lunedì 24 novembre 2008

Il Papa: se ognuno pensa a se stesso mondo in rovina (Chirri)


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Il Papa: se ognuno pensa a se stesso mondo in rovina

Benedetto XVI: «Il regno di Dio tra noi si realizza se mettiamo in pratica l'amore per il prossimo»

Giovanna Chirri

CITTÀ DEL VATICANO

«Se ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina». È la denuncia del Papa, all'indomani del documento vaticano che, in vista della Conferenza internazionale di Doha sul finanziamento allo sviluppo, raccomanda ai grandi del mondo di non tentare di uscire dalla crisi finanziaria pensando ognuno a sé e nessuno ai Paesi poveri, e auspica un nuovo patto finanziario internazionale che a partire dalla crisi riorienti in senso etico l'economia mondiale.
Se ognuno pensa solo al proprio tornaconto, non si va da nessuna parte, ha dunque affermato il Papa. Dio non sa che farsene di devozioni «ipocrite» se non si vive un concreto «amore per il prossimo». E il «regno di Dio» è fatto di «giustizia» e «pace».
Durante l'Angelus Benedetto XVI ha riflettuto sul racconto del giudizio universale fatto nel vangelo di Matteo (della liturgia di ieri): «Le immagini sono semplici, il linguaggio è popolare, – ha commentato – ma il messaggio è estremamente importante: è la verità sul nostro destino ultimo e sul criterio con cui saremo valutati. "Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto" e così via. Chi non conosce questa pagina? ...Ha segnato la storia dei popoli di cultura cristiana: la gerarchia di valori, le istituzioni, le molteplici opere benefiche e sociali». «Se mettiamo in pratica l'amore per il nostro prossimo,...– ha osservato – allora... il regno di Dio si realizza in mezzo a noi. Se invece ciascuno pensa solo ai propri interessi, il mondo non può che andare in rovina».
La nota del Pontificio consiglio Giustizia e pace in vista della Conferenza di Doha denuncia come al recente G20 di Washington «le nazioni più deboli» sono state «escluse dal piano varato per rilanciare i mercati», e osserva che se veramente il G20, con il suo «grande impatto mediatico», privasse di impatto Doha «sarebbe un peccato, perché la comunità internazionale perderebbe l'occasione per rimettere a fuoco questioni di fondo importantissime per il bene dell'umanità, e il finanziamento allo sviluppo è una di queste».
Nei saluti dopo l'Angelus, ricordando in ucraino la «grande carestia» innescata dalle politiche staliniane nei primi anni Trenta e che causò la morte per fame di milioni di persone, papa Ratzinger ha auspicato che «nessun ordinamento politico possa più, in nome di una ideologia, negare i diritti della persona umana e la sua libertà e dignità».

© Copyright Eco di Bergamo, 24 novembre 2008

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