lunedì 17 novembre 2008

Sentenza della Corte di Cassazione su Eluana: il commento de "Il Tempo"


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Su segnalazione di Luisa leggiamo:

Nel provvedimento con cui la Corte di Cassazione , rigettando il ricorso della Procura di Milano, ha sancito definitivamente l'autorizzazione ad interrompere l'alimentazione e l'idratazione ad Eluana Englaro, ci sono molti aspetti che sconcertano.
Innanzitutto, il fatto che la Cassazione in effetti non ha rigettato il ricorso, ma lo ha dichiarato inammissibile, in base alla considerazione che l'autodeterminazione di ciascuno sulla propria vita sarebbe un fatto privato, a tal segno privato che la Procura, in quanto organo pubblico dovrebbe disinteressarsene.
La Cassazione ci dice insomma che la decisione circa la propria vita e la propria morte non è di rilevanza pubblica, ma rimane confinata nella sfera privata in cui nessuno è legittimato ad interferire.
Benissimo, ci spieghi allora la Cassazione come mai - se le cose stanno così - il reato previsto e punito dalla legge come "omicidio del consenziente" - comunemente detto eutanasia - continua in modo imperterrito a troneggiare dalle brossure dei codici.
In altre parole, se l'eutanasia è allo stato delle cose reato, perché non risulta che sia stato abrogata o modificata, come si spiega che la soppressione di un soggetto che lo richieda (ammesso che effettivamente lo richieda) - cioè Eluana Englaro - attraverso l'interruzione di alimentazione e idratazione diviene non solo lecita, ma perfino indifferente per il diritto?
Siamo in presenza di una insanabile contraddizione che la Cassazione, tragicamente, non ha visto o che ha sottovalutato, troppo preoccupata forse di trovare un appiglio che le permettesse di evitare di entrare nel merito di questioni assai spinose. La decisione della Suprema Corte, poi, stupisce ancor di più considerando come essa abbia di fatto introdotto nel nostro sistema una sorta di nuova ed imprevedibile scriminante assolutamente estranea al codice penale e all'intero sistema penalistico. Infatti, se la legittima difesa o lo stato di necessità sono condizioni che rendono non punibile chi abbia commesso un delitto - altrimenti punito - cosa dire di questo caso?
Che - incredibile a dirsi - la Cassazione ha "scriminato" con la propria decisione la commissione di un delitto, sostituendosi al legislatore, l'unico che, investito della sovranità popolare, avrebbe avuto la legittimazione per farlo.
Insomma, la Cassazione quale giudice e quale legislatore: niente male! Per finire, c'è da dire che restano molti dubbi perfino sulla prova relativa alla volontà della giovane di lasciarsi morire e in proposito bisogna dire che tutto ciò che si sente ripetere sui giornali o in televisione suscita raccapriccio. E lo suscita semplicemente perché non si capisce come si possa affermare l'esistenza di tale volontà, fino al punto di lasciar morire una ragazza, desumendola da alcune frasi che elle avrebbe pronunciato quasi vent'anni or sono e di cui alcuni amici sarebbero stati testimoni?
Sinceramente, pare troppo poco per legittimare una decisione del genere. Ecco perché, fra l'altro, da oggi tutti saremo giustificati se avremo paura, anche di parlare o fare un commento: tutto potrebbe essere usato in futuro contro di noi!

© Copyright Il Tempo, 16 novembre 2008 consultabile online anche qui.

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