venerdì 15 maggio 2009

Il Papa: «Insieme per la pace» (Lorenzoni)


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«Insieme per la pace»

Colloquio Benedetto XVI-Netanyahu: si lavora ai due Stati

Rodolfo Lorenzoni

Far progredire il processo di pace in Medio Oriente. Ma anche spinose questioni diplomatiche come quella dei criteri per la concessione dei visti ai religiosi, proprio nelle stesse ore in cui il governo israeliano si orienta a negare il lasciapassare a 500 sacerdoti provenienti dai paesi arabi. Il faccia a faccia tra Benedetto XVI e il premier Benjamin Netanyahu arriva nel giorno successivo alle critiche formulate dal Papa al muro eretto dalle autorità israeliane.
L'incontro tra i due, all'interno del convento dei frati francescani di Nazareth, dura poco più di un quarto d'ora, ma in rapida successione tocca tutti i temi caldi della situazione in Terra Santa. Mentre le rispettive delegazioni (con il segretario di Stato Tarcisio Bertone alla guida di quella vaticana) negoziano gli accordi bilaterali sullo statuto fiscale e patrimoniale della Chiesa Cattolica in Terra Santa, Benedetto e il leader israeliano discutono della possibile creazione di due stati indipendenti come prerequisito per la pace nella regione. È, questa, la consolidata posizione diplomatica vaticana, che tra l'altro ieri è stata ribadita allo stesso Netanyahu anche dal re Abdullah II di Giordania, durante un vertice a sorpresa nel porto giordano di Aqaba.
Ma intanto un duro attacco al Papa arriva dai dirigenti di Hamas, la fazione al potere nella Striscia di Gaza. Sono gli stessi dirigenti dell'organizzazione ad accusare il Papa di aver ignorato le sofferenze patite dai palestinesi. «È strano che il Papa abbia chiuso gli occhi davanti ai crimini israeliani - ha dichiarato Ahmad Bahar, vicepresidente (in quota Hamas) del Consiglio legislativo palestinese -.
Invece di andare al Muro del Pianto Benedetto XVI si sarebbe dovuto recare a Gaza, per constatare di persona la Shoah perpetrata dai sionisti contro di noi».
Ma Benedetto non desiste dalla sua opera di conciliazione religiosa, e nel santuario della Annunciazione a Nazareth incontra i capi religiosi della Galilea ringraziandoli espressamente per il loro lavoro di distensione concernente i luoghi di culto. E poi li invita ad agire in modo che la fede «salvaguardi i bambini dal fanatismo e dalla violenza, preparandoli ad essere costruttori di un mondo migliore».

© Copyright Il Tempo, 15 maggio 2009 consultabile online anche qui.

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