venerdì 15 maggio 2009

Quel saluto del Papa in arabo a una folla così variopinta (Logroscino)


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Quel saluto in arabo a una folla così variopinta

NAZARETH

Il papa saluta in arabo «assalam aleikum» (la pace sia con voi) e apre così la messa più popolata del suo viaggio in Terra Santa, davanti a decine di migliaia di persone arrivate a Nazareth da ogni parte di Israele ma anche da Europa e Stati Uniti.
Radunando tanti fedeli sul Monte del Precipizio, Ratzinger ha realizzato un desiderio già espresso da Wojtyla nel 2000, quando però per motivi di sicurezza non fu possibile per Giovanni Paolo II celebrare la messa sulla collina.
Inizialmente stimate in 25 mila, le persone hanno gradualmente riempito i posti a sedere, fino a occupare le 40 mila sedie dell'anfiteatro. Sulla collina, anche molte famiglie con piccoli bambini.
Tra la folla c'erano alcuni gruppi di arabi cristiani della comunità locale, come Samira e Sadi, 25 e 28 anni, genitori di un bimbo di 4, Christian. Vivono a Nazareth e fanno parte del 17% degli abitanti di fede cristiana della città, a maggioranza musulmana, ma che ha un sindaco cristiano. «Vedere il Papa è già per noi una grande emozione, ma sentirlo parlare in arabo è qualcosa che non scorderemo», ha detto Sadi. Ed effettivamente il saluto "assalam aleikum" che Benedetto XVI ha pronunciato in apertura della messa ha entusiasmato gli animi. Dal canto suo la folla gli ha risposto gridando varie volte "Yaèesh El Baba" (Viva il Papa). «Anche se siamo una minoranza non ci sentiamo soli – ha aggiunto Sadi – questa è la terra di Cristo e noi le apparteniamo, lui ci ha vissuto, noi ci siamo nati».
Qualche posto più in là erano sedute due donne indiane in abiti tradizionali arancione e fucsia. Diversi di nazionalità, ieri i fedeli erano tutti uguali nell'abbigliamento: indossavano il cappellino giallo e bianco con lo stemma della Città del Vaticano e la maggior parte anche una t-shirt con la frase sul retro «I am with the Pope in Nazareth». Cori e canti hanno animato la celebrazione mentre striscioni e bandiere hanno sventolato per ore. Qualche pullman sostava lì dalle due di notte quando, ha raccontato la polizia, hanno cominciato ad arrivare i primi pellegrini.

© Copyright Gazzetta del sud, 15 maggio 2009

I bunker dell'integralismo islamico sono rimasti sbarrati e silenziosi

Una grande "festa" nella città blindata Alla fine la sfida s'è risolta senza intoppi

Alessandro Logroscino

NAZARETH

Aveva tuonato per settimane contro la visita di Benedetto XVI, bollandolo come «nemico dell'Islam» e scagliando anatemi contro le autorità islamiche moderate ben disposte ad accoglierlo sulla Spianata delle Moschee di Gerusalemme. Ma al dunque lo sceicco Nazim Abu Salim Sakhafa, imam radicale della moschea di Shihab-e-Din, a Nazareth, è sparito dalla circolazione: allontanato dalla polizia a scanso di guai proprio nel giorno in cui il Papa è arrivato nella sua città.
Una festa blindata, non c'è che dire, ma che non ha impedito il bagno di folla nella giornata forse più temuta per l'ordine pubblico dell'intera visita del pontefice in Terrasanta. La sfida di Nazareth si è risolta alla fine senza intoppi.
La gran parte della gente, come era prevedibile, ha accolto papa Ratzinger con calore. Mentre i bunker dell'integralismo islamico sono rimasti sbarrati e silenziosi. Il Movimento Islamico, una fazione politica radicale legalmente riconosciuta in Israele, ha mantenuto la promessa: ignorando l'ospite, ma senza disturbarlo. Mentre l'incendiario sceicco Salim, promotore fino alla vigilia di campagne di boicottaggio a colpi di volantini, poster e sermoni, è stato messo in condizione di non nuocere con un tempestivo trasferimento coatto. Troppe provocazioni – si è ritenuto – nella storia di un personaggio che secondo molti rappresenta a Nazareth solo una nicchia rumorosa, ma che è stato pur sempre protagonista di pericolose contese interconfessionali: a cominciare da quella innescata dal progetto di allargamento-monstre della sua moschea, all'ombra del santuario dell'Annunciazione.
Le autorità si sono mostrate soddisfatte per il funzionamento della macchina della sicurezza. Capace di mobilitare in totale 80.000 uomini dall'arrivo del Papa a Tel Aviv, l'11 maggio, e di manifestarsi ieri con una presenza capillare, fatta di posti di blocco, percorsi obbligati, zone off limits: nelle strade e stradine di Nazareth come sull'altura del Monte del Precipizio, dove è stato innalzato l'anfiteatro nuovo di zecca inaugurato dalla più affollata messa papale di questo viaggio. «Si è trattato di una visita molto complessa, ma finora tutto si svolto secondo i piani e la situazione è rimasta sotto controllo», ha commentato ai giornalisti il ministro della Sicurezza Interna, Yitzhak Aharonovic.
A esprimere qualche lamentela il sindaco, Ramiz Jaraisy (arabo e cristiano), secondo il quale la decisione dei servizi segreti israeliani di restringere al minimo l'attraversamento di Nazareth in papamobile del papa – a differenza di quanto accaduto a Gerusalemme – è stata «sbagliata» ed eccessiva. Un modo per limitare il contatto con la gente, ha recriminato Jaraisy, sottolineando di essere stato «eletto tre volte anche dalla maggioranza musulmana», a conferma del clima generale di convivenza religiosa e buone relazioni in città.

© Copyright Gazzetta del sud, 15 maggio 2009

1 commento:

Scenron ha detto...

http://www.ilsussidiario.net/articolo.aspx?articolo=20645

Buona giornata, cara Raffaella! =D