinea Benedetto XVI – va accolto anche un bambino non ancora nato e già affetto da patologie mediche».
Il Pontefice ha ricevuto ieri mattina in udienza i partecipanti alla XXIII Conferenza internazionale del Pontificio Consiglio per gli operatori sanitari, che per tre giorni ha affrontato il tema della pastorale nella cura dei bambini malati.
Perciò, nel suo discorso (che Avvenire pubblica integralmente), ha affrontato la questione da diversi punti di vista.
Prima di tutto quello medico. Serve «una decisa azione tesa a prevenire per quanto possibile le malattie e, quando esse sono in atto, a curare i piccoli ammalati mediante i più moderni ritrovati della scienza, come pure a promuovere migliori condizioni igienico-sanitarie soprattutto nei Paesi meno fortunati». Particolarmente significativa risulta a questo proposito la sottolineatura (ripetuta in due passaggi dell’intervento papale) che i bambini malati vanno curati anche nel periodo della gravidanza. E anche se il Papa non fa esplicitamente accenno al cosiddetto aborto selettivo (cioè quello che mira a eliminare feti con malformazioni e malattie), è chiaro che le sue indicazioni vanno intese anche come una appassionata difesa della vita contro il pericolo di una simile pratica. Infatti «ogni essere umano ha valore in se stesso, perché creato ad immagine di Dio, ai cui occhi è tanto più prezioso, quanto più appare debole allo sguardo dell’uomo». Altrettanto importante appare l’accenno al «giusto equilibrio tra insistenza e desistenza terapeutica». La dottrina della Chiesa, è bene ribadirlo, è sempre stata contraria al cosiddetto accanimento terapeutico. Perciò Benedetto XVI ricorda che «al centro di ogni intervento medico deve esserci sempre il conseguimento del vero bene del bambino, considerato nella sua dignità di soggetto umano con pieni diritti».
Il Papa però non si limita alle questioni mediche. «L’aspetto sanitario e quello umano non vanno mai dissociati, ed ogni struttura assistenziale e sanitaria, soprattutto se animata da genuino spirito cristiano, ha il dovere di offrire il meglio della competenza e dell’umanità». Il malato, infatti, «in modo speciale il bambino, comprende particolarmente il linguaggio della tenerezza e dell’amore, espresso attraverso un servizio premuroso, paziente e generoso, animato nei credenti dal desiderio di manifestare la stessa predilezione che Gesù nutriva per i piccoli».
L’ultima sessione dei lavori del Congresso, svoltasi prima dell’udienza del Papa , ha fatto il punto su quanto è emerso nei tre giorni di dibattito. Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in un breve saluto ha sottolineato l’importanza di questa iniziativa del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute, «soprattutto oggi, in un momento in cui si dibatte il delicato problema della rianimazione neonatale dei bambini nati 'grandi immaturi'». Il dolore innocente, ha fatto notare a sua volta don Andrea Manto, direttore dell’Ufficio nazionale per la pastorale sanitaria della Cei, interroga, provoca ma soprattutto sprona la comunità cristiana a farsi carico della sofferenza del bambino. Dunque nessuno deve sentirsi escluso dalla «pastorale nella cura del bambino che soffre». In particolare le istituzioni sanitarie cristiane che «in tutto il mondo sono testimonianza fattiva della carità della Chiesa e che vanno stimolate ad essere sempre più segno e profezia».

© Copyright Avvenire, 16 novembre 2008

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