venerdì 24 aprile 2009
I ragazzi di Cracovia: "Come prete, Karol Wojtyla era sempre disponibile" (Izzo)
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Riceviamo e con grande piacere pubblichiamo questo bel servizio di Salvatore Izzo:
WOJTYLA: RAGAZZI CRACOVIA, "COME PRETE ERA SEMPRE DISPONIBILE"
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 24 apr. - "Ancora oggi non riesco a capire come ce la facesse a trovare il tempo necessario: era sempre disponibile, preferibilmente la sera tardi.
Nel caso in cui non si fosse riuscito a risolvere un problema, a considerarlo fino in fondo, scriveva una lettera all'interlocutore. Erano lettere molto importanti e molto lunghe". Lo racconta Danuta Ciesielska, una dei ragazzi del gruppo 'Ambiente' che Karol Wojtyla animava a Cracovia da semplice prete e poi anche da vescovo e cardinale.
"Ci aiutava a risolvere - ricorda la signora Danuta al convegno 'L'amore e la sua regola, la spiritualita' coniugale di 'Karol Wojtyla' che si e' tenuto oggi all'universita' Lateranense" - non soltanto i problemi teorici della vita, ma anche quelli pratici e personali: chiariva, suggeriva, conduceva, senza mai costringere a una determinata decisione.
Era amico di ognuno, era un'autorita', un maestro e pertanto anche il confessore. Gli volevamo bene ed egli voleva bene a noi".
La ragazza di 70 anni fa oggi e' un'anziana signora con alle spalle un matrimonio felice ed anche eroico: il defunto marito Yerzy, infatti, e' in attesa di essere beatificato, cosi' come quel sacerdote che liquidava e che loro chiamavano "Wujek", cioe' "Lo zio".
"Non faceva favoritismi - ricorda Danuta - ma trattava allo stesso modo tutte le persone che si rivolgevano a lui con i propri problemi".
"Con le diverse nomine ecclesiastiche o malgrado esse - conferma Teresa Malecka, altra ragazza del gruppo - Wujek rimaneva sempre con noi in stretti rapporti, simili a legami famigliari, a quei legami che si hanno con il papa' e la mamma. Creava un clima di assoluta sincerita', apertura, gli confidavamo anche le nostre questioni piu' personali, ad ogni tappa della nostra vita. I nostri contatti con lui e il nostro, per cosi' dire, corso di vita erano in maniera naturale fondati sulla verita'. Carol Wojtyla ci accompagnava e certamente ancora ci accompagna con la preghiera".
"Era amato dai nostri figli e nipoti e, salito alla sede petrina, era diventato lo zio-nonno", confida da parte sua Gabriel Turowski, autore di una storia di quel gruppo che si era formato attorno a don Karol quando era ancora viceparroco nella chiesa di San Floriano a Cracovia e che, poi, ha continuato a radunarsi attorno a lui per una trentina d'anni, cioe' fino alla sua elezione a Papato. Per loro Wojtyla aveva scritto una "regola" presentata oggi al convegno della Lateranense insieme al volumetto dell'editrice Cantagalli nel quale e' pubblicata per la prima volta, con un corredo eccezionale di fotografie che documentano l'attivita' pastorale del futuro papa con i ragazzi, in particolare ritraendolo nelle occasioni piu' informali, cioe' nelle lunghe gite in canoa sui ruscelli e a piedi lungo i sentieri dei monti Tatra.
"In una situazione in cui era negata ogni liberta' di associazione - spiega il card. Stanislao Rylko, presidente del pontificio consiglio dei laici e antico collaboratore del Papa polacco - era stato scelto il termine generico di "gruppo ambiente" perche' dissimulava gli occhi delle autorita' civile una realta' aggregativa di fatto seppure del tutto informale.
Quell'esperienza, rileva il cardinale, si e' rilevata "strumento di formazione umana e cristiana straordinariamente efficace: la parola chiave dell'iter formativo era 'l'amore', da cui nasce la famiglia e che diventa un cammino di santita' da compiere". "Questa pedagogia dell'amore - sottolinea Rylko - ha prodotto frutti copiosi nella vita dei giovani del gruppo, nella vita delle loro famiglie, nelle famiglie dei loro figli, nel loro lavoro, nel loro impegno ecclesiale, ed e' un'avventura spirituale che continua ancora nei nostri giorni". Proprio garantire questa continuità ' e' l'obiettivo di una serie di iniziative intraprese, per diffondere la "regole" di Wojtyla per gli sposi, dall'istituto Giovanni Paolo I per studi su matrimoni e famiglia e da un analogo organismo intitolato a Benedetto XVI, che hanno promosso insieme l'evento di oggi e la pubblicazione del volumetto.
© Copyright (AGI)
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1 commento:
Buon giorno, volevo raccontarvi questa vicenda accaduta nella mia famiglia, nella notte di Natale del 1948. Roma, quartiere Garbatella, a casa mio nonno paterno era gravemente ammalato da tempo di grave enfisema polmonare, il medico dice a mio nonna, mia zia e mio padre che non sarebbe arrivato al mattino. Mio padre va di corsa nella vicina parrocchia di S. Francesco Saverio a cercare un sacerdote per l'Estrema Unzione. Accede alla sagrestia, dove un gruppo di sacedoti, fra cui alcuni stranieri, si stavano preparando per la Messa di Mezzanotte. Papà spiega la situazione al parroco, il quale si gira perplesso verso il gruppo di sacerdoti stranieri e spiega loro la situazione. Uno di essi, alto e biondo, si stacca deciso dal gruppo e dice con voce alta : "Vengo io!" Si presentò a mio padre come Don Carlo, polacco, a Roma per motivi di studio. Percorsero a passo il breve tratto fino a casa, Don Carlo impartì l'estrema unzione a mio nonno, che si spense alle due di notte. Ogni minuto di quella notte rimase scolpito nella memoria di papà, trent'anni dopo, letta la biografia di Papa Wojtila, e saputo che in quel periodo, tra il '48 e il '49, era a Roma, ed era stato proprio presso quella Parrocchia - che visitò per prima nell'ambito delle Sue visite pastorali da Pontefice - portò sempre dentro di sè, fino alla sua morte, questa ferma convinzione che il Don Carlo di quella notte fosse proprio Giovanni Paolo. Per questo papà aveva per lui una devozione specialissima. Salutu cari, garzie per questo spazio Carla
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