venerdì 24 aprile 2009
Silvestrini, Bagnasco, Bersani e Tremonti: ecco la nuova “lobby” anti liberista (Rodari)
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Silvestrini, Bagnasco, Bersani e Tremonti: ecco la nuova “lobby” anti liberista
apr 24, 2009 il Riformista
Paolo Rodari
«Eminenza, amici e compagni».
È il singolare incipit del discorso tenuto ieri da Pierluigi Bersani al termine di un dibattito - organizzato da Nens, l’associazione fondata dallo stesso Bersani e da Vicenzo Visco - avvenuto a Roma intorno al modello sociale ed economico del paese. Un dibattito per riflettere sulla genesi dell’attuale crisi economica, cercarne i motivi e trovare nuove soluzioni. Un dibattito nel quale il responsabile economico del Pd, sicuro candidato alla segreteria del partito nel congresso del prossimo ottobre, trova affinità e convergenze con la visione economica propria della dottrina sociale della Chiesa.
L’eminenza presente era il cardinale Achille Silvestrini. Già, perché riflettere sulla crisi e sul modello di sviluppo economico che l’ha provocata, significa in qualche modo affondare il colpo sul quella che Bersani ha chiamato «egemonia neoliberista». Un’egemonia che ha provocato lo sfacelo attuale. Un’egemonia che trova nella visione sociale cattolica un suo naturale nemico. Tanto che, non a caso, mai come in queste ore si moltiplicano le convergenze sui temi economici tra i leader di due mondi storicamente lontani. Convergenze anti-liberiste, in nome di una svolta sociale appena pochi mesi fa impensabile.
Oltre al duetto Bersani-Silvestrini, l’altro ieri - e l’Osservatore Romano ne ha dato grande rilievo - c’è stato quello Bagnasco-Tremonti in una tavola rotonda promossa dall’Istituo Aspen, presente anche Enrico Letta.
E se non fosse stato per un forfait dell’ultima ora, ieri ce ne sarebbe dovuto essere un terzo di duetto, ancora fra Tremonti e il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente di Iustitia et Pax, uno dei principali collaboratori del Papa nella difficile e non ancora compiuta stesura dell’enciclica dedicata ai temi sociali e alla globalizzazione anche alla luce della crisi in corso.
Il «socialista scandinavo» Tremonti - come lo definisce Francesco Cossiga - già da qualche mese ha fatto proprio il pensiero della Chiesa in materia economica. Ciò è avvenuto anzitutto qualche mese fa nella prolusione tenuta per l’apertura dell’anno accademico dell’università Cattolica, dove ha citato come profetico in materia economica un testo di Ratzinger del 1985, Church and Economy in Dialogue, nel quale l’attuale Pontefice sostiene che l’economia non può essere scissa dall’etica.
Ma i prodromi della svolta tremontiana c’erano già nel libro La paura e la speranza e, ancora, nella conversione apertamente dichiarata alla triade di mazziniana memoria «Dio, patria e famiglia».
L’altro ieri, le idee del ministro dell’Economia si sono incrociate con quelle del cardinale Bagnasco. Questi, in occasione delle varie prolusioni tenute nelle assemblee generali e nei consiglio della Cei, ha sempre insistito sulle sfide che la crisi economica pone alla Chiesa. E l’altro ieri, come ha titolato l’Osservatore, ha chiesto la promozione di «nuove reti di solidarietà contro la miseria e l’esclusione sociale». All’egemonia neo liberista che pone l’interesse dell’individuo sopra quello della società, Bagnasco ha contrapposto un nuovo «sistema di welfare» che privilegi , tramite un’apposita «cabina di regia», la responsabilità di individui e governanti, la centralità della persona e che abbia una sola finalità: il bene comune.
Superare il neo liberismo significa anche non cadere in uno dei suoi opposti, il materialismo di Karl Marx. Davanti a Bersani e Silvestrini, ha sviscerato la cosa anche un interessante intervento di Roberto Gualtieri dell’Università di Roma.
Nella Spe Salvi Benedetto XVI chiede di superare l’idea materialista che l’uomo sia solo il prodotto di condizioni economiche. Ma superarla significa mettere al centro di un nuovo modello di sviluppo la persona e le relazioni tra le persone, e insieme il legame inscindibile tra dimensione spirituale, morale e materiale.
L’ha detto ieri ancora Bersani: i problemi vanno affrontati con il dialogo «ma anche con questioni di etica». L’umanesimo laico e quello religioso, infatti, «hanno la stessa radice cristiana» e il contribuito che può arrivare dall’Italia, in questo senso, «dovrebbe essere di valore mondiale».
Anche perché l’attuale fase si chiude con «una recessione senza precedenti». E ora sono necessari aggiustamenti su vari piani, che ridefiniscano le regole di finanza accompagnati da «aggiustamenti dell’economia reale per ridurre le zone d’ombra e di incertezza», e sarà necessario «costruire mercati interni più dinamici».
Sua eminenza, appunto il cardinale Silvestrini, ha detto che la crisi è un’occasione anche per la Chiesa. Questa vigila costantemente «su certe tematiche» e deve farlo con la medesima assiduità anche sull’emergenza economica. Occorre vigilare perché i problemi economico-finanziari hanno una genesi profonda che riguarda tutti.
© Copyright Il Riformista, 24 aprile 2009 consultabile online anche qui, sul blog di Rodari.
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