venerdì 22 maggio 2009
Mezzo milione di contatti dopo il primo giorno sul web di "Pope2you" il portale vaticano pensato per i giovani (Radio Vaticana)
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Mezzo milione di contatti dopo il primo giorno sul web di "Pope2you" il portale vaticano pensato per i giovani
Da ieri, la Chiesa ha spostato in avanti la linea della sua presenza lungo la mutevole frontiera del web. Centinaia di migliaia di contatti e migliaia di “cartoline” virtuali con l’immagine di Benedetto XVI e un suo pensiero sono state inviate attraverso il nuovo portale “Pope2you”, lanciato ufficialmente ieri dal Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali all’interno di Facebook, il social network che conta 200 milioni di iscritti. Il “target” del sito - plurilingue e supportato dai principali media vaticani - sono i giovani di tutto il mondo. L’obiettivo: creare una piattaforma di dialogo e di amicizia con quella che il Papa chiama “generazione digitale”. Il mini-portale è stato aperto alla vigilia della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali di domenica prossima. Alessandro De Carolis ne ha parlato con il coordinatore, don Paolo Padrini della Cei:
R. - La novità di “Pope2you” è quella di porsi in una dimensione di relazione con i giovani, facendo sperimentare loro la possibilità, nel web, non solo di trasferire informazioni o di vivere momenti superficiali, ma anche di creare una comunità di appartenenza, di partecipazione a quella che è la Chiesa, attraverso una vicinanza che si fa sempre più stretta con il Santo Padre.
D. - Accedere al “profilo” del Papa su Facebook è un po’ la notizia che ha fatto il giro del mondo. Dopo un giorno dall’avvio di “Pope2you”, qual è stato il risultato dei contatti?
R. - Il risultato dei contatti è stato un risultato enorme. Solo nella prima giornata di ieri sono state inviate - tra il sito “Pope2you” direttamente, e tramite Facebook - un totale di quasi 10 mila cartoline, senza contare i numeri dei visitatori unici - molte decine di migliaia - e dei contatti alla pagina di “Pope2you” che hanno superato, nella sola giornata di ieri, il mezzo milione. Una precisazione: quello che è su Facebook non è un profilo, ma è uno spazio di condivisione perché, ovviamente, il Papa non ha bisogno di un profilo nel quale presentarsi e non ha neanche bisogno di un profilo nel quale creare un dialogo “uno a uno” con i suoi fedeli. Il dialogo con lui è un dialogo incardinato nelle nostre realtà quotidiane di scuola, di lavoro, di parrocchia. è stimolato da lui ma poi si concretizza nella condivisione con i nostri amici della rete.
D. - Lei, don Paolo, è un profondo conoscitore di quelle che il Papa definisce nuove relazioni digitali. Quali sono secondo lei i pregi e i difetti di uno scenario del quale è praticamente impossibile fissare dei confini?
R. - Parto dai difetti, per arrivare ai pregi. C’è un grande difetto, o meglio un rischio più che un difetto, ed è legato al fatto che questi strumenti modificano il nostro modo di relazionarci con le persone. Se questi strumenti diventano gli unici strumenti utilizzati - in Giappone ci sono notizie di malattie legate ad un utilizzo compulsivo dello strumento - rischiano di modificare negativamente la nostra relazione con gli altri. Comunque rimane una multirelazione, perché noi siamo multimediali per vocazione e per struttura umana. Gli elementi positivi sono come potenzialità insite in questi strumenti. Per esempio, Facebook ci ha rimesso in bocca la parola “amicizia”. Noi sappiamo, come cristiani, che possiamo dire qualcosa di importante sulla parola amicizia e il Papa ce lo indica chiaramente nel suo messaggio. E questo credo sia anche il valore aggiunto di “Pope2you”: far sperimentare davvero come uno strumento che tutti usano - come Facebook o come lo sono anche gli altri strumenti che noi proponiamo - possa diventare uno strumento anche utile per vivere bene la nostra esperienza multimediale.
D. - In che modo vengono formate le nuove generazioni di sacerdoti e di laici, che devono e dovranno interagire con questo mondo?
R. - Il discorso è ovviamente complesso, perché naturalmente i grandi mutamenti tecnologici richiedono una grande preparazione e conoscenza degli strumenti stessi. La cosa più importante, dopo la conoscenza degli strumenti, è sicuramente la strutturazione, secondo me, di una forte identità. Paradossalmente, più andiamo nell’era digitale, più noi come uomini dobbiamo strutturarci con un forte spessore umano. Questa è un’idea che secondo me è da costruire, perché non è detto poi che si conoscano effettivamente questi strumenti, che spesso vengono invece utilizzati in modo molto superficiale.
D. - La Chiesa sta conquistando sempre nuovi spazi di annuncio in territori certamente inusuali: da Youtube all’i-Phone, per giungere ora al portale che lei dirige. Si possono intravedere, secondo lei, le prospettive di questa nuova frontiera dell’evangelizzazione?
R. - Diciamo che dai tempi in cui chiamava i migliori pittori per affrescare le sue chiese, la Chiesa ha sempre cercato di comunicare al meglio il suo messaggio. La Chiesa lo ha fatto nel mondo del cinema, in cui è stata avanguardista, la Chiesa l’ha fatto nel mondo della televisione, della radio: pensiamo a Marconi, pensiamo alla Radio Vaticana. La prospettiva allora è questa: a prescindere da come si evolveranno gli strumenti, la Chiesa sarà sempre in grado, perché maestra di umanità, di portare con questi strumenti una lettura attenta, serena e nello stesso tempo anche una lettura propositiva.
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